Dall’ormai storico concerto di quest’estate al film, sull’onda inaugurata quasi cinquant’anni fa dal mitico “Woodstock” ma ancora sfruttata raramente in Italia. Al Campovolo di Reggio Emilia il 16 luglio scorso c’è stato il più grande e atteso concerto dell’amatissimo Ligabue: oltre 120mila spettatori (paganti perché qualcuno dice 180) e tre giorni indimenticabili (per chi ha partecipato dal vivo), per un raduno musicale che oggi diventa una spettacolare esperienza live in 3D in tutti i cinema d’Italia, in un film-concerto di Christian Biondani (regia concerto) e Marco
Salom (regia documentario).
Un’esperienza coinvolgente soprattutto per chi ama e ammira il cantautore e la sua musica, perché sono le sue canzoni live ad avere la meglio nel lungometraggio, dopo un prologo che descrive dell’arrivo dei ragazzi che hanno messo le tende (letteralmente) sul luogo per tre giorni di festa e così entrare per primi al grande evento musicale del 16 luglio 2011, e prima mostrarci – verso la fine - particolari del retroscena dell’evento, tra organizzatori e musicisti.
Il tutto intervallato da spezzoni di interviste/confessioni dello stesso Ligabue. Ma è durante il concerto che il film ci porta sull’enorme palco (90 metri) di fianco a Luciano e contemporaneamente in mezzo al suo pubblico, offrendoci così la possibilità di diventare spettatori ‘reali’ di quell’epico 16 luglio.
Dal docu-film – distribuito da Medusa dal 7 dicembre in 300 sale - viene fuori un ritratto assolutamente inedito di Luciano Ligabue che nei luoghi in cui vive racconta se stesso, i suoi amici di sempre e la storia di un’amicizia ‘storica’ con un manager “ora e allora” al suo fianco. Una sorta di ritorno agli origini, visto che il musicista di Correggio si era esibito giovanissimo sullo stesso luogo col gruppo Ligabue e
Orazero, agli inizi della carriera, ma già allora le canzoni erano scritte da lui, alla fine degli anni Ottanta.
Due ore scarse di spettacolo – sulle quasi tre del concerto vero – dedicate e destinate soprattutto ai fan del cantautore (anche scrittore e regista di due buoni film, “Radiofreccia” e “Da zero a dieci”) e le sue canzoni perché le vere emozioni scattano da esse e dallo stesso Liga. Altrimenti non è il film che fa per voi, anche quando vi sembrerà di stargli così vicino, tanto quanto tutti i musicisti (23 per la precisione) che l’hanno affiancato in tour dal 1990 ad oggi, e richiamati per l’occasione. Tra i brani vengono presentati due inediti, che ora (con altri tre, registrati in studio) fanno parte del triplo cd live “Campovolo 2.011”, registrazione integrale del concerto (prodotto e organizzato da Riservarossa e F&P Group, che co-producono anche il film con Lumière & Co. e Zoo Aperto per Eventidigitali Films), che contiene in totale 32 brani (oltre 150 minuti di musica), uscito il 22 novembre scorso.
Però la festa di “Campovolo 2.0” è durata ben tre giorni, perché cominciata il 15 luglio con iniziative di intrattenimento e solidarietà, culminata la sera del 16 con il concerto del Liga, si è chiusa domenica 17 con il “Dopo Campovolo”. E da allora il Liga è stato insignito dal prestigioso Premio Tenco per l’album “Arrivederci, Mostro! In acustico” che ha ricevuto al teatro Ariston di Sanremo il 12 novembre, esibendosi in un set eccezionale ed inedito,
pensato ad hoc per la rassegna.
La fotografia del film-evento è firmata a quattro mani da Brett Turnbull (concerto) e Marco Bassano (docufilm), così come il montaggio di Marco Manes (concerto) e Claudio Bonafede (docufilm).
José de Arcangelo
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