
Un film - presentato in anteprima al Festival del Cinema di Bari - che coinvolge e commuove anche i non appassionati dell’automobilismo perché ricostruisce – attraverso filmini di famiglia, interviste, filmati e video delle corse, allora non digitali, e testimonianze e cronache di giornalisti sportivi, colleghi, amici e familiari – la vita di un ragazzo brasiliano di famiglia benestante che aveva una sola grande passione, le corse. Dalle prime gare internazionali su karting alla Formula 1 (tre volte campione del mondo) e alla sua precoce e assurda morte a Imola, durante il Gran Premio di San Marino del 1994.
Il ritratto di un corridore sinceramente appassionato, modesto e onesto, a cui davano fastidio la ‘politica economica’ a cui lo sport e in particolare l’automobilismo andava man mano cedendo spazio, e gli ‘intrighi del settore’.
Un campione sostenuto da passione e fede, che dedicò tutto se stesso alle corse perché – come lui stesso confessava – quella era la sua vita. Amatissimo nel suo paese, il Brasile, era diventato l’eroe di tutti, quello che – al di là della povertà e della miseria – offriva loro una ragione di orgoglio e allegria. Ma anche un pilota ammirato e seguito in tutto il mondo, dall’Europa all’Asia, dall’America all’Australia.
Un giovane generoso che aveva deciso di aiutare il suo pubblico, il suo popolo, soprattutto i bambini del suo paese. Infatti, dopo la sua precoce morte – a soli 34 anni - è nata la Fondazione Istituto Ayrton Senna, che offre la possibilità di

ricevere un’istruzione a milioni di ragazzini brasiliani poveri. Nel film gran parte del materiale filmato è inedito e proviene dall’archivio dell’istituto stesso, oltre che da quello della Società della Formula 1 e della famiglia Senna che, non solo ha dato il consenso, ma ha offerto anche la sua collaborazione alla produzione.
Quindi, sul grande schermo le fugaci e brillanti vita e carriera di Senna, con le sue conquiste fisiche e spirituali sul tracciato e fuori, la sua ricerca della perfezione – e anche la ‘rivalità’ con il campione uscente Alain Prost -, e lo status di leggenda che si era aggiudicato, lo straordinario percorso sportivo del pilota di Formula Uno, dalla sua prima stagione nel 1984 fino alla sua morte, un decennio dopo.
La cronaca della tragica morte: “La domenica della gara, Senna riuscì a fare appena due giri prima che la safety car si fermasse, schiantandosi subito dopo nella velocissima curva Tamburello, urtando un muro di cemento a più di 130 miglia orarie. Nel 1987, Nelson Piquet aveva avuto un incidente su quella stessa curva, uscendone appena contuso; nel 1989 Gerhard Berger era uscito dalla Tamburello con la vettura trasformata in una palla di fuoco. Rimase ferito ma sopravvisse. Nel 1994, quando Senna ebbe il fatale incidente, la sua vettura urtò il muro con un’angolazione diversa e parte delle sospensioni gli finirono addosso, bucandogli il casco e causandogli delle fratture al cranio che si rivelarono fatali. I medici trovarono una bandiera austriaca nella sua vettura: voleva rendere omaggio a Ratzenberger alla fine della corsa”.

La pellicola è stata scritta da Manish Pandey e prodotta da James Gay Rees, Tim Bevan ed Eric Fellner e approda nelle sale distribuita dall’Universal Pictures, in associazione con StudioCanal, ed è stata prodotta dalla Working Title in associazione con la Midfield Films. I produttori esecutivi sono Kevin Macdonald, Manish Pandey, Debra Hayward e Liza Chasin.
José de Arcangelo
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