mercoledì 17 settembre 2008

"Le tre scimmie", il nuovo dramma esistenziale di Ceylan



Premio per la migliore regia al 61° Festival di Cannes, esce ora nelle sale italiane “Le tre scimmie” (Uç Maymun) del regista turco Nuri Bilge Ceylan, già conosciuto dal nostro pubblico per “Uzak” (2004) - anch’esso presentato a Cannes dove ottenne il Gran Premio della Giuria e il doppio premio per la migliore interpretazione maschile -; ma anche per “Il piacere e l’amore”, presentato sempre alla Croisette nel 2006.
Anche stavolta si tratta di un dramma esistenziale contemporaneo, lucido e toccante, dove tutti negano la Verità eludendola, facendo finta di non vederla, di non sentirla e non parlandone, proprio come le “tre scimmie” della favola. Una famiglia “normale” che entra in crisi a causa di una serie di piccoli segreti che alla fine diventano grandi menzogne, e tenta, comunque, disperatamente di restare unita rifiutandosi di affrontare la verità, appunto. Ma facendo il gioco delle “tre scimmie” la famiglia riuscirà a cancellarla? Naturalmente no, e la Verità tornerà indietro come un boomerang portandola sull’orlo della tragedia.
Nuri Bilge Ceylan descrive i suoi personaggi attraverso gli sguardi, le cose non dette, i gesti quotidiani che nascondono segreti e desideri; spesso con un montaggio volutamente ‘fuori sincrono’ come per farci capire che ci sono verità che pensiamo o crediamo di rivelare, ma che in realtà non diciamo, convinti però di averle dette. Un dramma psicologico, dunque, che coinvolge ed emoziona, anche quando il ritmo è quello lento della riflessione e dove il silenzio ha il suo peso.
“Fin da piccolo – ha detto Ceylan – sono sempre stato affascinato e allo stesso tempo impaurito dalla straordinaria varietà delle manifestazioni della psiche umana. Mi ha sempre stupito osservare come nell’animo umano possano coesistere il desiderio di potere e la capacità di perdonare, l’interesse per le cose più sacre e per quelle più banali, l’amore insieme all’odio”.
“E quello che mi spinge a fare film – confessa - è proprio la volontà di comprendere il nostro mondo interiore, un mondo che è impossibile formulare razionalmente”.
Marito, moglie, figlio adulto, e un amico di famiglia – protagonisti della pellicola -, affrontano questo tipo di situazione emotiva e psicologica in una vicenda carica di relazioni complesse e violente che li coinvolge tutti.
“Ho cercato di drammatizzare i pensieri astratti – dichiara l’autore, co-sceneggiatore con la moglie Ebru Ceylan ed Ercan Kesal -, le convinzioni e i conflitti concettuali che viviamo nel profondo di noi stessi personificandoli nei protagonisti del film. La cosa più interessante, in questa vicenda, è la deviazione che sconvolge tutto l’insieme, la strada secondaria che si stacca da quella principale. Per esempio, il momento in cui una persona molto coraggiosa all’improvviso si ritrova in ginocchio, tremante di paura; o quello in cui un vigliacco dà un’improvvisa prova di coraggio. Quello che abbiamo voluto fare è stato sforzarci di capire la natura umana e noi stessi, e rappresentarla attraverso questo tipo di scarto”.
Per Ceylan, che è anche un apprezzato fotografo, la costruzione dell’immagine ha una grande importanza e anche in questo caso si avvale di un ottimo collaboratore, il direttore della fotografia Gokhan Tiryaki che crea l’atmosfera giusta per ogni situazione, diventando spesso lo specchio di ogni personaggio, e riflettendo il loro stato d’animo.
Ottimo quartetto d’attori: Yavuz Bingol (Eyup), Latice Aslan (Hacer), Ahmet Rifat Sungar (Ismail, il figlio) ed Ercan Kesal (Servet). Il film è una coproduzione fra Turchia, Francia e Italia (Bim).
4 - José de Arcangelo
Nelle sale dal 12 settembre distribuito da Bim distribuzione

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