Dalla sceneggiatrice del celeberrimo “Il Diavolo veste Prada”, Aline Brosh McKenna, un’altra garbata commedia al femminile, quindi romantica ed elegante, firmata Anne Fletcher, e su misura per la giovane in ascesa Katherine Heigl, lanciata dalla fortunatissima serie tivù “Grey’s Anatomy” e dal film “Molto incinta”, attorniata dal fascinoso James Marsden e dal prestante Edward Burns.
A parte i doppi sensi a cui accenna il titolo italiano, che in inglese suona semplicemente “27 dresses” - cioè “27 vestiti” tanti quanti ha indossato la protagonista come damigella alle nozze di amiche e parenti -, la commedia non cade mai nel volgare né tantomeno nel dozzinale, anzi se c’è un’ispirazione viene dai classici del genere targati Hollywood.
Jane (Heigl) è una ragazza romantica, idealista e altruista confinata eternamente al ruolo di damigella d’onore delle altre, in attesa che si avveri il sogno del “suo” matrimonio. Infatti, nel suo armadio conserva 27 abiti da damigella che confermano quanto sia brava nel prendersi cura degli altri (organizza anche le cerimonie e i party), ma altrettanto brava nello “scordare” se stessa.
Una sera, mentre fa la spola tra due ricevimenti nuziali, uno a Manhattan e l’altro a Brooklyn, viene notata da Kevin (Marsden), cronista che capisce al volo che un articolo – scrive per la rubrica settimanale sui matrimoni del New York Journal - su questa donna nozze-dipendente potrebbe servirgli a far carriera.
Jane, che crede sia uno scrittore, scopre che il cinismo di Kevin mette in discussione tutto ciò a cui lei tiene, ma a smuovere le acque arriva la sorella minore e modella Tess (Malin Akerman) che conquista il cuore del capo George (Burns), di cui Jane è segretamente innamorata.
Da questo incontro/scontro a quattro nasce una serie di equivoci che, ovviamente, porterà all’happy end, ma solo dopo il tradizionale gioco degli opposti che prima si respingono e alla fine si attraggono.
Nel cast anche un’efficace e brillante Judy Greer nel ruolo dell’amica del cuore e collega Casey. La calda e coloratissima fotografia è di Peter James (fedele collaboratore di Bruce Beresford, da “A spasso con Daisy” a “Mister Johnson”)
Da segnalare, infine, anche la trovata degli abiti creati da Catherine Marie Thomas (“Kill Bill”) che, spinta dalla Fletcher, ha creato 27 abiti (e altrettanti “numeri coreografici”) per niente normali, anzi “insoliti”. Da quello alla “Via col vento” (Matrimonio in Piantagione) al soprannominato Bahama Mama, dal vestito da cowgirl a quello subacqueo, da quello indiano al giapponese. Tutti molto colorati e spettacolari da far venire in mente il musical anni Cinquanta. Non è un caso che la regista, già coreografa e attrice, abbia lavorato come direttrice della seconda unità in “Hairspray” e debuttato dietro la macchina da presa con “Step Up”.
José de Arcangelo
Per altre recensioni vedi www.associazioneclaramaffei.org
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