mercoledì 29 ottobre 2014
Tutti "Confusi & Felici" i pazienti impazienti dello psicanalista in crisi Claudio Bisio e dello sceneggiatore, regista e interprete 'Max' Bruno
Una commedia ambientata nel mondo della psicanalisi, tema che ultimamente ha ispirato il nostro cinema, il corale e brillante, ma non troppo “Confusi & Felici”, anche se poggia tutta o quasi sul cast, capeggiato da Claudio Bisio, ovvero un’inedita Anna Foglietta, l’immancabile Marco Giallini, l’eclettica Paola Minaccioni, la sempre ‘non protagonista’ Caterina Guzzanti, il reduce di “Un medico in famiglia” e “Boris” Pietro Sermonti, la ‘straniera di turno’ Kelly Palacios, lo stesso regista, la partecipazione di Gioele Dix e quella straordinaria (non accreditato) di Rocco Papaleo. In arrivo nei cinema dal 13 novembre in 400 copie per O1 Distribution.
“Dopo quindici anni di psicanalisi – esordisce Massimiliano Bruno, regista e interprete -, davvero, mi è venuta l’idea che anche chi deve curare ha bisogno di essere curato, d’altra parte sono circondato da gente che sta male e, nello studio, se ne incontrano di cotte e di crude, la stalker, il mammone, il vergine con l’attacco di panico, quello razzisti, ma in realtà non lo sono. Sono pieno di compagni scuola andati in terapia, così io dico ‘lasciatevi e si risolve il problema’, tant’è che quello di Giallini, è un personaggio che ricorre spesso allo psicanalista”.
Infatti, il film racconta le vicende di Marcello (Bisio), psicanalista cialtrone e cinico, che un giorno decide di chiudersi in casa e mollare tutto. Però il suo gesto ‘estremo’ non viene preso bene da Silvia (Foglietta), segretaria integerrima e fedele, che decide di radunare i suoi pazienti per tirarlo fuori dalla crisi.
Una bell’idea non fosse che, ad aiutare Silvia, ci sono uno spacciatore affetto da attacchi di panico, Nazareno (Giallini); una ninfomane decisamente invadente, Vitaliana (Minaccioni); una coppia in crisi sessuale, Enrico (Sermonti) e Betta (Guzzanti); e, infine, Michelangelo (Papaleo), telecronista sportivo in crisi per il tradimento della moglie e perciò diventato anti-tedesco.
“E’ bello che loro, tutti i personaggi, si siano messi in gioco – dichiara Anna Foglietta - ribaltandosi e gustandosi il viaggio, non la destinazione. Però Massimiliano si era messo in testa di farmi diventare fighissima e ogni volta ero quattro ore al trucco”.
“Vitaliana è piena di vita sessuale – chiosa la Minaccioni -, in particolare con l'analista e fissata su un punto erotico, il capezzolo, dove ‘cojo cojo’; anche per me c’è stato l’intento di farmi diventare figa con 4 ore di trucco, però senza essere riuscita, perché dicevano ‘quanto sei brutta nei film, soprattutto nell'altro dove facevi la malata (per ‘Allacciate le cinture’ di Ozpetek ndr.). A Massimiliano piace puntare dritto e andare fino in fondo ai personaggi, ognuno ha la sua cifra comica, sono precisi, dritti, come dulla scrittura. La commedia è molto centrata, la freccia è arrivata al centro”.
“Il mio personaggio – ribatte la Guzzanti -, vedendo il film per la prima volta, viaggia tre metri sopra le righe, mi fa molto ridere, lei parla del marito come se non ci fosse e ce l'ha sempre accanto, sono contenta perché alla fine ho trovato una chiave. Forse è perennemente in terapia, ma non lo so perché ‘non gli si alza’. E’ bello, commovente e funziona, a me piaciuto molto”.
“Io sono il ‘trolley’, un adolescente di 42 anni – chiosa Sermonti - , uno sdraiato, tardivo, non si sa se il sedimento del suo corpo siano i tablet, smarphone, social network e vari, e smettendo di guardare la moglie. Si ‘risveglia’ quando rivede il suo lato b, tra l'altro lei di fronte a tutti gli urla, e questo non aiuta, ma poi le cose migliorano. Sono contento di aver lavorato nel film e di fare il ruolo che doveva fare Massimiliano, visto chi era stato chiamato per la parte che fa ora aveva altri impegni”.
