giovedì 17 luglio 2014
"Maicol Jecson" di Francesco Calabrese & Enrico Audenino, un'inconsueta opera prima in commedia fuori dagli schemi, divertente e commovente al punto giusto
Ancora un’opera prima italiana da segnalare e da vedere – senza aspettare le ‘premiazioni’ di fine stagione - perché, nonostante si affidi a generi, toni e riferimenti tra i più triti del nostro cinema, li affronta con originalità, freschezza e inventiva. “Maicol Jecson”, scritto e diretto a quattro mani da Francesco Calabrese ed Enrico Audenino – con alle spalle corti, video musicali e spot - racconta una storia di adolescenti e anziani, d’estate e vacanze, seguendo gli stilemi della commedia, divertendo e commuovendo al tempo stesso, in raro equilibrio tra realismo e finzione, sorrisi e sentimenti. E l’inedita commedia è ambientata nell’ultima settimana del giugno 2009, non troppo lontana dall’adolescenza degli stessi autori, classe 1980/81, anzi quella della generazione successiva.
I genitori sono partiti per le vacanze, così il quindicenne Andrea (Vittorio Giannotti) decide di sfruttare la situazione per saltare il campo estivo e fare l’amore per la prima volta con la sua ragazza, Eva. Però così facendo scatena una serie di imprevisti che lo costringono, insieme al fratellino Tommaso (Tommaso Maria Neri), appassionato di ‘Maicol Jecson’, ed a un ‘nonno adottivo’, Cesare (un inimitabile Remo Girone), conosciuto in un ospizio, a vivere un’insolita avventura anche on the road, tra scoperte e delusioni, amicizie ed affetti, pazzi e talent show.
Senza appellarsi a stereotipi né a luoghi comuni, evitando ogni sorta di volgarità, Calabrese ed Audenino sono riusciti a raccontare egregiamente quella che sarebbe stato l’ennesimo romanzo di formazione in commedia, e a mettere l’accento sul rapporto ragazzi-anziani, due generazioni apparentemente lontane che invece riescono a incontrarsi/scontrarsi nel modo più giusto, l’una perché ha tutto da conquistare (e imparare) l’altra niente da perdere (e tanto da insegnare). Ed entrambe riescono a divertirsi (ed esprimersi) insieme e in completa libertà. Forse.
“Maicol Jecson è una commedia di formazione originale – affermano, giustamente, i registi -, di respiro internazionale e vuole essere un’alternativa europea alla commedia indipendente americana. La storia è nata per indagare le dinamiche che si vengono a creare mettendo insieme un trio improbabile come quello costituito da Andrea, Cesare e Tommaso. Inoltre, tutti i personaggi del film sono adolescenti, anziani e bambini. Ci interessava infatti escludere gli adulti perché solitamente il loro mondo è protagonista della maggior parte delle storie che vengono proposte. In questo modo le altre fasce d’età, che assumono troppo spesso ruoli di contorno, possono confrontarsi ed esplorare termini meno battuti dal cinema italiano”.
Infatti, è proprio questo respiro che conquista e sorprende perché allontana i ‘soliti’ scontri generazionali genitori-figli, i luoghi comuni (e volgari) sul sesso e dintorni, le parolacce e affini. Il tutto sottolineato da un efficace stile naturalistico, senza eccessi né cadute di tono, ma ricco di quotidiana spontaneità.
Nel cast la rediviva attrice/regista Stefania Casini (Maria, la vicina impicciona), ex ragazza scandalo di “Novecento Atto I” di Bernardo Bertolucci.
José de Arcangelo
(3 stelle su 5)
Nelle sale italiane dal 17 giugno distribuito da Wider Films
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