sabato 22 novembre 2014

Tre anni dopo aver sbancato i botteghini tedeschi approda in Italia per due giorni "Vicky il vichingo" un film per ragazzi, in bilico tra avventura e commedia, dai libri di Runer Jonsson

Presentato in sordina al Fiuggi Family Festival oltre due anni fa, però due volte premiato e reduce di un enorme successo in patria, approda ora sugli schermi italiani, solo oggi e domani, “Vicky il vichingo”, tratto dai libri dello scrittore svedese Runer Jonsson (1916-2006), un tradizionale film per ragazzi targato Germania e diretto e sceneggiato (con Alfons Biedermann) dall’attore-produttore Michael ‘Bully’ Herbig (ha recitato in “Asterix alle olimpiadi” e diretto “Hotel Lux”), addirittura nel 2009, tant’è che ha avuto un sequel girato l’anno dopo da Christian Ditter, nel frattempo attivo anche a Hollywood per “#Scrivimi ancora”, forse sulla scia del fenomeno della DreamWorks “Dragon Trainer”, da poco arrivato alla seconda puntata. M
a qui ci troviamo dalle parti della convenzionale pellicola dedicata ai più vicini, a metà strada fra avventura e commedia, divertente ma non troppo, però senza draghi di sorta e apparentemente demenziale. Certo, ambienti e personaggi creati da Jonsson hanno avuto anni fa una trasposizione in una popolare serie d’animazione giapponese, destinata al piccolo schermo, come la maggior parte dei libri europei per ragazzi.
Come tutti noi sappiamo, molti, ma molti anni fa, le regioni costiere della Norvegia e della Svezia erano abitate da gente di mare senza paura che la leggenda vuole sia arrivata nell’allora sconosciuta America prima di Colombo: i Vichinghi. Uno di questi è il piccolo Vicky (Jonas Hammerle), figlio unico di Halvar (Waldemar Kobus), il capitano vichingo senza paura di Flake. Però Vicky (Wickie nell’originale) è basso e mingherlino per la sua età, attento e a volte spaventato, ma ha molte idee in testa. Un giorno Vicky accompagna suo padre e gli uomini più coraggiosi del villaggio in un importante viaggio che si rivelerà pieno di avventurose sorprese. “Wickie und die starken Manner” (titolo originale) si avvale, invece, di un gruppo di simpatici attori e altrettanti personaggi che però non riescono a coinvolgere un pubblico adolescenziale e men che meno quello adulto, per i quali non sarà che un gradevole passatempo, magari nei panni di accompagnatori dei piccolissimi. In parole povere: ‘chi si accontenta gode’, e i piccolini ringraziano.
olorati costumi e ricchi scenari – soprattutto le navi, anzi la nave - mettono ben in mostra gli otto (11 per il sequel) milioni di euro di budget, così come il numeroso cast, capeggiato dall’efficace protagonista, tra cui Nic Romm (Tjure), Christian A. Koch (Snorre), Olaf Kratke (Urobe), Mike Maas (Gorm), Patrick Reichel (Ulme), Jorg Moukaddam (Faxe), Ankie Beilke (Lee Fu), Sanne Schnapp (Ylva, la madre), Mercedes Jadea Diaz (Ylvi), Jorgen Vogel (Pi-pi-pirat) e lo stesso Herbig (Ramon Martinez Congaz, lo scriva spagnolo). José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane solo il 22 e 23 novembre distribuito da Nexo

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