giovedì 18 settembre 2014

Per "Sin City 2", Robert Rodriguez e Frank Miller inventano il comics-movie e fanno centro con un supercast tridimensionale

In anteprima al Romics e subito dopo al cinema (dal 2 ottobre distribuito da Lucky Red/Key Films), arriva finalmente "Sin City 2" ovvero "Una donna per cui uccidere" firmato Robert Rodriguez e Frank Miller, l'autore della fortunata comics novel ormai diventata un vero comics film. Lo vedremo dal 2 ottobre nei cinema italiani distribuito da Lucky Red/Key FIlm in ben 400 copie, metà in 3D e metà in 2D. E per l'occasione gli autori - è il caso di dirlo perché hanno lavorato in grande sinergia restando fedeli alla storia e allo spirito della graphic novel - hanno incontrato giornalisti, critici e studenti di cinema.
"Durante la lavorazione del primo film - esordisce Rodriguez - gli attori e la troupe non conoscevano ancora la tecnica che usavamo, non tutti potevano fidarsi di me né non si sentivano tanto a loro agio; ora sono più abituati a lavorare col green screen perché, nel frattempo, hanno avuto una grande esperienza in campo. Oggi mi aspettavo di poter dare risalto alla storia e l'uso del 3D ha permesso che i disegni di Frank prendano vita in maniera più forte, ormai abituati alle nuove tecnologie al loro uso è stato un balzo in avanti per tutti e per il film stesso". "All'inizio avevo qualche difficoltà a fidarmi di lui - ribatte Miller -, poi attraverso la tecnica di lavorazione ho capito che non dovevo più chiedere 'è possibile fare questa cosa ma come la faremo?', perché Robert riesce a fare veramente tutto".
"I personaggi - prosegue a proposito d'ispirazione e citazioni - provengono da diversi settori perchè ho amato il noir, il cinema e studiato le storie criminali. Ava è la quintessenza della femme fatale, l'ultima femme fatale, Eva (Green) è riuscita a mettere tutto di quelle del passato, è terrificante, sexy, ammaliatrice, tragica; tutto quanto al tempo stesso. Per il personaggio di Marv, invece, avevo pensato a 'Conan con un trench', volevo superarmi creando una specie di barbaro in un contesto urbano".
"L'idea di avere due attori diversi c'era - riprende Rodriguez a proposito di Dwight -, tanto che nel fnale, nella scena del treno, doveva tornare Clive Owen (che l'ha interpretato nel precedente film ndr.), che si era reso disponbile sei mesi dopo l'inizio riprese, ma la splendida performance di Josh Brolin ci ha fatto cambiare idea, anche perché alla fine si trattava solo di un giorno di riprese. Abbiamo detto proviamo anche la seconda parte con lui, se non va bene chiamiamo Owen. Invece Josh è stato perfetto ed è rimasto lui". "Gli attori amano lavorare e si sono sempre impegnati molto - aggiunge Miller -, anzi mi sono ispirato alle loro performance, c'è modo di innamorarsene, al di là di quelle che si dice su di loro, sono grandissimi collaboratori, veri lavoratori. Si dice spesso che sono capricciosi ma in questo caso hanno dato tanto".
"Il riferimento è Robert, quando ho scritto le storie di 'Sin City' pensavo che non fossero adattabili per il grande schermo, poi ho incontrato Robert e ho capito che si poteva fare, perché lui ha creato una nuova forma di cinema che l'ha reso possibile. Spesso è possibile discutere con Will Eisner, sul fatto se i fumetti fossero più adattabile al teatro che al cinema, il mio rapporto con lui è molto intenso perciò discutevamo anche su cosa doveva esserci sul bordo del quadro, ci volevamo molto bene e perciò discutevamo". "Il nostro cameo - confessa Rodriguez - non era in programma, la sceneggiatura prevedeva una scena in cui stavano guardando un vecchio film in tivù e ci siamo detti gireremo qualcosa nello stile dei vecchi noir; alla fine ho detto 'lo facciamo io e te', e abbiamo messo l'ultima sequenza, l'altra immagine finirà nel dvd". E poi aggiunge, alla domanda se avessero mai pensato di vendicare 'Daredevil' visto il precedente brutto adattamento, "Non ci abbiamo mai pensato di rifarlo".
"Ho imparato tantissimo da Robert - dice Miller -, ho capito che se si vuol fare un buon film bisogna possedere e conoscere benissimo il materiale di partenza, non preoccuparsi di cosa fanno gli altri. Electra è un bel eroe al femminile che io ho solo scritto però i diritti sono della Marvel, in questo campo sono tutti come cani affamati che cercano di sbranarsi, e la vita è troppo breve per occuparsi di progetti altrui". E sulle feroci polemiche nate dopo l'uscita di 'Holly Terror' - su un supereroe che si scontra con Al Qaeda -, confessa: "Un giorno nel 2011, ho avuto tremila 'vicini di casa' uccisi in maniera brutale, senza rimorso né pietà e la mia reazione è stata di rabbia e dolore perciò che era successo, e ne sono fiero. Se mi aspetto delle scuse dopo le decapitazioni dell'Isis? Non mi sono mai scusato con nessuno e non mi aspetto delle scuse".
