
nel suo film.
Un colpo di stato militare – appoggiato non solo moralmente dagli Stati Uniti - che soffocò il primo ‘esperimento’ di governo socialista democratico eletto e sostenuto dal popolo in America Latina. Ispirato al libro autobiografico di Sergio Bitar, allora Ministro delle miniere per Salvador Allende, che quella orribile esperienza l’ha vissuta sulla propria pelle, “Dawson, Isla 10” (titolo originale) ricostruisce la prigionia su un’isola dimenticata dal mondo, all’imboccatura dello stretto di Magellano, flagellata dal freddo polare.
“E’ un caso esemplare in cui la tortura – afferma l’autore -, oltre che fisica, diventa soprattutto intellettuale e psicologica. E l’obiettivo centrale dell'oppressore è quello di cancellare l'identità e perfino la nazionalità, distruggere la volontà, estirpare ogni segno di appartenenza e capacità di ragionare. Ma se l'oppresso sviluppa la capacità di resistere e mantenere intatta la propria dignità, come accadde per i ‘prisioneros’ di Dawson, i ruoli si ribaltano e l'oppresso inizia a esercitare la sua superiorità intellettuale sull'oppressore, che

può solo contare sulla forza (bruta ndr.). Così gli uomini dell’isola riuscirono a ricostruirsi uno spazio democratico. Utilizzando il loro stato di prigionieri di guerra, organizzarono corsi secondo le rispettive professioni precedentemente esercitate. Si può addirittura parlare di una 'Repubblica di Dawson' tenendo conto però che fu una conquista dei prigionieri e mai concessione degli aguzzini. Che non sapevano come comportarsi. Per questa ragione applicarono la Convenzione di Ginevra riservata ai ‘prigionieri di guerra di una nazione straniera’”.
Un dramma carcerario senza altre sbarre che quelle della tortura psicologica per nulla retorico né angosciante, avvincente e lucido che dovrebbe almeno incuriosire i giovani spettatori anche da noi, visto che si fa presto a dimenticare e, come si diceva allora e sempre, a fare di tutt’erba un fascio.
E bisogna ricordare che la dittatura di Pinochet diede il via ai ‘golpes’ militari a catena in tutto il Sudamerica (Uruguay, Argentina

e pian piano fino all’America Centrale), i più feroci e spietati della storia sudamericana, e dell’intero Novecento.
4 (su 5 stelle) - José de Arcangelo
Nelle sale dal 17 giugno distribuito da Nomad Film Distribution
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