Però il mix dei due generi non ha contrasti, manca la vera tensione (che allora quando diventava insostenibile veniva stemperata dall’humour nero) e,

spesso, anche la suspense, tanto che il passaggio dallo scherzoso allo spaventevole non ha scatti inaspettati e le situazioni (a volte anche le battute) diventano prevedibili.
Peccato perché si intuisce che i giovanissimi di oggi lo troveranno, forse, carino, appunto, perché non ci sono, o non possiedono, riferimenti doc oltre quello della saga di “Twilight” – che il film cita volentieri negativamente -, quindi per loro la resa e la fruizione saranno diverse.
E se la ‘firma’ di Marti Noxon, già sceneggiatrice del serial “Buffy”, faceva ben sperare, resta un teen movie per ragazzi ancora più piccoli ai quali il divieto ai minori di 14 anni priva la visione. Lo era anche l’originale ma lì e allora la sensualità, l’erotismo e la violenza erano tutt’altro che accennate, anzi viste e ‘sentite’ dallo spettatore. Inoltre, lo splatter digitale odierno resta quindi molto ‘freddo’ e per niente da ‘brivido’, mentre la trasformazione in diretta ormai non sorprende né commuove nessuno finendo

per sprecare anche l’ottima qualità del risultato. Tanto da dover rendere omaggio al capostipite nella ‘trasformazione’ della ragazza.
Infine i personaggi, i coprotagonisti in particolare (vedi l’amico nerd Ed che scompare e riappare nel sottofinale), non sono incisivi, mancano di sostanza e profondità. Dell’originale di Tom Holland resta poco, la struttura, diciamo il soggetto, ma sono pochi i particolari originali e trasgressivi rimasti del caro vecchio “Ammazzavampiri” (1985). E il regista Craig Gillespie, autore di “Lars e una ragazza tutta sua”, nonostante, come Farrell, si dichiari un fan dell’originale non riesce a ricostruire un’atmosfera veramente inquietante, ma a farne una corretta rielaborazione, quasi un compitino per ottenere appena la sufficienza da parte del pubblico meno esigente.
“Poiché il tema dei vampiri è stato ampiamente esplorato sia a livello cinematografico che televisivo – afferma la Noxon -, il mistero e lo spaventoso fascino che da sempre circonda queste creature, è ormai in parte svanito. Oggi va di moda un genere di vampiro che ricorda la figura di un eroe romantico, ma noi abbiamo scelto di discostarsi da questo personaggio. Siamo rimasti fedeli allo spirito del film originale”. Siamo d’accordo anche noi. Però non bastano buoni propositi e buone intenzioni per far rinascere l’ambiguo e pessimistico romanticismo – anche masochista – del genere e dell’originale – diventato ormai un vero cult - che ben si adatta al mondo dell’adolescenza, dopo oltre un decennio di ‘normalizzazione’ di ambiente e personaggi.
La storia segue le vicende di Charley Brewster (Anton Yelchin, da “Cuori in Atlantide” a “Mr. Beaver”), un ragazzo che frequenta l’ultimo anno di liceo e che non è più un isolato nerd: frequenta la comitiva più

popolare del quartiere ed esce con la ragazza più carina della scuola. In effetti si sente talmente sicuro di sé da arrivare persino a snobbare il suo migliore amico Ed (Christopher Mintz‐ Plasse), lui ancora solitario per forza. Ma questa situazione idilliaca è destinata a cambiare quando un giovane e atletico uomo di nome Jerry (Colin Farrell), si trasferisce nella casa accanto a quella in cui Charley vive con la sua famiglia. All’inizio Jerry sembra un tipo tanto simpatico quanto affascinante ma c’è qualcosa di strano in lui, anche se nessuno tranne l’amico Ed (nell’originale era lo stesso Charley a scoprirlo per primo) –, nemmeno la madre (Toni Collette) – sembra rendersene conto! Dopo aver osservato le sue enigmatiche attività, Charley giunge ad un’inevitabile conclusione: Jerry è veramente un vampiro e la sua preda è l’intero vicinato. Nell’impossibilità di convincere le persone che lo circondano, Charley cerca l’aiuto del popolare illusionista di Las Vegas Peter Vincent (l’inglese David Tennant), per riuscire ad affrontare la situazione e a liberarsi del ‘mostro’. Ma…

Un cameo impietoso per Chris Sarandon, vecchio fascinoso e inquietante protagonista, che viene subito ‘divorato’ dal suo erede Colin Farrell, in versione meno cattiva e persino meno ‘diabolicamente intelligente’ del precedente.
José de Arcangelo
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