giovedì 20 novembre 2014
"My Old Lady", attori da Oscar e una sua commedia di successo per il debutto nella regia cinematografica dell'americano Israel Horovitz
Gradevole commedia dolce-amara, originale ma non troppo, con accenti ora drammatici ora (tardo) romantico-sentimentali, di quelle che reggono soprattutto su un cast da Oscar, tra vincitori e nominati. Però “My Old Lady” segna l’esordio nella regia cinematografica dell’illustre commediografo e sceneggiatore ebreo-americano Israel Horovitz.
Infatti, il film narra la stessa storia della sua omonima commedia teatrale: Mathias (Kevin Kline, Oscar per “Un pesce di nome Wanda”), newyorkese sul lastrico, ha ereditato un appartamento a Parigi da suo padre. Ma quando arriva nella capitale francese per venderlo e così tirare avanti, scopre che la grande casa in una palazzina storica è ancora occupato da una raffinata signora inglese novantenne, Mathilde Girard (la sempre immensa Maggie Smith che non ne ha compiuto ancora 80, ma vinto due Oscar, come protagonista di “La strana voglia di Jean” e, come non protagonista, per “California Suite”) e dalla matura figlia iperprotettiva di lei, Chloé (Kristin Scott-Thomas, nomination per “Il paziente inglese”).
Mathias viene a sapere che, per la legge francese, l’appartamento non potrà essere suo fino alla morte di Mathilde, per una sorta di diritto da ‘nuda proprietà’, risalente a quando il padre l’aveva comprata quarant’anni prima.
Bisticci, dispetti e, probabilmente, amore intorno alla pièce che resta sul grande schermo d’impianto teatrale e dai risvolti psicologici, sostenuta da ottimi dialoghi come l’originale, che però il neoregista (a 75 anni!) non riesce a dare un respiro veramente cinematografico, tant’è che gli esterni nell’amata Parigi restano solo belle immagini da cartolina.
Prima di arrivare sul grande – l’autore è stato spinto a farne una sceneggiatura, oltre che dall’amore per la ville lumière, dall’entusiasmo dello stesso Kevin Kline -, come succede spesso al grande cinema, la commedia ha avuto grande successo al Promenade Theater di New York, sulla West 76th Street, dove è stato portato in scena a ottobre 2002, prima di una tournée che ha toccato Germania, Russia e, ovviamente, Francia, dove più che da noi è normalissimo il viager, vitalizio ipotecario – simile al nostro ‘nuda proprietà’ - molto usato in ambito immobiliare in virtù del quale l’acquirente paga un importo mensile al proprietario, anziché una cedola unica (e a Mathias tocca pagare ben 2.400 euro al mese), rimandando così il diritto a prendere possesso dell’immobile fino alla morte del venditore. Per gli eredi dell’acquirente, tuttavia, l’operazione può trasformarsi in un debito mensile qualora il venditore goda ancora di buona salute, come in questo caso, ancora peggio se squattrinato come il nostro eroe.
Dopo cinquant’anni d’amore per la capitale francese, Horovitz – primo drammaturgo americano della storia alla Royal Shakespeare Company - ha scritto un adattamento che è una vera e propria dichiarazione d’amore per Parigi.
“Da quando ho messo piede a Parigi – dice l’autore che al cinema si era avvicinato nel lontano 1970 firmando l’ottima sceneggiatura dell’ormai mitico “Fragole e sangue”, Premio della Giuria proprio al Festival di Cannes -, ho fatto tutte le ‘americanate’ possibili, come andare alla storica libreria di Sylvia Beach, al Café de Flore o a Les Deux Magots, dove ho visto Simone de Beauvoir seduta da sola in terrazza a fumare e a scrivere su un taccuino. Ricordo che le sorrisi e lei mi sorrise… Insomma, ho flirtato con Simone de Beauvoir appena arrivato a Parigi!”
Nel cast anche Dominique Pinon (l’agente immobiliare Lefebvre), attore feticcio di Jean-Pierre Jeunet (da “Delicatessen” a “Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet”, ancora inedito da noi; la regista e ‘sceneggiattrice’ Noémie Lvovsky (Florence Howitz, il medico), l’attore-regista Stéphane Freiss (François Roy, alias Wah-Wah), autore di “Giù al Nord”; Stéphane De Groodt (Philippe, amante di Chloé).
“Visto che Kevin, Maggie, Kristin, Dominique e io – conclude Horovitz - veniamo dal teatro, siamo praticamente drogati di lavoro, e ci capiamo alla perfezione sul set. E’ stata una grande soddisfazione riuscire a dirigere questi attori. Non ho dimenticato cosa mi ha detto Sidney Lumet qualche anno fa: ‘Scegli grandi attori ...e togliti di mezzo’.” E su questo niente da dire.
José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5)
Nelle sale italiane dal 20 novembre distribuito da Eagle Pictures
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