lunedì 27 aprile 2009

Disastro a Hollywood: supercast per una malinconica commedia sulla mecca del cinema




Supercast per una malinconica, ma corrosiva, commedia firmata dal grande artigiano Barry Levinson sul cinema e dintorni. “Disastro a Hollywood” arriva in sala quasi un anno dopo la sua presentazione – in chiusura – a Cannes 2008. Protagonista – e produttore con la sua Tribeca Productions - è Robert De Niro, proprio lui che trent’anni fa aveva interpretato un giovane (l’ultimo) tycoon ne “Gli ultimi fuochi” di Elia Kazan. L’attore è affiancato da Catherine Keener (l’executive Lou Tarnow), John Turturro (lo stressato agente Dick Bell), Michael Wincott (il frenetico regista Jeremy Brunell), Robin Wright Penn (l’ex moglie Kelly), Kristen Stewart (la figlia del primo matrimonio Zoe), Stanley Tucci (lo sceneggiatore Scott Salomon) e, nel ruolo di se stessi (o quasi), il grande Sean Penn e la ‘star’ Bruce Willis.
Una commedia, più amara che dolce, tratta dal romanzo best seller di Art Linson “What Just Happened: Storie amare dal fronte di Hollywood”, e sceneggiata dallo stesso scrittore. Argomento non nuovo ma visto dalla parte di un produttore cinematografico (quasi) indipendente e nella mecca del cinema oggi, fra crisi economica e di identità.
Ben-De Niro vive due settimane d’inferno – per fortuna col sorriso a fior di labbra -, cercando disperatamente di salvare la sua carriera dagli squali che popolano il mondo del cinema e sforzandosi di mantenere unita la propria famiglia, due ex mogli e una figlia un po’ ambigua. E, soprattutto, che il duro e crudo “thriller d’autore” da lui prodotto non risulti un fiasco al botteghino e venga accolto calorosamente almeno al festival di Cannes, dove è già stato selezionato.
Quindi, il mondo del cinema (americano) attraverso una sorta di analisi viscerale, affettuosamente cattiva: dalle scenate ai capricci (non solo dei divi), dalla totale mancanza di indulgenza al cinismo, dalla poca fiducia alla ricorrente paura di un’imminente crisi che, comunque, prima o poi arriverà. Anche perché non siamo mica negli anni Trenta, quando la grande depressione buttò giù tutto e tutti, ma non il cinema, anzi.
Comunque il film diverte perché costruito con sana e graffiante (auto) ironia ed è sostenuto da una squadra d’attori che non delude mai, anche quando prendono in giro se stessi e nonostante la Hollywood contemporanea non sia più quella patinata ed allegra di una volta, ma questa della disperazione e della paura striscianti. E il film nel film, interpretato appunto da Sean Penn (con un passaggio vero alla Croisette), serve a dimostrare, se ce ne fosse bisogno, come il destino di un’opera – e quindi del cinema tout court - dipenda sempre ed esclusivamente dal pubblico, al di là delle ambizioni del regista e delle pretese del produttore. Perciò in America le anteprime con spettatori ‘veri’ servono soprattutto ai produttori per lanciare il ‘prodotto’ in un modo o nell’altro, oppure per ‘cambiare’ o ‘tagliare’ un finale (e spesso qualcos’altro) che possa turbare l’opinione pubblica, offendere qualcuno o deludere qualcun altro.
Peccato però che la pellicola - diretta sempre con sicuro mestiere da Barry Levinson -, nonostante i suoi pregi, non abbia conquistato il pubblico statunitense, ritardando così – come di solito accade – l’uscita italiana, ma non solo. Però è già tanto che sia riuscita ad uscire nelle sale anziché direttamente in dvd.
La fotografia è firmata da Stéphane Fontaine, mentre le musiche sono di Marcelo Zarvos. Però regista e protagonista rendono un piccolo omaggio al nostro premio Oscar (alla carriera, dopo tante nomination) Ennio Morricone, attraverso “L’uomo con l’armonica”, da “C’era una volta il West”, che De Niro ascolta quando è sulla sua macchina.
José de Arcangelo

Nelle sale da venerdì 17 distribuito da Medusa

Nessun commento: