
"Guardando una puntata di "C'è posta per te" - esordisce Pieraccioni alla presentazione romana - lui (il coautore del soggetto Domenico Costanzo ndr.) mi dice che sua madre ha adottato da 16 anni una bambina brasiliana. Forse la ragazzina è diventata bellissima, diceva uno, mentre l'altro magari pensava che gli ridesse i soldi che la sua mamma le aveva dato... Lungo questi 16 anni ci siamo messi a fantasticare su quello che poteva essere diventata, e a me la gioia infinita, su cosa fosse la felicità. Una delle protagonista al 50 per cento, con Ariadna (Romero, cubana di nascita, modella brasiliana nel film ndr.), è la musica, un vero boomerang perché la musica non si può rubare, così come se si fa del bene il bene ritorna. Il buon Rocco (Papaleo) che di solito ha una performance più limitata, stavolta lo abbiamo sfruttato di più e ben pagato anche; mentre Ceccherini (in cameo ndr.) è una sorpresa, ripreso nello stesso ospedale psichiatrico dove è ricoverato da due anni - scherza -. Perciò tutto l'incasso andrà devoluto in beneficenza all'istituto".
"Martina la mia figliola è meravigliosa - prosegue a proposito dell'immagine finale della bambina -, soltanto lei è la felicità, fate figlioli e andate al cinema. I figli fanno bene ma finché non fai la prova non la sai. Le donne sono delle partiture difficilissime, non si possono rapportare le note musicali nella testa delle donne; nella famiglia è la donna che tiene le redini di tante cose. Quando dicono "il cinema di Pieraccioni", mi fa sentire male. Avrei dovuto girare un film dal libro '7 uomini d'oro' di Lorenzo Licalzi, di cui ho preso i diritti in questi anni. Poi ci s'incontra con Giovanni (Veronesi, co-sceneggiatore da sempre ndr.), ci si trova un'idea che va avanti da sola e... Ma la mia è la veste di cabarettista che non perderò mai. Grandi registi mi hanno chiesto di fare un cameo, una performance nei loro film, ma non ho mai accettato. Dico sempre che sono uno imprestato al cinema, vado in tivù a fare delle performance solo per presentare il mio film. Le storie tutte le volte che le racconto andranno dove vorranno loro, non farei mai una cosa che non abbia questa caratteristica. Non siamo degli scienziati alla ricerca di una soluzione ad una forma di alitosi né ai dolori reumatici, speriamo solo che il pubblico si diverta. Sempre ci sono in uscita contemporanea altri film che fanno paura, e inizia la solita cronaca. La storia vera è averlo fatto, quello che farà è nelle mani del Signore, speriamo che non applauda. Speriamo che il pubblico sia tanto e si diverta tanto. Per me un complimento o un premio è quando mi dicono 'quanto mi sono divertito'. Mi sento come un bambino a cui stanno montando un trenino davanti".
"Con un titolo come 'Finalmente la felicità' è difficile che finisca che io strozzo lei, perché mi tradisce - dice a proposito del 'buonismo' di cui lo si accusa -, non ho mai avuto vergogna, è stato il mio successo. Il grande Monicelli diceva sull'happy end, 'che le commedie devono graffiare verso il finale', ma quelle cose io le lascio a chi ha presso la sua eredità come Virzì. Con loro ci si saluta, qualcuno lo frequento ma non deve essere genio come 'ello'. Per me non ci sarà mai la crisi dell'eccezionale finale felice. E' il pubblico che decide se la proposta è divertente oppure no. A teatro è tutto più 'ganzo', al cinema tutto più confezionato, più dai ma non sai mai come. A teatro puoi cambiare in diretta gli umori del testo, capisce dove pigiare, dove mettere il freno a mano; col cinema puoi fare qualche proiezione con gli

amici per capire se in qualche punto non funziona, o non va. E' la decima volta (è il suo decimo lungometraggio ndr.) e si incomincia sempre a dire le stesse cose, non si sa mai che succederà, sia noi che lo si fa sia voi che vivete di questo mestiere; siamo tutti dieci gradini sotto al pubblico che ha già deciso e capito tutto. Il passa parola non funziona più perché il film non resta su due mesi come una volta. Da sempre lo spettatore è avanti a noi di 12 punti, si legge, ci si interroga, si fa. Arriva il pubblico e sceglie l'andamento entusiastico di 'Midnight in Paris' che te la dice lunga, perché non ci si aspettava un successo così per Allen. In ogni film c'è una sorta di codice, indecifrabili per noi, ma il pubblico li sa, li riconosce".
"Ho fatto dei provini e sono riuscita ad arrivare al mitico Leonardo - afferma la bellissima Ariadna - mi sono emozionata, ero agitatissima. Un giorno mi hanno devi venire (era a Milano ndr.) e sono salita sul treno per Roma. E' stato un piacere lavorare con lui, e mi piacerebbe tantissimo continuare questa carriera, ma non dipende da me".
Ma le carte in regola per farlo ce le ha. Perché oltre ad essere bellissima e fotogenica è molto simpatica e recita con una naturalezza né impacciata né finta.
"Credo che la parola 'buonista' sia stata inventata all'epoca del 'