venerdì 28 novembre 2014
Arrivano "I Vichinghi" di Claudio Faeh, ma sono dei disperati supereroi dell'action fantasy in lotta per la sopravvivenza e destinato ad un pubblico adolescenziale senza pretese
Chi ha visto e amato l’indimenticabile omonimo (in italiano) film diretto da Richard Fleischer nel lontano 1958, con Tony Curtis, Kirk Douglas, Ernest Borgnine e Janet Leigh, non troverà emozioni, brivido e leggenda nel nuovo action movie dedicato, appunto, a “I vichinghi”. Stavolta diventano eroi da fantasy e lo spunto storico-leggendario è solo un pretesto per un prodotto tutto azione ed effetti speciali (non troppi), ambientato nelle suggestive – questi sì mozzafiato - costa oceanica del Sudafrica (Capo di Buona Speranza per la precisione), paese coproduttore con Svizzera e Germania, riunite dallo svizzero Ralph S. Dietrich, specializzato in produzioni internazionali.
Il regista (e produttore) Claudio Faeh - ha già firmato una serie di sequel (da “L’uomo senza ombra 2” a “Sniper 4: bersaglio mortale”) e prodotto “The Hole” di Joe Dante - ha usato sì un nutrito cast di star, proveniente soprattutto dal piccolo schermo e da serial di successo, per costruire la solita vicenda di una disperata lotta per la sopravvivenza puntando soprattutto sull’azione e su integerrimi eroi e crudeli antagonisti, tanto che i ‘barbari’ venuto dal nord sembrano angioletti, di fronte ai loro crudeli nemici.
Esiliati dalla propria terra e cacciati dal proprio re, un gruppo di impavidi vichinghi arriva nell’antica Gran Bretagna, armati di cattive intenzioni: saccheggiare e mettere a ferro e fuoco queste lande desolate. Guidati dal coraggioso Asbjorn (Tom Hopper, da “Merlin” a “Black Sails”), il gruppo di guerrieri hanno in mente di depredare i monasteri dei preziosi tesori che custodiscono, per così riacquistare la propria libertà.
Ma, sorpresi da un’infernale tempesta, sono vittime di un naufragio che li scarica sulla costa scozzese. Ridotti ad un manipolo di uomini e intrappolati dietro la linea nemica, i vichinghi hanno una sola strada da prendere: raggiungere il lontano accampamento vichingo di Danelaw. E durante il loro cammino catturano ignari la forte e volitiva Lady Inghean (Charlie Murphy, vista in “Philomena” e “Misfits” in tivù), figlia del re locale.
I guerrieri intravvedono in lei la possibilità di un ricco riscatto ma l’ambiguo re (il sudafricano Danny Keogh), anziché pagare decide di inviare a salvarla i suoi feroci mercenari, l’armata degli spietati ‘Lupi’. Però i Vichinghi troveranno un prezioso alleato nel misterioso monaco cristiano Conall (l’australiano Ryan Kwanten, fratello di Sookie nel serial “True Blood”), sorta di campione di arti marziali ante litteram.
Il finale aperto e il titolo originale (“Northmen: a Viking Saga”) fanno prevedere dei sequel, naturalmente, condizionati dal successo al botteghino di questo fantasy che, conscia o inconsciamente, ha come riferimento i ‘nostri vecchi cari’ mitologici. Peccato che le piccole grandi battaglie/scontri siano spesso ripetitivi e che il tutto non offra allo spettatore le agognate emozioni, visto che sono quelle che fanno grande il cinema.
Nel cast della pellicola, sceneggiata da Bastian Zach e Matthaias Bauer con il contributo dello stesso regista, anche il tedesco Ken Duken (Thorald), da “Kiss & Run” a “Bastardi senza gloria” passando per il televisivo “Guerra e Pace”, coprodotto dalla Rai; l’inglese Ed Skrein (Hjorr), da una gang di strada al film “III Manors” e “Il trono di spade”; lo svizzero Anatole Taubman (Bovarr), da “James Bond 007 - Quantum of Solace” a “Captain America - Il primo vendicatore” e “I pilastri della terra”; James Norton (Bjorn)e lo svedese Johan Hegg (Valli), frontman dell’acclamatissima band death metal “Amon Amarth”, i cui testi trattano di mitologia nordica e di vichinghi, appunto.
José de Arcangelo
(2 stelle su 5)
Nelle sale dal 27 novembre distribuito da Eagle Pictures
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