martedì 28 ottobre 2014

"Last Summer", opera prima di Leonardo Guerra Seràgnoli, è un dramma sul legame madre-figlio che nasce quando dovrebbe finire

Appena passato in anteprima nella nuova sezione Prospettive Italia della IX edizione del Festival Internazionale del film di Roma e insignito da una Menzione Speciale al Premio TaoDue, riservato alle opere prime, dell'Akai al Film Rivelazione, all'A.I.T.S per il miglior suono, esce a fine mese nei cinema italiani, “Last Summer”. Ma non si tratta di una commedia vacanziera né tantomeno di un film sentimentale convenzionale – come può far pensare il titolo -, ma di un dramma sui sentimenti, quelli legati al ‘cuore spirituale’ caro alla cultura orientale, non solo perché la protagonista della storia è una giovane donna giapponese, ma soprattutto perché parla di una madre che deve instaurare un legame col figlio proprio quando è costretta a dirgli addio per sempre.
Un film che, nonostante le apparenze, batte bandiera italiana perché, se il cast è internazionale ed è stato girato in inglese, il regista è l’italiano (nato a Roma), Leonardo Guerra Seràgnoli, che vive e lavora a Londra – oltre che prodotto da Elda Ferri e Luigi Musini -, mentre la storia ha una valenza universale perché ‘parla’ di sentimenti senza far appello ai dialoghi, del resto essenziali (come le scenografie e i costumi della premio Oscar Milena Canonero, anche collaboratrice alla produzione), e tutto si svolge in un non luogo che potrebbe trovarsi ovunque.
Sceneggiato dal regista con IgorT e il contributo della scrittrice Banana Yoshimoto, narra la storia di una donna giapponese che ha quattro giorni per staccarsi dal figlio di sei anni, di cui ha perso legalmente la custodia, a bordo dello yacht della facoltosa famiglia occidentale dell’ex marito, ancorato vicino ad un’isola. Sola con l’equipaggio, che ha il mandato di sorvegliarla a vista, la donna affronta la sfida di ritrovare un legame col bambino prima di doversene separare definitivamente…
Quindi, ci troviamo di fronte un dramma che offre e provoca emozioni senza distrazioni né interferenze esterne perché al centro ci sono una madre e un figlio che riescono a trovare il modo di comunicare attraverso sguardi, piccoli gesti e controllati riavvicinamenti, senza mai toccarsi e appena sfiorandosi. Il tutto reso possibile grazie alla protagonista, un’intensa Rinko Kikuchi (nomination all’Oscar per “Babel”) e al sorprendente Ken Brady, il bambino per la prima volta sugli schermi.
L’idea per il film è venuta al regista da un ricordo di quattordici anni fa, quando ha visto in casa, seduta sul divano, una donna – conoscente dei suoi genitori – che piangeva apertamente davanti a degli estranei perché il marito le stava portando via i figli. “Questo ricordo – dice Guerra Seràgnoli -, rimosso per molti anni, è poi riapparso fino a svilupparsi ulteriormente e trasformarsi nel soggetto del film, con cui volevo indagare la possibilità dall’inizio di un rapporto nella sua fine; raccontare il travaglio di un
riavvicinamento. La lotta di potere in cui lo squilibrio di determinate dinamiche sociali rende difficile mantenere intatta la propria identità. Un microcosmo inaccessibile che è luogo di isolamento e coercizione permeato da sentimenti di disorientamento e sconfitta. Una riconciliazione catartica tra il presente e il passato che permette di imparare a parlare con la propria voce; d’imparare a essere di nuovo madre e figlio, per la prima e ultima volta. Un viaggio in cui quando tutte le difficoltà ingombranti lentamente scompaiono, la mente lascia spazio a sentimenti primari. E nei loro perdurare, la speranza di cambiare il corso degli eventi futuri”.
Nel cast (i membri dell’equipaggio) la britannica Lucy Griffiths (Rebecca), sul piccolo schermo, da “Robin Hood” a “True Blood”; Laura Sofia Bach (Eva), l’olandese Yorick van Wageningen (Alex), visto in “Uomini che odiano le donne” di David Fincher, e Daniel Ball (Rod). L’accurato montaggio è dell’austriaca Monika Willi, collaboratrice di Michael Haneke, la fotografia è firmata dall’italiano Gian Filippo Corticelli, che lavora con Ferzan Ozpetek dai tempi de “La finestra di fronte”; mentre le musiche da Asaf Sagiv.
Una produzione Cinemaundici, Jean Vigo, Italia Essentia con Rai Cinema in collaborazione con Paul e Rony Douek, con il sostegno del Mibact, realizzato con il credito d’Imposta legge 244/2007 in associazione con A&G, Emagine, Area, Zenit S.G.R., Mogar, Mpartners, in associazione con BNL BNP Paribas e con il contributo di Apulia Film Commission. José de Arcangelo
(3 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 30 ottobre distribuito da Bolero Film

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