venerdì 5 dicembre 2008

Stella, un'adolescente alla scoperta della vita e della cultura










Un nuovo film sull’adolescenza, ma delicato e al tempo stesso intenso e verosimile, “Stella” di Silvie Verheyde presentato all’ultimo festival di Venezia, nelle Giornate degli Autori, dove ha conquistato il pubblico e Nanni Moretti che quando l’ha visto e l’ha adorato e, quindi, deciso di farlo uscire nelle sale italiane tramite la ‘sua’ Sacher Distribuzione. Per presentarlo sono arrivate a Roma la regista – al suo terzo lungometraggio – e la protagonista, l’undicenne Léora Barbara, ospiti dell’Ambasciata di Francia.
Ambientata nel 1977, la pellicola narra la storia autobiografica di Stella, al suo primo anno in una prestigiosa scuola media di Parigi. Per lei è l’ingresso in un mondo nuovo, lontano da tutto quello che conosce. Quasi un miracolo per una ragazzina che vive in un ‘café’, gestito dai genitori e frequentato dalla classe operaia, in un quartiere popolare di Parigi. E sarà questo anno di scuola a cambiare la sua vita per sempre. Grazie anche alla sua nuova amica del cuore e alla letteratura, visto che scopre anche Balzac e la Duras.
“E’ ispirata ai miei ricordi d’infanzia – esordisce l’autrice -, al mio passato, alla mia memoria ed in particolar modo al mio primo anno alle scuole medie, nel 1977. Era da tempo che volevo fare un film che parlasse di questo, ma ho iniziato a scrivere il soggetto solo 4 anni fa, quando mio figlio iniziava le scuole medie, che al contrario di me è un bravo scolaro. Era un momento di grande fermento e discussioni: sull’autorità, sul velo, sulla scuola come strumento di crescita sociale e via dicendo. E mi sono trovata a riflettere sulla mia propria visione della scuola, di quella media in particolare, alla quale mi sono aggrappata, nonostante i numerosi spostamenti dei miei genitori. E’ stata il mio unico punto di riferimento, la mia ancora durante l’adolescenza. Volevo parlare dell’opportunità che mi era stata data.”
Però il film è anche la storia di un’amicizia nata al di là delle barriere sociali e culturali, e illustra anche la scoperta della letteratura, dell’arte da parte di una ragazzina (quasi) sola in mezzo alla folla; le prime avvisaglie del sesso, del primo amore. Il tutto, sogni e pericoli inclusi, raccontato con eleganza e grande sensibilità e visto attraverso gli occhi della stessa Stella. Infatti la regista aveva pensato in un primo momento di usare la sua come voce narrante ma alla fine l’ha affidato alla stessa Stella-Léora.
“Pensavo che trovare la protagonista sarebbe stato un processo lunghissimo – confessa la regista – perché non cercavo una giovane attrice, ma ho visto un video di Léora la prima settimana e mi sono convinta che fosse lei, anche se ho continuato per un po’ a vederne altre. Lei era quella giusta perché non si atteggiava come un’attrice, non si metteva in mostra. Era sì determinata, fragile e misteriosa e mi sono fidata di lei.”
Timida come ogni grande attrice che si rispetti, la piccola Léora non parla molto in pubblico: “Sì sono un po’ come Stella – dice – ma anche diversa, e frequento una scuola simile a quella del film.”
E poi ci confessa che i suoi scrittori preferiti sono Guy de Maupassant, Molière e Shakespeare, e, tra le attrici, Angelina Jolie e Scarlett Johansson, mentre tra i francesi il regista Laurent Cantet e l’attore Jean-Pierre Darroussin.
“Sul set non parlavamo molto – dichiara Verheyde -. Le ho dato davvero poche indicazioni. Ci capivamo. Abbiamo provato tantissimo prima ma ho evitato di riprovare durante le riprese. Lei era convinta e consapevole del suo personaggio. Ha messo tutta se stessa in questo lavoro, cosa che era necessaria, e talvolta le riprese non sono state facili. Mi ha aiutata molto e più giravamo, più la storia di Stella diventava la sua. E’ nata una grandissima alchimia”
“Ci sono stati dei cambiamenti positivi e negativi – aggiunge a proposito della scuola -. L’idea di raccontare l’epoca anche per conservare una certa autenticità, riflettere sui cambiamenti. Non a caso oggi c’è un dibattito sulla scuola di ritorno. Si cerca di tornare alle classi separate, maschi e femmine come una volta, al grembiulino. Mentre invece la scuola era in passato la cultura, la società, e oggi questo si è un po’ perso. La scuola ha grande importanza nella vita del ragazzino perché la letteratura, l’arte, insomma la cultura sono strumenti fondamentali per rendere la vita più ricca, più bella e tutto questo va vissuto.”
Sullo sfortunato Guillaume Depardieu, figlio di Gérard, alla sua ultima interpretazione nella parte di Alain-Bernard, frequentatore del bar, la regista dichiara: “Guillaume aveva finito il film, non c’erano altre scene nella sceneggiatura né altre girate e poi tagliate. Gli ho proposto il ruolo del ‘principe azzurro’ e lo è stato veramente per tutta la troupe. Le sue ultime immagini sono luminose, piene di energia e di tenerezza. La sua morte ci ha colpiti tutti.”
Grande importanza ha la musica dell’epoca e la canzone “Ti amo” di Umberto Tozzi, che è il tema dell’innamoramento di Stella, Silvie Verheyde ammette: “Amavo moltissimo Tozzi e lo trovavo bello. La musica popolare serve soltanto a dirci in quale epoca siamo. E anche a definire una classe sociale. A casa di Gladys (l’amica del cuore di Stella, figlia di genitori ebrei argentini ndr.), in salotto, ci sono scaffali pieni di libri. A casa di Stella c’è un jukebox. Ho usato la musica letteralmente. I sentimenti di Stella e la sua voce si rispecchiano nelle canzoni di Sheila, Daniel Guichard e Gérard Lenormand, o nei testi di Bernard Lavilliers. La musica segue la sua evoluzione. Più il film va avanti più Stella entra in contatto con il proprio sentire e più la musica originale diventa importante. E poi c’è la canzone dei titoli di coda. Sono le sue parole: ‘Vado lontano… sono lontano… non voglio fermarmi qui…’ Ma la voce è la mia.”
Dunque, il riuscito ritratto di un’adolescente, originale e commovente, lontanissimo dalle commedie sciocche e da quelle sentimental-edulcorate a cui ci ha abituato il cinema degli ultimi anni.
Nel cast, tra professionisti e non, anche Karole Rocher (la madre), il cantante e compositore Benjamin Biolay (il padre), entrambi diretti in precedenza dalla regista, Melissa Rodrigues (Gladys), Laetitia Guerard (Geneviève, l’amica delle vacanze), Johan Libereau (Loic), Jeannick Gravelines (Bubu), Thierry Neuvic (Yvon), Valérie Stroh (signora Tillier Dumas), Anne Benoit (signora Douchewsky) e Christopher Bourseiller (signor Lapin).
José de Arcangelo
Nelle sale dal 5 dicembre distribuito dalla Sacher Distribuzione in 15 copie doppiate e in 3 copie in v.o. con sottotitoli italiani. Purtroppo il film ha avuto il divieto ai minori di 14 anni, fatto assurdo visto che il film è dedicato proprio agli adolescenti ed offre a loro l'occasione di capire qual è l'importanza della scuola nella nostra formazione.

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