
lo conferma ancora una volta.
Partendo da un fatto storico di tragica importanza Redford regista riflette su giustizia e vendetta, sul nazionalismo che diventa fanatismo, sulle maggioranze che si impongono brutalmente alle minoranze, su intolleranza e pacifismo, su dubbio e sospetto, su innocenza e colpevolezza. Temi sempre attuali ed universali. E soprattutto su come sempre si trovi un capro espiatorio per una ‘punizione esemplare’. Non a caso la vicenda ci riporta in mente il dopo 11 settembre.
Infatti, in questo primo film prodotto dall’American Film Company – società che si prefigge d’indagare su aspetti poco conosciuti della storia statunitense -, l’autore analizza la reazione della ‘nazione’ all’assassinio di Lincoln, le tragiche conseguenze di quello che fu, allora, l’omicidio più sconvolgente della storia americana. Come lo sarà oltre un secolo dopo quello di JF Kennedy.
“Il film parla di come si cercasse di impedire l’aggravamento della polarizzazione politica di allora – afferma il regista -, il paese era profondamente diviso, non solo fra Nord e Sud, ma anche all’interno del governo, tra chi voleva imporre punizioni e restrizioni al Sud sconfitto che avrebbero provocato sofferenze e risentimento tra i Confederati e chi,

La storia: dopo l’omicidio di Abramo Lincoln, sette uomini e una donna vengono arrestati con l’accusa di aver cospirato per uccidere il Presidente, il Vice presidente e il Segretario di Stato. La donna accusata, Mary Surratt (un’intensa e irriconoscibile Robin Wright, ex Penn) è la proprietaria della pensione dove l’attore John Wilkes Booth (Toby Kebbell) e gli altri si riunivano per pianificare la congiura. Nell’inquieta Washington nel periodo che segue la Guerra Civile, il ventottenne Fredrick Aiken (un sempre efficace James McAvoy, da “Espiazione” a “X-Men: l’inizio”), valoroso soldato ora avvocato, accetta – pur controvoglia – di difendere la vedova davanti a un tribunale militare.
Durante lo sbrigativo processo Aiken si convince sempre più dell’innocenza della sua cliente, ed inizia a pensare che sia stata usata, appunto, come capro espiatorio al fine di catturare l’unico cospiratore scampato all’arresto, suo figlio John (Johnny Simmons). Mentre tutti e tutto è contro di lei, Mary è costretta ad affidarsi ad Aiken per scoprire la verità ed avere salva la vita, però non a costo di quella del figlio. Ma se la verità non è mai soltanto una, la ragione di Stato farà comunque della Surratt la prima donna condannata a morte della democratica e giovanissima nazione. Mentre Aiken abbandonerà la carriera di avvocato per diventare uno dei più attivi giornalisti del “Washington Post”.
Sceneggiato da James D. Solomon, “The Conspirator” è un coinvolgente ed emozionante dramma processuale, fra thriller e action movie, che si avvale delle prestazioni di due grandi attori come Kevin Kline, nel ruolo di Edwin M. Stanton, e di Tom Wilkinson in quello di Reverdy Johnson. Ma del cast fanno parte anche Evan

Rachel Wood (Anna Surratt, la figlia), Danny Huston (Joseph Holt), Justin Long (Nicholas Baker), Colm Meany (generale David Hunter) e Stephen Root (John Lloyd).
José de Arcangelo
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