"Mi sono basato sulla storia - riprende Rodriguez - dove c'erano tante immagini di nudo, necessario, un po' difficile da rievocare perché disegnate in maniera elegante, e l'ho spiegato ai protagonisti facendo vedere loro proprie le storie di Frank; una volta viste hanno capito che avevano un valore artistico". "Trattandosi di un ranch - dichiara Miller a proposito delle scene nella residenza del senatore - ho pensato che le mucche dovevano esserci, anche perché sono buffe da guardare e da disegnare. Riguardo alle scene di nudo, mi stupisco che lo chiediate, non siamo mica in Ohio, ma a Roma, in Italia, dove ci sono tante donne nude, che c'è di male? A proposito di una sua vecchia affermazione di essere "un fuorilegge del fumetto", dichiara: "Yes, c'è spazio per i fuorilegge, in un mondo perfetto, senza fuorileggi, non ci sarebbero nemmeno i supereroi".
Sulla vecchia polemica nata dal fatto di aver fatto firmare il primo film anche a Miller, Rodriguez dichiara: "Negli Usa c'erano regole di cui non ero consapevole, non si potevano avere due registi se non avevano entrambi lavorato in precedenza, perciò ho preferito uscire dall'Associazione dei registi. Quando si fa più di una cosa e c'è la tendenza ad etichettarti, trovi tanti problemi con leggi e regole, allora ho preferito andarmene. Non hanno fatto una grande storia, visto che non facendone più parte del Directors Guild, la storia è finita lì". "Una mattina ho scoperto che Robert è fin troppo modesto - ribatte Miller -, mi ha detto 'il Directors Guild ha chiesto di togliere il tuo nome dal film che abbiamo fatto insieme e io ho deciso di uscire dal guild', l'ha fatto per non togliere il mio nome. E' una persona molto generosa".
Sulla polemica riguardo il movimento Occupy Wall Street, afferma: "Allan Moore, è un mio amico da anni, ma non andiamo d'accordo su nulla, non siamo mai d'accordo litighiamo per qualsiasi cosa, ma ognuno continua ad avere le proprie idee". "Ho sempre tenuto tantissimo a restare molto fedele a Frank - riprende Rodriguez -, lui ha una visione così completa della storia, tant'è che il mio non è un adattamento, volevo che una visione così integra diventasse un film". "In effetti è divertente perché non lavoriamo a Hollywood, con 'Sin City' i comics potevano diventare film soltanto in questa maniera, non nel tritacarne di Hollywood. I migliori film dai fumetti sono quelli molto più vicini all'originale, invece quando ci sono tante persone a voler dire la loro è difficile mantenere l'integrità dellla storia, restare fedeli alla storia e allo spirito dell'originale".
"Tra noi c'è un rapporto stretto - prosegue - e una grandissima collaborazione che non so dire di chi era stata l'idea di una cosa o l'altra; una collaborazione molto forte perché amavamo tantissimo i Comics Books, tanto che non so più quale idee di partenza era mia o sua, e quando c'era qualche divergenza, provavamo sia l'una che l'altra". "All'inizio del nostro rapporto - ribatte Miller - c'è stata sicuramente qualche discussione su maniere diverse di raggiungere l'obiettivo che però era lo stesso per entrambi, siamo fratelli separati alla nascita".
A proposito del fatto che Rodriguez, agli inizi, abbia fatto da cavia umana nella ricerca medica, Miller conclude: "Non ho mai fatto la cavia perché non ho fatto mai dei test medici, però i primi tempi a New York ho fatto anch'io dei sacrifici, ho sofferto la fame e ho camminato con scarpe molto logore, come fosse stato scalzo". E sul futuro dei fumetti aggiunge: "E' difficile rispondere, non potrei sedermi al mio tavolo a disegnare il personaggio senza pensare a Mickey Rourke, devo soltanto aspettare e vedere quello che succederà".
Ancora sul film, Rodriguez conclude: "Credo sia interessante guardarlo prima in 3D e poi un'altra volta in 2D, perché l'effetto stereoscopico dà moltissima vita al mondo creato da Frank Miller, un universo particolare, molto astratto, asciutto, dove non ci sono tantissime cose, ma vedere un puntino bianco in movimento col 3D ti fa capire che è neve. Altri usano questo effetto in scenari pieni zeppi e bombardati da mille cose, invece qui ci sono cose essenziali che Frank aveva voluto mettere in scena".
Miller chiude definitivamente: "La dichiarazione per eccellenza: è la storia che conta, il 3D aiuta a concentrarsi sugli elementi più importanti e funzionali alla storia". José de Arcangelo

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