giovedì 9 ottobre 2014

"Il regno d'inverno", l'ultimo capolavoro del regista turco Nuri Bilge Ceylan è un intenso dramma esistenziale

Un dramma esistenziale contemporaneo eppur senza tempo e universale su atmosfere cechoviane e caratteri dostoevskiani, firmato dal sempre lucido, intenso e riflessivo regista turco Nuri Bilge Ceylan (da "Uzak" a "C'era una volta in Anatolia"), per la quarta volta premiato a Cannes, ora
con la Palma d'oro per "Il regno d'inverno" (Winter Sleep) che in oltre tre ore (196') ci trasporta in un paesaggio innevato bellissimo per far esplodere conflitti tra essere umani, divisi tra solitudine e insoddisfazione, isolamento e passività, almeno fin quando tra i personaggi non viene fuori il discorso sulla "resistenza al male".
Una vicenda che gira intorno ai tre protagonisti, di solito chiusi nella gabbia dorata dell'albergo-villa di famiglia, tra i quali s'inserisce l'iman Hamdi (Serhat Kilic) e la sua famiglia, affittuari di una delle case di loro proprietà, che offre l'occasione per introdurre altri argomenti, non sulla religione, ma sull'etica e la morale, la lotta di classe e (l'inutilità, anzi il paradosso del) la carità, l'intellettuale e il volontariato/beneficenza.
Aydin (Haluk Bilginer) è un attore che, dopo essersi ritirato dalle scene, gestisce un piccolo albergo nel cuore dell'Anatolia (precisamente in Cappadocia) assieme alla giovane moglie Nihal (Melissa Sozen), con la quale ha un rapporto difficile e distante, e alla sorella Necla (Demet Akbag), che ancora soffre per il recente divorzio. D'inverno, mentre la neve inizia a ricoprire la steppa, l'albergo diventa il loro rifugio, ma anche il teatro delle loro lacerazioni... Ma soprattutto, come dicevamo prima, sul resistere o meno al male, infatti, la sorella mette in dubbio che la resistenza possa far capire a chi fa del male a ricredersi o a sentirsi in colpa, mentre d'altra parte il non reagire può fargli capire la sua colpa, e spingerlo al pentimento e a chiedere/offrire il perdono.
"Nel sonno d'inverno" (traduzione letterale del titolo originale) predomina la parola però mai a scapito dell'immagine così come tengono desta l'attenzione dello spettatore, anche quando possano sembrare troppo letterari perché sono accurati alla perfezione e non risultano mai artefatti né inverosimile (merito anche di un ottimo adattamento e un giusto doppiaggio. "Di fatto abbiamo avuto una serie di dubbi - ha dichiarato l'autore, sceneggiatore con la moglie Uri, a 'Positif' - durante la stesura della sceneggiatura e ci siamo chiesti se gli spettatore avrebbero accettato questi dialoghi molto letterari che tuttavia a teatro non disturbano". E, infatto, non disturbano perché coinvolgono e incuriosiscono.
E non poteva mancare in questo il riferimento al maestro Ingmar Bergman, tant'è che lo stesso Ceylan dice (sempre sull'Intervista su 'Positif'): "Effettivamente nella storia del cinema è il maestro dei conflitti di coppia, delle rese dei conti, ed è uno dei miei registi preferiti. Non ho voluto cercare una forma diversa per quelle due sequenze (tra marito e moglie ndr.): ho mirato a uno stile il più possibile semplice per lasciare scaturire lo scontro tra i due personaggi. Qualunque altro approccio avrebbe nuociuto all'emozione di quei duelli. Ho girato le scene con una sola macchina da presa, ma facendo molti ciak!"
Ma il film è pieno di riferimenti, consci o inconsci, di scene di rara bellezza (vedi quella del cavallo selvaggio bianco, ancora liberi in Cappadocia, nome che significa proprio 'Il paese dei cavalli'), oppure quelle col bambino. Per non parlare della sonata n. 20 di Schubert, usata da Robert Bresson per "Au Hasard Balthazar" e da Ceylan per il cavallo, scoprendo dopo che il maestro francese l'aveva già adottata. Nell'ottimo cast - di attori che provengono dal teatro, dal piccolo e dal grande schermo - anche Ayberk Pekcan (Hidayet), Nejat Isler (Ismail), Tamer Levent (Suavi), Nadir Saribacak (Levent), Mehmet Ali Nuroglu (Timur), Emirhan Doruktutan (Ilyas). José de Arcangelo
(5 stelle su 5) Nelle sale dal 9 ottobre distribuito da Lucky Red - Parthénos

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