martedì 5 ottobre 2010

Una 'commediaccia' made in Hollywood: "Un weekend da bamboccioni" con Adam Sandler

Bel cast – sprecato – per la consueta commediola americana, anche questa sui contrasti culturali e di costume, che mette a confronto città e provincia nella sterminata America. Uno dei quei prodotti che puntano sul successo (in patria) di un comico come Adam Sandler (anche sceneggiatore con Fred Wolf) e sull’esotica bellezza della conturbante Salma Hayek.
Si tratta della solita rimpatriata – idea non nuova sul grande schermo - di cinque ex compagni di scuola, vecchi compagni di squadra, che si riuniscono dopo trent’anni per il funerale dell’anziano allenatore di pallacanestro della loro infanzia. Con moglie e figli al seguito,
trascorrono il weekend del 4 luglio nella casa sul lago dove anni prima hanno festeggiato la vittoria della squadra e poi hanno avuto le loro prime avventure adolescenziali. Ricordando le atmosfere del passato, scopriranno man mano che crescere non significa necessariamente diventare adulti.
Tra verità nascoste e ossessioni, tra apparire ed essere le comiche disavventure – comunque qualche risata il film la strappa – di questo gruppo, con famiglie al seguito e non, poco omogeneo nelle scelte e nelle carriere che finirà per ritrovare il tempo, la scioltezza e i sentimenti perduti. Anche perché Lenny Feder (Sandler) è un pezzo grosso di Hollywood che di fronte ai vecchi amici cerca di non ostentare e, quindi, nascondere la sua agiatezza (la tata la fa passare per una studentessa cinese, loro ospite), mentre la moglie Roxanne (Salma Hayek) è una famosa stilista che dovrebbe partire l’indomani per una sfilata a Milano.
Gli amici e le mogli sono il gigante buono Eric Lamonsoff (Kevin James) e la vivacissima consorte Sally (la sempre brava e qui un po’ penalizzata Maria Bello); il frustrato afroamericano Kurt McKenzie (Chris Rock), con moglie Deanne (Maya Rudolph) in carriera e costretto a fare il casalingo, però senza successo in cucina; l’eterno ragazzino, via di mezzo tra Elvis e Oompa Loompa, Rob Hilliard (il Rob Schneider di “), sempre infatuato di donne con almeno vent’anni più di lui, come Gloria (Joyce Van Patten), che potrebbe essere sua madre; e il single impenitente Marcus Higgins (David Spade), hippy stralunato e donnaiolo.
In fin dei conti una commedia come tante e, forse, peggio di certe ‘commediacce’ nostrane che nonostante ciò ‘riesce’ ad uscire nelle sale. Sarà proprio per gli attori – in patria nel primo weekend ha raccolto più di 40 milioni di dollari -, anche se il protagonista da noi non ha mai veramente sfondato. Del resto anche il regista Dennis Dugan, che aveva già firmato lo sgangherato “Zohan”, si limita a mettere insieme questa strampalata banda di quarantenni ancora infantili, tanto quanto il film che si avvale di effetti sonori quali peti, grida e urla, e di gag fisiche (anche pipì e popò) e gestuali vecchie quanto il cinema stesso, cioè ereditate dal muto. Quindi è giusto non pretendere il disegno psicologico dei personaggi né qualche riflessione sull’attualità, tranne l’ormai solita nostalgia dei genitori per i vecchi giochi collettivi e all’aria aperta; contro quelli supertecnologici e ‘da camera’ dei figli.
Nel cast anche il redivivo Steve Buscemi (Wiley, vecchio rivale nel basket), Ebony Jo-Ann (mamma Ronzoni), Di Quon (Rita), Tim Meadows (Malcolm), Madison Riley (Jasmine Hilliard) e Jamie Chung (Amber Hilliard).
1 stella (su 5)- José de Arcangelo
Nelle sale dal 1° ottobre distribuito da Sony Pictures Releasing Italia

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