E' finalmente arrivato nelle sale italiane “Teza” di Haile Gerima (Etiopia) - già Premio Speciale della Giuria e Osella d’oro per la miglior sceneggiatura alla 65a. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e vincitore del Tanit d’Oro alla 22a. edizione delle Giornate Cinematografiche di Cartagine, il più vecchio e più importante festival del continente africano.
“Teza” è la cronaca di oltre trent’anni di storia etiope attraverso il ritratto di un
uomo, l’intellettuale Anberber che ritorna al suo paese durante il repressivo regime marxista di Haile Mariam Mengistu, dopo aver passato più di quindici anni in Germania, dove si è laureato in medicina.
Ma Anberber è stato colpito da una sorta di amnesia, da uno shock emozionale: ha perso una gamba ed è tormentato da terribili incubi. Proprio allora raggiunge il villaggio della sua infanzia, e l’anziana madre che lo aspetta da anni senza aver avuto più notizie da lui. Pian piano, l’uomo prenderà coscienza del proprio disallineamento e della propria impotenza di fronte alla dissoluzione dei valori umani e sociali del suo popolo. Attraverso i ricordi d’infanzia ma anche tramite gli episodi, ovviamente rimossi, di efferata violenza di cui è stato vittima lui e tutto il popolo etiope.
Una sorta di saga familiar-politica, forse troppo lunga (2 ore e 20’), che però coinvolge e commuove, induce a conoscere e a riflettere. E lo fa senza retorica né falso moralismo, ci riporta negli anni Settanta della contestazione e dell’impegno sia in Africa sia in Germania: le discussioni, le lotte, il razzismo, la repressione, i rapporti nelle coppie miste. Infine, ad a
nni più recenti fra guerra e Aids, miseria e disperazione.
“Anberber – ha detto il regista – rappresenta un individuo invischiato nella linea cronologica della storia. Per fuggire dal mondo si ritira nella terra della sua infanzia e questo diventerà lo scopo finale della sua esistenza. Immediatamente, però, si trova di fronte ai problemi socio-economici del suo paese d’origine, senza trovare scampo”.
Per poi concludere, confessando: “L’idea di identità e di liberazione rappresenta forse per me e per la mia visione di cinema indipendente il vero obiettivo. Raccontare la storia di qualcuno significa scrivere il nome di qualcuno sulla carta della Storia e farlo onorando le battaglie dei propri antenati è fondamentale per assicurare alle generazioni future documenti che possono permettergli di elaborare una strategia di salvezza. La storia, la cultura e il benessere socio-economico di tutti i popoli di origine africana sono la mia prima preoccupazione, ma la più grande motivazione come regista è preservare la loro umanità”.
Uno spaccato - soprannominato “La meglio gioventù di un paese sconosciuto” - di vita e di storia (recente) di un paese che dovremmo conoscere di più, visto che è stato una delle ‘colonie’ del fascismo e dove esiste ancora un posto chiamato Monte Mussolini. Una tragica epopea che riporta in mente tante altre, vicine e lontane, fra sogni infranti ed ideali traditi, tra guerre assurde e traffici di ogni sorta.
Inoltre, l’8 marzo scorso, il film si è aggiudicato anche lo Stallone d'oro di Yennega, il più importante riconoscimento del Festival panafricano del cinema e della televisione di Ouagadougou (Fespaco).
L’opera di Gerima - acclamata dalla critica al festival di Venezia e presentata nella selezione ufficiale del Toronto International Filmfest - ha ricevuto, a Cartagine, anche altri 4 premi ufficiali (migliore sceneggiatura, miglior fotografia, migliore musica e miglior attore non protagonista), e tutta i media africani e arabi, hanno gridato al capolavoro, definendolo un film epocale per il cinema del continente.
José de Arcangelo
Nelle sale dal 27 marzo distribuito da Ripley’s Film
“Teza” è la cronaca di oltre trent’anni di storia etiope attraverso il ritratto di un

Ma Anberber è stato colpito da una sorta di amnesia, da uno shock emozionale: ha perso una gamba ed è tormentato da terribili incubi. Proprio allora raggiunge il villaggio della sua infanzia, e l’anziana madre che lo aspetta da anni senza aver avuto più notizie da lui. Pian piano, l’uomo prenderà coscienza del proprio disallineamento e della propria impotenza di fronte alla dissoluzione dei valori umani e sociali del suo popolo. Attraverso i ricordi d’infanzia ma anche tramite gli episodi, ovviamente rimossi, di efferata violenza di cui è stato vittima lui e tutto il popolo etiope.
Una sorta di saga familiar-politica, forse troppo lunga (2 ore e 20’), che però coinvolge e commuove, induce a conoscere e a riflettere. E lo fa senza retorica né falso moralismo, ci riporta negli anni Settanta della contestazione e dell’impegno sia in Africa sia in Germania: le discussioni, le lotte, il razzismo, la repressione, i rapporti nelle coppie miste. Infine, ad a

“Anberber – ha detto il regista – rappresenta un individuo invischiato nella linea cronologica della storia. Per fuggire dal mondo si ritira nella terra della sua infanzia e questo diventerà lo scopo finale della sua esistenza. Immediatamente, però, si trova di fronte ai problemi socio-economici del suo paese d’origine, senza trovare scampo”.
Per poi concludere, confessando: “L’idea di identità e di liberazione rappresenta forse per me e per la mia visione di cinema indipendente il vero obiettivo. Raccontare la storia di qualcuno significa scrivere il nome di qualcuno sulla carta della Storia e farlo onorando le battaglie dei propri antenati è fondamentale per assicurare alle generazioni future documenti che possono permettergli di elaborare una strategia di salvezza. La storia, la cultura e il benessere socio-economico di tutti i popoli di origine africana sono la mia prima preoccupazione, ma la più grande motivazione come regista è preservare la loro umanità”.
Uno spaccato - soprannominato “La meglio gioventù di un paese sconosciuto” - di vita e di storia (recente) di un paese che dovremmo conoscere di più, visto che è stato una delle ‘colonie’ del fascismo e dove esiste ancora un posto chiamato Monte Mussolini. Una tragica epopea che riporta in mente tante altre, vicine e lontane, fra sogni infranti ed ideali traditi, tra guerre assurde e traffici di ogni sorta.
Inoltre, l’8 marzo scorso, il film si è aggiudicato anche lo Stallone d'oro di Yennega, il più importante riconoscimento del Festival panafricano del cinema e della televisione di Ouagadougou (Fespaco).

L’opera di Gerima - acclamata dalla critica al festival di Venezia e presentata nella selezione ufficiale del Toronto International Filmfest - ha ricevuto, a Cartagine, anche altri 4 premi ufficiali (migliore sceneggiatura, miglior fotografia, migliore musica e miglior attore non protagonista), e tutta i media africani e arabi, hanno gridato al capolavoro, definendolo un film epocale per il cinema del continente.
José de Arcangelo
Nelle sale dal 27 marzo distribuito da Ripley’s Film
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