
della realtà) con Lee Marvin.
Ambientato in un futuro non troppo lontano (per oggi, a cinquant’anni dall’originale), nel 2020, narra la storia di Charlie Kenton (un sempre efficace Hugh Jackman, con i muscoli di Wolverine), ex pugile costretto a farsi da parte quando il mondo della boxe è stato invaso da giganteschi robot d'acciaio (alti 2 metri e pesanti 800 kg).
Privo ormai di qualsiasi prospettiva, Charlie è diventato un promotore – sorta di allenatore - di incontri di pugilato fra robot, e si guadagna a malapena da vivere assemblando ‘macchine intelligenti’, scadenti e/o in disuso, per cui organizza match nei vari ring clandestini attraverso gli States. Ma proprio quando le cose sono diventate più difficili – ha fatto una scommessa che l’ha fatto finire proprio sul lastrico -, nella sua vita ricompare Max (Dakota Goyo), il figlio che aveva da tempo perso di vista, un ragazzino pieno di risorse e testardo quanto lui. Infatti, morta l’ex moglie, ora devi occuparsi di lui per l’intera estate, finita la quale il bambino andrà a vivere con gli zii Deborah (Hope Davis), sorella della madre, e il ricco marito Marvin Barness (James Rebhorn), a cui verrà affidato, perché in realtà Charlie

si è fatto dare da lui dei soldi per pagare i suoi debiti.
Padre e figlio però, dopo un'iniziale, reciproca riluttanza, uniscono le loro forze per ricostruire – anche con l’aiuto di Bailey (Evangelina Lily), ex, oltre che amica e figlia del rimpianto allenatore di Charlie - e addestrare un robot obsoleto - trovato in una discarica proprio dal piccolo - e trasformarlo in un vero pugile da combattimento... internazionale! Sullo sfondo di un'arena brutale e priva di regole, Charlie avrà finalmente l'occasione di un insperato ritorno e il film ci regala il momento più gustoso ed efficace: il robot imita i movimenti di Charlie in incredibile sincronia. Anche perché la coreografia è del mitico Sugar Ray Leonard, che ha allenato anche Jackman.
Il riferimenti vanno dal primo “Rocky” ad un’altra pellicola con Stallone come “Over the Top”, passando ovviamente per i giganteschi e mostruosi “Transformer”, anche perché anche qui produce Steven Spielberg con la DreamWorks per la Disney.
Quindi un buon film che unisce il rapporto padre-figlio con quello tra uomo e macchina, caduta e redenzione, sentimenti e azione dosandoli nella giusta maniera, senza eccedere né con lo zucchero né con gli effetti speciali, tanto che anche chi non ama il pugilato e le sue derivazioni non si annoia e chi non ama i drammi psicologici nemmeno, grazie alla sobria regia di Shawn Levy che, forte dell’esperienza di “Una notte al museo”, sa come utilizzare i mezzi tecnologici di ultima generazione a disposizio

ne senza farsi scippare l’intera pellicola.
Nel cast anche Anthony Mackie (Finn), Kevin Durand (Ricky), Karl Yune (Tak Mashido) e Olga Fonda (proprietaria russa dei robot).
José de Arcangelo
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