“Ho fatto il provino con lui e l’assistente – confessa Kelly Palacios -, anche se non ci credevo molto, dopo un po' di tempo Bruno mi ha chiamato, poi abbiamo provato con Giallini e la sera stessa ho avuto la conferma che avrei fatto il film. Una ragazza cubana che vive da anni in Italia con tutta famiglia, incontra uno spacciatore e viene sedotta e abbandonata. Ma lei che è un po' autoritaria, non si rassegna, e trova il modo di raggiungere il suo scopo, e lui deve prendersi le sue responsabilità”.
“Lo abbiamo deciso in modo veloce due giorni prima della fine delle riprese – afferma il regista sulla canzone – ho sentito per telefono Daniele Silvestri, che faceva il tour in tre, e gli ho raccontato la scena di Bisio che fa la serenata e gli chiesi ‘ti andrebbe di fare questo cameo’, lui rispose ‘va bene sento Niccolò Fabi e Max Gazzè’. E loro ‘siamo molto entusiasti di partecipare, facciamola’. E l’ho scritta la notte stessa, ho chiamato Maurizio Filardo, autore della colonna sonora e, grazie alla nota audio di WhatsUp, il giorno dopo l’abbiamo fatta provare e subito girata, alla Garbatella (la palazzina dove abita la foglietta nel film ndr.). Una scena a cui sono molto affezionato, l’arrivo di loro tre in rallenti (come nei western di Leone ndr.) è molto carina. L’amicizia con Daniele entra nelle mie cose, lo faccio spesso, è molto divertente perché molto improvvisata. E’ stato l’ultimo ciak del film”.
“Non penso di andarci – dichiara Giallini a proposito dello psicanalista -, lui usa altri metodi, ma non ho mai avuto rapporti di lavoro con loro; con una psicanalista, anni fa, ho avuto un rapporto amoroso. Vado in moto e a pesca con un amico, lo guardo, in silenzio come le trote, con l’occhio fisso. E’ questione di espressione, mi sono ricreduto, ci andrò, non me lo posso permettere ma lo farò ridere, però son soldi buttati…”.
“Non ho mai avuto rapporti con analisti – ribatte Bisio -, ma facendo questo mestiere è un po' come lo facessi. Come sentivo parlare della nuova coppia comica Bisio-Giallini – spiega -, ma non capivamo cosa ci dicevamo, allora io traducevo dal romano al milanese e viceversa”.
“Ho avuto un percorso brevissimo di psicanalisi – confessa Foglietta -, questo è il mio secondo film su un tema che desta curiosità nel cinema e negli spettatori, perché bisogna parlarne, ti mette sempre a nudo, cerchi di esplorare te stesso”.
“E’ un po' sul superamento della psicanalisi freudiana che non funziona più – riprende Bruno -, vedi il conflitto tra Claudio e Gioele Dix (l’analista che segue lui ndr.), che gli dice ‘io qui curo le persone, non faccio assistenza. Prima ti mettevano una mano sulla spalla e ti dicevano ‘vedrai passa tutto’ ma non risolvevano il problema. I dottori che ti fanno guarire bisogna cercarli bene”.
“Penso siano credibili i rapporti distanti con i figli – aggiunge Bisio -, ne conosco tanti, ma chi lo fa per lavoro non può permetterselo, come gli insegnanti che non amano i proprio lavoro, ne conosco tanti, ma non è concepibile.
“Con Edoardo (Falcone) abbiamo scritto diversi film insieme – dice l’autore sul co-sceneggiatore -, siamo noi due a fare un po' il test, del nostro saper fare; la prima fase è scrivere e vedere quello che funziona e che non funzionano; poi l'inquadratura, lo stato-forma degli attori e poi il montaggio. Delle volte bastano solo i personaggi, è capitato di sbagliare calci di rigore che poi, invece, scopri di aver, involontariamente, creato attenzione molto alta nello spettatore. E’ difficile che nella sceneggiatura crei il divertimento, alcuni attori sono abituati a recitare testi che non hanno scritto altri, perciò spesso lavoriamo sul cliché dell’attore perché lo faccia sentire come una novità. C’è un lavoro molto grande dietro, 8/10 mesi per la stesura di una sceneggiatura da commedia. Ma siamo degli esseri umani, quando passi momenti non particolarmente brillante ne metti anche 12 mesi. Ci vuole molta dedizione”.
