giovedì 9 ottobre 2014
Finalmente sugli schermi italiani l'opera prima - capolavoro dello sloveno Rok Bicek "Class Enemy": un lucido e coinvolgente dramma generazionale, ma non solo
Arriva finalmente nelle sale l'opera prima capolavoro del giovane regista sloveno Rok Bicek "Class Enemy", 'lasciatasela sfuggire" dalla 70a. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e, quindi, presentata in concorso alla Settimana della Critica dove ha vinto, e dal 2 ottobre nei cinema distribuita da Tucker in una ventina copie.
Un coinvolgente dramma, apparentemente sulla scuola, ma in realtà una lucida riflessione sullo scontro generazionale, sempre attuale e dalla valenza universale. Attraverso l'incontro-scontro tra un severissimo e integerrimo professore di tedesco e una classe di adolescenti alla ricerca delle cause delle loro insoddisfazione e di un capro espiatorio per il suicidio di una compagna che, in realtà nessuno conosceva, tranne un'unica amica.
E, tramite Thomas Mann e il suo 'Tonio Kruger' - riferimento dell'insegnante e del regista - ne vengono analizzati conflitti e maturità, ribellione e pregiudizi, studio e conoscenza, esistenza e morte. Infatti, il professore, prendendo spunto dal celebre scrittore scrive sulla lavagna a proposito del suicidio: "La morte di un uomo è meno affar suo di chi gli sopravvive", ma anche dall'affermazione "essere studente non è un diritto ma un privilegio", tant'è che spesso chi ne ha l'opportunità non ne approfitta anzi certe volte la rifiuta, mentre altri che vorrebbero farlo sono costretti a fare l'autodidatta. Grande colpa delle istituzioni in primis, soprattutto da noi, dove la cultura e, di conseguenza, la scuola vengono spesso trascurate o relegate come cenerentole. Ma non solo lui stesso afferma che "volere non è potere", o almeno non sempre.
"Ogni interpretazione può essere valida - esordisce l'autore Rok Bicek alla presentazione romana alla Casa del Cinema -, è difficile per un regista dire qual è quella giusta, mi sono ispirato a un fatto realmente accaduto nel liceo che frequentavo, al primo anno, una ragazza si è suicidata, e gli studenti se la sono presa con tutto e con tutti gli insegnanti, quelle che racconto sono tutte le cose accadute nella scuola che frequentato e dove ho girato il film".
"Il professore Robert Zupan (interpretato con grande intensità e partecipazione da Igor Samobor, uno dei più celebri attori teatrale e cinematografici in Slovenia ndr.) - prosegue -, originalmente insegnava matematica, aveva una motivazione fortissima ad insegnare, più di tutti gli altri, era così all'epoca, tant'è che lo avrei ucciso per quanto era severo e autoritario, non solo nel film, però mi ha insegnato tantissimo a crescere e mi ha preparato alla vita. Oggi posso dire che è stato il migliore che ho avuto al liceo".
"Purtroppo oggi in Slovenia ci sono pochi come lui, sono creature in via di estinzione, e non ci sarà nessuno a difenderlo perché troppo severo, ma credo che questo tipo di insegnanti sia necessario perché ci preparano ad affrontare la vita".
"La citazione è di un saggio ma l'ho scoperta in un videogioco militare - racconta subito dopo, l'ormai ventinovenne regista (durante la lavorazione ne aveva 26! ndr.) -, e che avevo raccolta tanti anni prima, era proprio di Thomas Mann, perciò ho pensato di utilizzarlo come l'autore su cui Zupan si dillungava di più, e Tonio era il tema delle lezioni. Ho letto 'Tonio e Franz' e ho scoperto che sembrava fatto apposta per raccontare il suo rapporto don Sabina. La risposta del professore, allo sguardo, agli occhi di chi conosce l'opera offre una nuova chiave di lettura non preponderante, perché faccia lavorare l'immaginazione dello spettatore. Il professor Zupan ogni tanto guarda foto (che non vediamo mai ndr.), e ciò perché mi piace che il pubblico non si accontenti solo delle immagini ma che con l'immaginazione ne costruisca altre".
"Mi ha sorpreso il fatto che i problemi della scuola sono abbastanza simili in tutta Europa, sono le stesse reazioni di diversi pubblici e le reazioni di giovani che potrei immaginare benissimo nel mio liceo, perché le grandi questioni sono piuttosto simili ovunque. In Slovenia abbiamo fatto tante proiezioni nei licei, seguite dal dibattito. Dopo venti minuti uno studente si è messo a parlare della loro situazione nel liceo e i professori ad interagire sui problemi reali della scuola. Il film è una molla per innescare il dibattito su un problema piuttosto sentito in tutta Europa, e che vuole arrivare a risolvere i problemi che riguardano studenti e insegnanti".
