mercoledì 5 novembre 2014
Da Alice nella Città al cinema "Il mio amico Nanuk" di Roger Spottiswoode e Brando Quilici, storia di una grande amicizia tra un adolescente e un cucciolo d'orso polare sui ghiacci dell'Artico
Presentato in anteprima – in concorso - nella sezione autonoma e parallela del Festival Internazionale del Film di Roma, Alice nella Città, la nuova avventura ispirata alla realtà, firmata a quattro mani da Roger Spottiswoode e Brando Quilici per le sequenze (‘documentaristiche’) artiche, “Il mio amico Nanuk”, arriva nelle sale dal 13 novembre distribuito da Medusa (anche produttrice) in 350 copie.
Apparentemente può sembrare l’ennesimo film per ragazzi o una vicenda ecologica, in realtà è entrambe le cose e molto di più, perché regala emozioni e divertimento partendo da uno spunto e da una trama se vogliamo tradizionale, ma arricchito da magnifiche riprese dal vero, ora suggestive ora mozzafiato. E poi c’è il rapporto tra i due ‘cuccioli’ che è genuino perché instauratosi davvero durante le riprese.
Nelle sconfinate, suggestive ma ostili, terre dell’Artico canadese, la storia dell’amicizia tra un adolescente e un piccolo orso polare. Il quattordicenne Luke (Dakota Goyo) e il cucciolo Nanuk (l’adorabile Pezoo venuto dalla Cina) intraprendono una lunga odissea nelle nevi alla ricerca della madre del piccolo sorpresa nel villaggio alla ricerca di cibo e riportata nell’interno del paese a decina di chilometri dal figlio. Nella difficile impresa li aiuterà Muktuk, guida Inuit che conosce quell’ambiente ostile, per compiere un rischioso viaggio fino all’estremo nord. Ma una terribile tempesta e il crollo di giganteschi ammassi di ghiaccio separano Muktuk dai due neoamici…
“Sono tutte storie realmente accadute – esordisce Quilici alla presentazione romana del film alla Casa del Cinema - ma, ovviamente, non a un solo ragazzo. Hugh Hudson e Medusa (la prima a credere al progetto ndr.) mi hanno aiutato enormemente (progetto e soggetto sono suoi ndr.), lui esperto nel fare lo storyboard per ogni scena del film, e convinto di come volevo girare questo film. Spesso viaggio da solo nell’artico, e sapevo proprio dove volevo filmarlo, ho spiegato loro la parte della tempesta, che si verifica nel mare artico durante la primavera, quando si sciolgono i ghiacciai. A quel punto siamo andati a cercare i finanziamenti, e devo ringraziare Gianpaolo Letta, in particolare Jake Eberts che, tra gli altri, ha prodotto ‘La marcia dei pinguini’, e da indipendente ha avuto 63 nomination all’Oscar per ‘Gandhi’, ‘Ballando coi lupi’, oltre che con i film dello stesso Hudson (‘Momenti di gloria’), ma purtroppo poco prima dell’inizio della produzione è venuto a mancare e Hudson ha preferito tirarsi indietro, rinunciando a fare il regista della banchisa, e io passai l’incarico a Spottiswoode. Abbiamo affrontato anche la stessa tempesta che si era verificata 25/26 anni fa e siamo rimasti alla deriva sul ghiaccio per un giorno, e, nel mese di aprile, la troupe è rimasta intrappolata a causa della tempesta che li ha costretti a restare chiusi nelle tende per 10 giorni a 150 km da Longyearbyen, il villaggio più vicino, un’esperienza terrificante, davvero”.
“E’ stato costoso soprattutto per l’orsetto (vero, portato dalla Cina) – prosegue - perché aveva appresso un sacco di guide e accompagnatori, insomma qualcosa come 18 milioni di dollari, ma ci siamo riusciti con una coproduzione tra Italia, Usa, Canada (Imagination) e Abu Dhabi (il big del mondo arabo). Abbiamo girato nella baia di Hudson, guardando la Groenlandia, nel villaggio di Churchill dove sono moltissimi gli orsi polari che, ogni anno, nei mesi di ottobre e novembre si radunano fuori dal paese, aspettando il pack per cacciare le foche. Queste devono per forza emergere e fanno del buchi nel ghiaccio, e loro aspettano per ore finché la foca emerge. Sono stati in tutto 32 giorni di riprese, senza spostamenti e incluse le domeniche, tutti i mezzi che ci servivano sono stati trasportati dalla ferrovia che ci mette due giorni ad arrivare all’ultima stazione, dove viene scaricato tutto il grano che va poi in Russia. C’è un piccolo aeroporto con un elicottero, l’ospedale, le abitazioni e abbiamo affittato delle case per gli attori, due orsi e Roger, lì è nata l’amicizia tra il ragazzo e il cucciolo. La difficoltà maggiore ci sembrava potesse essere il freddo e il ghiaccio, invece no, è stata la velocità con cui cresceva il cucciolo. Arrivato con 22 chili e si cibava solo col latte, un batuffolino, insomma, ma dopo due mesi è cambiata la sua alimentazione, era passato dal latte al salmone, aveva cambiato i muscoli e pesava 36 chili, e solo Dakota (Goyo, il protagonista ndr.) poteva avvicinarlo. Lo zoo cinese si occupa dell’orso polare da 17 anni, ormai sono tutti nati in cattività, quello che viene catturato fuori casa (nel film ndr.), Aghi, pesa ben 300 chili, perciò la guida ci ha consigliato di non cercare di allenare il piccolo cucciolo, ma d’insegnare a Dakota a dargli da mangiare, ed è diventato così il suo miglior amico. Nella seconda fase delle riprese era diventato più grande, più forte, perciò bisognava guardarlo negli occhi per capire se qualcosa non andava, perché in questo momento della crescita, da una parte è ancora cucciolo e dall'altra predatore. Sono super elettrizzati la mattina (saltano, ballano, corrono) e verso l'ora pranzo si tranquillizzano, allora abbiamo girato le scene più dolci, in cui persino accarezza e bacia Dakota, nel pomeriggio”.
“Gli Inuit non amano essere chiamati eschimesi – dichiara -, appartengono alla civiltà discendente dai Thule, dello stretto di Behring, nell'Alaska; si muovono sulla banchisa come 16mila anni fa, la loro cultura non è cambiata molto. Il primo anno vi ero stato per un documentario, come operatore del ‘Pianeta vivente’ della BBC, una ventina di anni fa per un servizio di National Geographic sulle balene polari che passano da lì. Gli Inuit, si appostano ad una cinquantina di chilometri dalla costa, così quando si spacca il ghiaccio si trovano accanto le balene alla ricerca di plancton, un evento che dura sole 24 ore, perciò non volevano la nostra tenda vicino, ma almeno a 150 m, e ci consigliavano di non superare quella zona. Ci siamo spostati e la mattina successiva siano stati svegliati dal rumore delle beluga che passavano accanto alla tenda. Il ghiaccio si spacca lungo dieci chilometri, perciò bisogna riconoscere dov’è la spaccatura, i luoghi. La storia del bambino e la barca che trasportano sulla banchisa, è stata girata parecchio lontano dal villaggio, dove si creano una sorta di crepacci quando sbatte il ghiaccio, ma è un momento magico quando la banchisa si apre, dopo tre mesi senza sole, e questo colpisce l'acqua provocando la fioritura del plancton, e tutte le balene arrivano in queste oasi polari”.
“Gli Inuit oggi sono quasi 15mila – aggiunge -, fatalmente il numero di orsi polari al mondo è di 25mila, ma se il ghiaccio continua a sciogliersi come negli ultimi 13 anni, nei prossimi anni si ridurranno a 6mila. La banchisa compromette la vita di tutti, l’orso polare è carnivoro, un predatore al 90 per cento di foche, e le può prendere solo nella banchisa. Vanno a caccia a centinaia di chilometri dalla loro comunità, se il ghiaccio si spacca in modo irregolare restano bloccati li, l’orso polare viene classificato anche come animale marino perché riesce a tornare a nuoto a terra, però se le madri riescono a nuotare, i cuccioli che hanno meno grassi non ce la fanno ad arrivare a destinazione, e spesso si vede tornare le madri senza cuccioli”.