E sul personaggio da lui interpretato, prosegue “C’era un dato d'umanità differente, visto che doveva farlo un altro attore; certo, il mammone è uno stereotipo molto presente in Italia, uno che in tarda età no riesce a distaccarsi dalla madre, è molto frequente. Simbolicamente è una morte non drammatica, per poter mantenere la superficialità di questo uomo, sciocco, che non ha il coraggio di camminare da solo”.
“Mi complimento per la sceneggiatura – dice Bisio -, perché ogni storia potrebbe essere un film a sé, così per gli altri, per la ricchezza di tutti personaggi, anche quantitativamente nessuno è minore sullo spessore, la concomitanza fra tutte le relazioni umane, il calore umano fa guarire tutti, addirittura Papaleo chiede scusa al finto Karlheinz. Giulietta Merlo (assistente), la mora di Catania, Giulia – quando mi menano tutte, mi ha dato una stecca tant’è non lavorerò mai più con lei - e Lilliana Fiorelli (la figlia nel film ndr)”.
“Le ho scelte attraverso nel mio laboratorio teatrale – aggiunge Bruno -, fatto appositamente per conoscere nuovi attori. Le citazioni, di Calvino ‘La città invisibile e Saramago per ‘Cecità’, un libro che ho amato tantissimo e aiuta a vivere meglio, ma nel film sono rivolte alla comicità e usate a proposito dei problemi di vista. Totti lo rispettiamo, sempre, ma dire come ‘fargli leggere la ‘metamorfosi’ di Kafka’ faceva ridere”. “E ‘Guerra e pace’ a Cassano’ l'ho messo io” chiude Bisio.
“Rocco è un grande amico non potevo non lavorare con lui – dice sulla partecipazione non accreditata di Papaleo -,ci amiamo da morire, ho fatto l’underground vero con lui, dovevamo lavorare insieme fin da ‘Nessuno mi può giudicare’, ad un certo punto ha letto il personaggio che manda a f… i tedeschi, sul serio, ha detto ‘lo faccio , quanto me danno?’ ma, visto che è stato girato nello stesso periodo del film di Miniero, che esce la settimana dopo non poteva essere accreditato”.
Il loro calcio di rigore?
Per Sermonti, il film “Amore, bugie e calcetto’, il peggior calciatore nella vita incontrato”
“A vent'anni, uno – afferma Bisio -, lavoravo in un’agenzia viaggi, ma mi avevano proposto la scuola del Piccolo, mentre l’agenzia mi proponeva di andare Parigi a lavorare al Cts. Ho dovuto rinunciare, non ci ho dormito per tre giorni, ma eccomi qua”..
“Quando ho deciso di trovare un uomo e fare una famiglia”, dice convinta la Foglietta.
“Per me il calcio di rigore è stata mia figlia – ribatte la Palacios -, quando ho deciso di crescerla da sola, è stato difficile e faticoso all’inizio, ma poi uno inizia a raccogliere quello che semina”.
“Forse ne ho due – azzarda Minaccioni -, quando bambina, dato che ero piccola, un giorno ho deciso che non mi potevano schematizzare né essere etichettata; secondo quando ho deciso di diventare bionda!”.
“C'ho ancora il pallone in mano – conclude Guzzanti vistosamente incinta -, lo devo tirare, e sono ubriaca di ormoni”.
“Sermonti ruba, lui è della Juve – chiude Giallini -, io di rigori ne ho battuti tanti, la vita è dura per tutti, ma tutti sbagliati. Il giorno che ho deciso nel mio cervello e la mia vita, di uscire da una situazione che mi opprimeva; e di ricominciare a studiare per la mia fidanzata, allora le ho dato retta visto che avevo un po' di talento per leggere qualche libro, anch'io due, e di avere gli occhi un po' dappertutto”.
José de Arcangelo
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