"Il mio lavoro è stato con cinque attori che interpretano i docenti, mentre per gli studenti, ho avuto tre mesi di tempo per cercare i ragazzi in tutti licei di Lubiana che somigliassero ai personaggi, e mi sono concentrato sui non volontari, la ragazza che interpreta Sabina l'ho trovata proprio tra coloro che non si sono offerti, tra quelli che mi avrebbero detto no. Ma ho cominciato a socializzare e mi sono guadagnato una certa fiducia, raccontando loro anche cose della mia vita privata e sono stato ricambiato tant'è che io certe volte le ho potuto sfruttare durante le riprese, si sono molto aperti con me. L'incontro con la star del cinema e del teatro non c'è stato, loro l'hanno visto per la prima volta nella prima scena, poi lui andava in camerino, perché lui non aveva nessun problema a rientrare nel personaggio, mentre loro se avessero familiarizzato con lui sarebbe stato più difficile. E' rimasto un personaggio strano, ai fini del film, questa è stata la tecnica usata".
"Questo film ha diversi temi e chiavi di lettura, e limitando lo spazio (si svolge tutto all'interno del liceo ndr.) ho evitato di dire troppo di altro, c'è qualcosa sul conflitto generazionale nella classe, i due pugili che combattono sono li dentro, altro non deve entrare. Mi piace raccontare la storia, tralasciare e non dare tutte le informazioni, non si vede la casa degli studenti né del professore, chissà quale situazione, e ci si pensa il giorno dopo. E lasciarne altri dubbi, quando la ragazza esce si vede finestra ed entra una luce abbaiante, può essere una scuola qualunque, in Slovenia, in europa o di paesino in Italia. Non si può scappare ma prendere posizione, spero che il pubblico esca dalla sala e ci ripensi, si ponga questo quesito, forse, troverà la risposta oppure no, come nella vita, non come i politici che ci fanno credere ci sia soluzione e poi..."
"E' difficile costruire una nuova sceneggiaturae e trovare il sostegno necessario - dice sul futuro -, è fatidico, per il secondo film ho optato per un documentario su cui lavoro da due anni, credo sia il miglior modo di osservare la vita. Sto lavorando dal 2007 con una famiglia, su un ragazzo normale tra genitori che hanno problemi mentali e un fratello down. La sua fidanzata ha avuto un bambino e lui è rientrato in famiglia, ma lotta per avere una famiglia 'normale', ed è molto molto difficile. Quelle che vedrete è quello che ho girato, non c'è manipolazione, poi lavorerò in sala montaggio, riprendendo le cose che succedono, quando poi uscirà sarà come una fiction, con ottimi non attori. Mi piace mischiare come in 'Class Enemy'; ora ho ripreso la vita di una famiglai. Dovrei finire ad aprile, forse sarà finito entro l'anno prossimo".
"Sono ancora incerto sul discorso finale del professore, non so se è giusto, ma qualcosa per puntualizzare sul significato di 'nazista', perché spesso si usa la storia e si reinventa, molti ragazzi sanno pochissimo sul nazismo, e magari usano il termine a sproposito, senza sapere nemmeno chi ha vinto la Seconda guerra mondiale o cosa era essere nazista, è tutto sempre un po' confuso; e visto che l'effetto della lingua tedesca è autoritario, quando lui parla tedesco subito si pensa subito a un nazista. E' un punto a cui tenevamo molto".
"Sono totalmente d'accordo sulla teatralità del film (usa inquadrature lunghe e piano sequenza magistrali ndr.), ma ho ricevuto un'offerta dal distributore francese per fare un remake in inglese, sono tante le cose venute fuori dal film".
Un teso e lucido dramma che non dà tregua allo spettatore tenendolo sempre desto in questa guerra contro il 'nemico di classe' senza vincitori né vinti, tanto che la Tucker Film ha già organizzato delle proiezioni con gli insegnanti e studenti creando dibattiti durati ore e ore. Il film è candidato al premio Lux 2014 del Parlamento Europeo, dopo aver vinto il Fedeora alla Settimana della critica, quelli al miglior film, miglior attore protagonista, miglior attrice non protagonista, migliori costumi e i premi del pubblico e della critica al Festival of Slovenian Film, e miglior film, protagonista e Fipresci all'International Film Festival Bratislava 2013.
José de Arcangelo
(5 stelle su 5)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento