sabato 9 febbraio 2008

Una catastrofe annunciata, "Cloverfield"



Film fenomeno sulla scia di “The Blair Witch Project”, almeno in quanto a realizzazione, riprese e lancio multimediale, “Cloverfield” è una sorta di esperienza sia per i realizzatori che per lo spettatore. Un film, tra reality show e catastrofico, girato rigorosamente con camera a mano, quindi invisibile per chi soffre di “mal di mare” al cinema.
Ma come si potrebbe pensare non si tratta di uno tsunami né tantomeno della tragedia delle Torri Gemelle, a sconvolgere e minacciare i protagonisti del film e l’amata New York, ma del più convenzionale mostro (di provenienza giapponese anni Cinquanta), quindi più vicino a Godzilla che a King Kong.
Dunque un film a basso costo, indipendente, ma di “genere”, e costruito con intelligenza e professionalità dal regista Matt Reeves, e recitato con la giusta “spontaneità” del cast di attori giovani e ancora sconosciuti. Da Lizzy Caplan a T.J. Miller, da Jessica Lucas a Mike Vogel, da Odette Yustman a Michael Stahl-David.
Siamo testimoni impotenti di una catastrofe improvvisa e inaspettata, vista attraverso l’occhio disturbato dei protagonisti e quello traballante della telecamera. Solo 85 minuti di suspense e terrore da docu-fiction, ora suggestivi ora mostruosi.
La storia è presto detta: alla vigilia della sua partenza per il Giappone, Rob ha organizzato una festa di arrivederci, durante la quale intende rivelare ai suoi amici ciò che realmente pensa di loro, per esprimere i suoi veri sentimenti e tagliare i legami irrisolti.
Il suo piano, ovviamente, va a monte per via di un evento imprevisto: mentre è in corso la festa, gli invitati vengono raggelati dall’annuncio televisivo di un terremoto in corso. Tutti si precipitano, prima sul tetto per valutare i danni del sisma, poi – quando una palla di fuoco esplode in lontananza e salta la corrente – in strada.
Una volta giù, fra urla umane e boati disumani, Rob e i suoi compagni si fanno largo in un paesaggio irriconoscibile, la metropoli fagocitata da qualcosa di soprannaturale, di terrificante. Ora bisogna cercare un luogo sicuro, un rifugio… Ma esiste realmente?
“Viviamo in un’epoca di grande paura – dice il produttore J.J. Abrams ‑. Vedere un film che descrive un evento assurdo, quale un’enorme creatura che attacca un’intera città, consente al pubblico di elaborare quella paura profonda in modo liberatorio e non dannoso. Anch’io vorrei vivere questa esperienza, andare al cinema e vedere un film esagerato ma ultrarealistico: e ‘Cloverfield’ certamente lo è”.
José de Arcangelo

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