venerdì 15 ottobre 2010

Luc Besson vi presenta "Adèle e l'enigma del Fararaone"

Luc Besson torna alla regia per raccontarci una fantastica avventura, fra passato, presente e futuro, tratta dai fumetti di Jacques Tardi che, dopo aver esitato per lungo tempo (dieci anni fa l’aveva affidato ad un altro regista ma poi il progetto era saltato), ha deciso di cedere i diritti cinematografici della sua eroina, una sorta di pre Indiana Jones in g
onnella, al più quotato degli autori-produttori francesi.
Un’avventura dalle immagini bellissime e tecnicamente ineccepibile ma, purtroppo, senz’anima. Peccato perché questa assenza di vere emozioni – di suspense e di tensione - è un difetto non da poco per una pellicola che dovrebbe e vorrebbe coinvolgere lo spettatore in tutti i sensi e non solo con le scenografie e gli effetti speciali, ottimi e funzionali alla storia. Comunque, la giovanissima Louise Bourgoin (dalle previsioni del tempo in tivù ad attrice) è la vera rivelazione del film: bella, brava e con una forte personalità. E’ lei Adèle Blanc-Sec (sì, proprio come il vino), intrepida e giovane giornalista, pronta a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi, tanto che approderà fino in Egitto per affrontare mummie di ogni forma e dimensione. Nel frattempo - siamo nel 1912 -, Parigi è in preda al panico più totale: un uovo di pterodattilo di 136 milioni di anni fa conservato in una teca del museo di storia naturale si è improvvisamente e misteriosamente schiuso liberando un gigantesco uccello che terrorizza i cieli della ville lumière. Però nulla può preoccupare né fermare Adèle, le cui straordinarie disavventure riservano tante inimmaginabili sorprese, anche in famiglia.
Non mancano le citazioni d’autore e di genere, dall’Hitchcock di “Gli uccelli” ai vari Indiana Jones e “La mummia” vecchia e nuova, dallo Spielberg di “Jurassic Park” alla leggenda azteca del serpente alato che ha ispirato tanti horror. Così come gli scienziati pazzi e gli avidi nemici di turno. Però anche queste restano solo rivisitazioni costruite accuratamente ma fredde e senza brivido, trasformando il film in una sorta di surreale kolossal destinato ad un pubblico di ragazzini né troppo piccoli né troppo grandi.
Fedele all’originale, la sceneggiatura di Besson è più che riuscita nel disegno della protagonista, una donna emancipata ante litteram, sovversiva e sensibile, coraggiosa e dolce, forte ed elegante. Un po’ meno in quello dei personaggi di contorno che, se rispettano il grottesco aspetto fisico di quelli disegnati, rischiano di cadere nella macchietta nella recitazione. E così anziché inquietanti diventano caricaturali. Ottima invece l’ambientazione/ricostruzione della Parigi inizio Novecento (fotografia di Thierry Arbogast e scenografie di Hugues Tissandier), tanto quanto le inquadrature, che seguono il ‘taglio’ dei fumetti, e il montaggio (di Julien Rey) che le rafforza.
Il finale, come in ogni film di genere che si rispetti, è apertissimo, quindi se tutto va bene (soprattutto al botteghino) forse ci ritroveremo un sequel, anche se Besson dichiara che per il momento non è disposto a farlo, mentre lo è la protagonista perché si è innamorata del suo personaggio.
Nel cast anche Mathieu Almaric (Dieuleveult), Gilles Lellouche (Caponi), Jean-Paul Rouve (Justin de Saint Hubert), Jacky Nercessian (Esperandieu) e Laure de Clermont-Tonnerre (Agathe).
José de Arcangelo

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