domenica 27 novembre 2011

Un riuscito mix di dramma familiare e fantascienza per Hugh Jackman in "Real Steel"

Un gradito ritorno al vero e positivo ‘cinema per famiglie’ con un film che sposa il (melo) dramma familiare con la spettacolarità fantascientifica, offerta dal racconto breve di Richard Matheson, ricordato soprattutto perché già oggetto di un adattamento televisivo nel 1963 per un episodio di “Twilight Zone” (Ai confini
della realtà) con Lee Marvin.
Ambientato in un futuro non troppo lontano (per oggi, a cinquant’anni dall’originale), nel 2020, narra la storia di Charlie Kenton (un sempre efficace Hugh Jackman, con i muscoli di Wolverine), ex pugile costretto a farsi da parte quando il mondo della boxe è stato invaso da giganteschi robot d'acciaio (alti 2 metri e pesanti 800 kg).
Privo ormai di qualsiasi prospettiva, Charlie è diventato un promotore – sorta di allenatore - di incontri di pugilato fra robot, e si guadagna a malapena da vivere assemblando ‘macchine intelligenti’, scadenti e/o in disuso, per cui organizza match nei vari ring clandestini attraverso gli States. Ma proprio quando le cose sono diventate più difficili – ha fatto una scommessa che l’ha fatto finire proprio sul lastrico -, nella sua vita ricompare Max (Dakota Goyo), il figlio che aveva da tempo perso di vista, un ragazzino pieno di risorse e testardo quanto lui. Infatti, morta l’ex moglie, ora devi occuparsi di lui per l’intera estate, finita la quale il bambino andrà a vivere con gli zii Deborah (Hope Davis), sorella della madre, e il ricco marito Marvin Barness (James Rebhorn), a cui verrà affidato, perché in realtà Charlie
si è fatto dare da lui dei soldi per pagare i suoi debiti.
Padre e figlio però, dopo un'iniziale, reciproca riluttanza, uniscono le loro forze per ricostruire – anche con l’aiuto di Bailey (Evangelina Lily), ex, oltre che amica e figlia del rimpianto allenatore di Charlie - e addestrare un robot obsoleto - trovato in una discarica proprio dal piccolo - e trasformarlo in un vero pugile da combattimento... internazionale! Sullo sfondo di un'arena brutale e priva di regole, Charlie avrà finalmente l'occasione di un insperato ritorno e il film ci regala il momento più gustoso ed efficace: il robot imita i movimenti di Charlie in incredibile sincronia. Anche perché la coreografia è del mitico Sugar Ray Leonard, che ha allenato anche Jackman.
Il riferimenti vanno dal primo “Rocky” ad un’altra pellicola con Stallone come “Over the Top”, passando ovviamente per i giganteschi e mostruosi “Transformer”, anche perché anche qui produce Steven Spielberg con la DreamWorks per la Disney.
Quindi un buon film che unisce il rapporto padre-figlio con quello tra uomo e macchina, caduta e redenzione, sentimenti e azione dosandoli nella giusta maniera, senza eccedere né con lo zucchero né con gli effetti speciali, tanto che anche chi non ama il pugilato e le sue derivazioni non si annoia e chi non ama i drammi psicologici nemmeno, grazie alla sobria regia di Shawn Levy che, forte dell’esperienza di “Una notte al museo”, sa come utilizzare i mezzi tecnologici di ultima generazione a disposizio
ne senza farsi scippare l’intera pellicola.
Nel cast anche Anthony Mackie (Finn), Kevin Durand (Ricky), Karl Yune (Tak Mashido) e Olga Fonda (proprietaria russa dei robot).
José de Arcangelo

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