“La minaccia principale è il Global Warming – dichiara Quilici -, soprattutto di ciò che accade nell’artico, la calota polare controlla tutta la meteorologia, sciogliendosi la banchisa c’è più acqua blu che attira i raggi del sole, che provoca un ulteriore scioglimento; fenomeno che crea sempre più problemi ai locali e alle specie nelle zone delle riprese. Il passaggio di nord-ovest, a nord dell’isola di Barking, quella striscia di terra che va dalla Groenlandia fino Vancouver attraverso l’arcipelago artico, è pieno di storie mitiche di baleniere e di navi intrappolate alla fine dell'800, e divenne leggendario perché si spingevano in queste acque cose straordinarie come la balena dal corno avorio, in un anno ne passavano qualcosa come duemila navi, alla Cumbrian ad un certo punto accade che un’enorme balena emerse fino a toccare la prua della nave spostandola indietro, e i marinai lo interpretarono come un segno di sfortuna. Poi i ghiacci spaccavano le navi, durante una spedizione a cui ho partecipato nell'Artico hanno trovato baleniere, ma anche accampamenti di migliaia di anni fa, un uomo mummificato. Il passaggio nord ovest adesso è acqua aperta, e lo vogliono riaprire alla navigazione commerciale per passare, anziché dal Panama, e andare direttamente a nord. Tutti i mammiferi che vivono a nord, come le balene, sono animali straordinari che, dato che per tre mesi l’anno il sole non sorge, devono trovare del buchi nel pack per respirare, hanno una specie di sonar con cui riescono a trovare il buco e riemergere. La balena fa una sorta di cinguettio, tant’è che se metti un microfono senti quel rumore di comunicazione tra loro che le navi di passaggio, probabilmente, disturberanno, e non è un caso se le balene trovate nell'Adriatico sono morte a causa delle trivellazioni subacquee”.
“Il villaggio di Churchill – racconta sulla location - conta tremila anime, un porto per inviare il grano, gli orsi che hanno perso parte della banchisa vanno fuori nei villaggi, entrano nelle case e a volte vengono sparati e uccisi, due mesi prima delle riprese, un uomo era uscito dall'unico ristorante della zona con mezzo hamburger in mano ed è stato ucciso da un orso affamato. Usano il Polar Bear Alert, di solito addormentano gli orsi, sono portati in un hangar con cella – sorta di prigione per orsi -, e infine vengono trasportati a 10, 15 o 20 km di distanza, ma quando si svegliano tornano nella banchisa, altri, invece, tornano l'anno dopo, ma vengono sempre più fuori nei villaggi artici”.
“La scelta del bambino, non era tanto importante avesse un’esperienza da attore, anche se Dakota è un attore molto bravo sul film, è un ragazzo canadese che aveva recitato 'Real Steel' (era il figlio di Hugh Jackman ndr.), ha un Labrador e dormono insieme sul letto. Così, dopo il provino lui ha instaurato un rapporto con l'orso nel film, ed è andata cosi bene che il cucciolo gli metteva la zampa faccia, ci andava così vicino che temevamo potesse graffiarlo, invece non gli ha mai fatto nulla, lo vedeva come un suo fratellino. Ogni anno nascono 25/30 orsi polari nel mondo, Max’s Animal Rescue & Humane Society, mette uno stampino sui film che nessun animale è stato maltrattato. E’ stata una ricerca complicata perché tutti gli zoo che hanno orsi polari, quelli in coppia, sono una trentina in tutto, 3/4 in Russia tra gli zoo di Mosca e San Pietroburgo, a quel punto, abbiamo fatto la prima scena con l’orsa madre e il cucciolo. Tutti dicevano quanto è piccolo, ma in realtà è perché nascono tutti prematuri, ma se fosse ancora in grembo avrebbe più energia, ma la madre che è brava ed esperta, sapendo che lei non ne ha decide di partorire. Però il rischio di mortalità dei neonati è del 30 per cento, dato che basta una mossa sbagliata e la madre lo schiaccia. Dovevamo capire quale zoo aveva una madre che aveva avuto cuccioli. L'orsetto perfetto era in Cina, nato il 5 dicembre, e la madre non aveva latte, il loro latte è ricchissimo come fosse panna, molto difficile da rifare copiare. L'orso ha viaggiato in un Jumbo con quattro cinesi che si davano turno sempre accanto a lui, all'inizio era in incubatrice e beveva moltissimo latte, con quattro baby sitter finché non è tornato in Cina. La Lufhtansa ha trattato l’orso come fosse a casa sua, aveva una sorta di gabbia salotto; sul set poi lui giocava, c’era una piscinetta a forma coccodrillo dove andava sempre, anche perché si surriscaldano facilmente. C’era un volo per animali da Francoforte a Toronto, ma nessun cargo faceva il volo dal Canada a Pechino e viceversa. Adesso ha un anno e mezzo ed è arrivato a 60 chili, e allo zoo c’è sempre la fila per vederlo perché è diventato famoso in Cina, dove il film uscirà a marzo in duemila cinema. E’ sull’amicizia tra un bambino e un orso, sull’amore per l'artico che val la pena proteggere, una storia un po’ alla Jack London”.
