domenica 23 novembre 2014
"Ogni maledetto Natale" del trio Ciarrapico, Torre e Vendruscolo è una commedia che mette in mostra il peggio di noi durante le feste
Presentato a Roma l’altro giorno e in anteprima al Torino Film Festival sabato scorso, arriva nei cinema – dal 27 novembre in 350 copie distribuita da O1 - la nuova commedia degli autori di “Boris”, ovvero Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, “Ogni maledetto Natale”, con un cast corale niente male.
Tutti, tranne la coppia di innamorati (Alessandra Mastronardi e Alessandro Cattelan), in doppio ruolo, famigliare e di condizione social-culturale opposte, Colardo versus Marinelli Lops: Marco Giallini (Fano/Silvestri), Corrado Guzzanti (Sauro/Benji), Valerio Mastandrea (Tiziano/Baldovino), Laura Morante (Maria/Ludovica), Francesco Pannofino (Aldo/Marc’Antonio), Caterina Guzzanti (Antonella/Tiziana), Andrea Sartoretti (Gaetano/poliziotto 2), Stefano Fresi (Rino/poliziotto 1). E poi Franco Ravera (sindaco), Valerio Aprea (primitivo/ragazzo Caritam) e Massimo De Lorenzo (Guido).
Massimo e Giulia hanno storie e vite molto diverse, ma quando si ‘scontrano’ per strada scatta il colpo di fulmine. Ma l’ombra del Natale che si avvicina rischia di rovinare tutto. La decisione di trascorrere le Feste con le rispettive famiglie, poi, si rivelerà un’imprevedibile catastrofe dai risvolti tragicomici. Potrà il loro amore sopravvivere al Natale?
Ma siamo dalle parti della commedia sentimental-satirica, graffiante e, a tratti, cattivissima. Forse meno del vecchio, corrosivo, “Parenti serpenti” di Mario Monicelli, molto di più di “Ti presento i miei” e seguiti.
“Non sappiamo qual è il campionario delle famiglie italiane – afferma Ciarrapico -, ma non volevamo nemmeno fare una puntata di ‘Boris’ a Natale, perché sarebbe stata presa come uno schiaffo da chi sceglie questo tipo di film (natalizi o cinepanettone che dir si voglia ndr.), forse il nostro li attirerà di meno”.
Ma come affrontano realmente il Natale gli attori che interpretano i personaggi più o meno ‘mostruosi’?
“Cerco di non rompermi le scatole – confessa Pannofino -, ma a Natale mi viene l’ansia lo stesso e, infatti, stavolta faccio la prova generale dello spettacolo con cui debutto il 26”.
“Non faccio progetti – ribatte la Morante -, tendiamo a volerci riunire in famiglia, ma siamo talmente tanti che ci ritroviamo tutti con case piccole che non possono contenerci tutti, stipati, e alla fine ci intravediamo in modo caotico, dovremmo farlo in un luogo unico dove poter trovarci tutti”.
“Nemmeno noi facciamo progetti fino al 22 – chiosa Corrado Guzzanti – e finiamo spesso per fare una cena piccola con mamma e le sorelle che, a volte, si dilata quando vengono altri”.
“Il nostro è simile a quello di Corrado – dichiara Sartoretti -, ci si vede la sera della vigilia, e il 25 nulla. Esisteva finché era viva la nonna, poi via il Natale”.
“L’ultimo l’ho passato alla Comunità di Sant’Egidio – dice Ciarrapico, uno degli autori -, tant’è che sono stato scambiato per un barbone, anche se ero lì per una specie di volontariato. Con il nostro film non abbiamo voluto prendere in giro un altro modo di fare commedia, anche perché non le conosciamo bene (i cinepanettone o le commedie americane sul tema ndr.), ma raccontare una nostra storia ambientata a Natale”.
“Quando mi sveglio la mattina di Natale mangio il torron – afferma Giallini -, e delle grosse fette di panettone inzuppate nel latte. Faccio i regali e il presepe”.
E l’esordiente Cattelan che finora ha condotto ‘X Factor’?
“Mi piaceva da bambino soprattutto per i regali ed ora che ho una figlia mi piace farli. Faccio un altro lavoro – aggiunge sul debutto da attore - perciò non c’era nessun problema a rischiare, sono un fan di ‘Boris’ e ho accettato (dopo vari ‘provini’) senza sapere ancora del cast. L’ho fatto per loro ed è venuto bene grazie a questo popo’ di cast”.
