giovedì 20 novembre 2014
"These Final Hours - 12 ore alla fine", un'opera prima dell'australiano Zak Hilditch in bilico tra fantascienza e riflessione esistenziale
Arriva nelle sale italiane un piccolo grande film di fantascienza – reduce del Premio della Critica al Melbourne International Film Fest e nelle selezioni ufficiali della Quinzaine des Réalisateurs del 67° Festival di Cannes e del Trieste Science Fiction Fest, che prende spunto dalla miglior tradizione del genere per raccontare ancora una volta l’apocalisse ma da un punto di vista diverso, anzi, originale.
“These Final Hours - 12 ore alla fine” di Zak Hilditch non parla soltanto di lotta per la sopravvivenza o di rassegnazione generale, ma anche della riscoperta della solidarietà, della responsabilità e del senso della vita stessa. Quindi, un’opera prima in raro equilibrio fra racconto fantascientifico e dramma esistenziale contemporaneo.
E’, infatti, l’ultimo giorno sulla Terra, 12 ore prima della catastrofe finale annunciata che cancellerà per sempre la vita come noi la conosciamo: James (Nathan Phillips) lascia la sua amante e attraversa le strade di una città ormai senza legge per trascorrere le sue ultime ore partecipando alla festa della feste e celebrare la fine del mondo.
Ma lungo la strada si imbatte in una bambina di nome Rose (la sorprendente Angourie Rice) che è alla disperata ricerca del padre, e decide di aiutarla, anzi di ‘salvarla’. Inaspettatamente sempre più coinvolto e responsabilizzato nei confronti della ragazzina, col passare delle ore il trentenne James si ritroverà a riflettere su ciò che realmente conta nella vita… anche quando restano veramente poche ore.
Sceneggiata e diretta dall’esordiente regista australiano Zak Hilditch, l’opera (il corto ‘Trasmission’ era stato presentato come teaser) punta soprattutto sugli affetti speciali piuttosto che sugli effetti speciali che, naturalmente, non mancano ma non sono il punto di forza del film.
“Lo spunto da cui sono partito – dice nelle note di regia Hilditch – era l’idea di un amore in un mondo di fantascienza nel quale personaggi diversissimi sono costretti ad unirsi per far fronte ad un evento catastrofico. A cominciare da ’28 giorni dopo’ fino agli episodi di ‘Ai confini della realtà’ anni ’60 come ‘The Midnight Sun’, sono sempre stato intrigato da questo tipo di situazioni e soprattutto dall’elemento del ‘e tu cosa faresti?’ Gli aspetti e le prospettive umane all’interno del film di fantascienza sono gli elementi che mi hanno sempre catturato maggiormente, ma anche quelli che (di solito ndr.) più rapidamente vengono accantonati”.
Quindi, in realtà si tratta di una riflessione generazionale sull’affrontare le responsabilità dell’età adulta attraverso il protagonista, un trentenne che è un po’ l’alter ego del regista, visto che proprio su di lui ha proiettato le proprie ansie e paure, tant’è che affrontandole costringeranno James a cambiare e, infine, a redimersi.
“Immaginare e scrivere il film – conclude il regista – è stato un personale tentativo per raccontare come le persone potrebbero reagire ad un improviso e drastico cambiamento del mondo cercando anche di rispettare i canoni del genere fantascientifico”.
Nel cast anche Jessica de Gouw (Zoe), Kathryn Beck (Vicky), Daniel Henshall (Freddy), Sarah Snook (madre di Mandy) e Lynette Curran (madre di James).
José de Arcangelo
(3 stelle su 5)
Nelle sale dal 20 novembre distribuito da Indie Pictures
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