“Noi abbiamo un paese meraviglioso, ghiacciai nelle alpi, il mare, la storia, l’arte. E’ molto triste il fatto accaduto in Trentino perché essendo italiano, gli anglosassoni subito puntano il dito. Addormentare gli orsi è una cosa che si fa tranquillamente nella Baia di Hudson anche per il censimento degli orsi, nella banchisa sparavano il dardo, poi toglievano un piccolo dente per capire da dove si spostavano. Mai sentito di un incidente, non bisogna dare la colpa all’uomo perché sicuramente gli orsi non sarebbero sopravvissuti, il problema è se c’erano altri cacciatori, e questo episodio ci dimostra come ‘non’ sappiamo fare le cose. Dopo aver aggredito il cercatore di funghi, ha ucciso delle pecore, invece in Canada ci sono dei cartelli che spiegano le regole da seguire, la prima di non andare mai vicino ai cuccioli, inoltre se mangiano delle pecore i proprietari vengono rimborsati, non posso pensare ad una natura incontaminata se non è popolata da orsi, ma noi dovremo fare come fanno loro. E da loro ci sono i Grizzly nei luoghi dove la gente va a pescare, e un incidente ha luogo una volta tanto”.
“Mio padre ha monopolizzato tutti i posti del mondo – conclude sul mitico Folco, maestro del documentario -, l’unico posto dove potevo andare era l’Artico, ma credo che in ognuno di noi ci sia qualcosa in mente, dei profili che ci rimangono dentro fin da piccoli, allora facevamo vacanza sulle Dolomite e al mare, e mi sono ritrovato nelle isole di Baffin, che sono molto simili all’Italia, dominate da elementi naturali simili, passione per la vela per mi è servita anche per l’esperienza sulla banchisa, ho ritrovato le cose che avevo molto amato, delle immagini che si sono risvegliate. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, nuvole e nuvole, il ragazzo che cade in acqua; a quando tempo fa giravamo il documentario su balene e beluga, loro ti guardano e ‘parlano’. E mentre filmavamo venivano, giocavano, perché appena ti vedono ti avvicinano per giocare. La mia speranza mentre scrivevo questa storia per mio figlio di otto anni, non era mai di poter fare un film live action, ma raccontare una storia d'avventura che si svolge in luoghi veri, la voglia di far conoscere questo mondo. Un film un po' per tutti, per famiglie con bambini”.
Nel cast anche Bridget Moynahan (Madison Mercier, la madre), da “Le ragazze del Coyote Ugly” al successo televisivo di “Blue Bloods”; Peter MacNeill (Albert Speck), Kendra Leigh Timmins (Abbie Mercier), Linda Kash (zia Rita), Michelle Thrush (Eta), Imalyn Cardinal (Nuvua).
La fotografia è firmata da Peter Wunstorf e Doug Allan per le riprese naturalistiche, mentre il montaggio da Pia Di Ciaula e le musiche da Lawrence Schragge. Il film è una coproduzione tra Italia, Canada e Usa.
José de Arcangelo
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