Poi i registi confermano che lo ammiravano come conduttore e l’hanno chiamato quasi per sfida perché ignaro delle regole del cinema e fisicamente giusto per il ruolo, in pratica gli hanno fatto dei ‘provini’ anche di otto ore, tanto che la terza volta Cattelan disse ‘sarei contento se mi confermaste nel ruolo’. “Lo fa benissimo – ribatte Vendruscolo – ma non vuole far carriera”.
“Ci siamo scannati prima e dopo le riprese – ironizza Torre sulla regia a tre -, ma avevamo una troupe formidabile che ha lavorato sulla scrittura, eravamo abbastanza coesi sul set, tutti sapevano cosa fare; il montaggio è stato più delicato perché dovevamo misurarci con gli altri due. E’ tre volte più faticoso, ma siamo felici del risultato finale. Volevamo vederlo nel modo folle di cui ci siamo innamorati per primi da spettatori”.
“Fin dalla scrittura abbiamo cercato due temi antagonisti – ribatte Ciarrapico – l’amore da un parte, il Natale dall’altra. Tra due cose che non ‘esistono’ aveva senso affermare che l’amore vero non sopravvive al Natale e abbiamo scelto la satira perché è più facile per raccontarlo”.
“La Tuscia non ci preoccupa – aggiunge Torre a proposito della famiglia di lei, proveniente dal viterbese che è arcaica, rozza e violenta – perché è tutto inventato, l’idea dei folli boscaioli ci faceva impazzire, i Colardo emersi dalla terra, i Marinelli creature emerse come fantasmi perché già morti, rappresentanti di un’ottusità diffusa”.
“Il problema vero è che si tratta di una ricorrenza obbligata – precisa Mastandrea -, e questo sta anche nei ruoli: da figlio il Natale lo si tollera, dai 16 ai 25 si comincia a conoscerlo, da genitore capisci l’importanza perché è l’unica cosa eterna, ma non deve per forza essere sereno, e come starci, tra l’insofferenza alle regole e un cattivissimo umore”.
“Il livello di studio comprende il momento di crescita – afferma Vendruscolo -, la cattiveria poi è un ingrediente della comicità fin dai tempi Aristofane, lui l’ha inventata non noi, ma non volevamo usarla in modo indiscriminato né gratuito, così come detestiamo il buonismo detestiamo il cattivismo”.
“Ci siamo divertiti tanto – chiosa Corrado Guzzanti -, forse troppo, perché portati dai nostri personaggi finivamo tutti improvvisando, tant’è che pensavo poi come faranno a montarlo. Il Natale viene raccontato come una disgrazia, come se fosse il diavolo in un film di Sam Raimi, perché tutti tirano fuori il peggio di sé, chiusi in una stanza dove ti aspetti che, alla fine, qualcuno venga sgozzato, poi invece niente”.
“La mia Maria Colardo è un travestimento, e dovrebbe essere più un gioco, anche perché gli attori sono degli ex timidi e questo ti aiuta. Mi piace la follia dei Colardo, anche se io lo sono meno degli altri. E mi sono resa conto che questa è la mia seconda commedia, ne avevo fatta una in Francia ‘Faut pas rire du bonheur’ che ci portò fortuna”.
“E l’ultra-esemplificazione di quello che dicono gli studiosi – riprende Vendruscolo -, il nostro gusto è inventare personaggi mostruosi prendendo spunto dalla realtà, dall’attore della strada, e trasformarli in modo ossessivo. Abbiamo scelto attori non banali che sono stati strepitosi mettendosi al servizio della storia”.
Poi tutti confessano la ‘difficoltà’ di lavorare con Guzzanti senza ridere, visto che con i suoi personaggi è quello che da spettatori ci fa sempre ridere perché riesce a tirar fuori il peggio (e il meglio) dei ruoli che interpreta. Quindi, non un cinepanettone e nemmeno anti, ma una commedia satirica ‘eccessiva’ ma neanche troppo, visto la società contemporanea che ci circonda. Popolare o meno, lo deciderà il pubblico.
José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5)
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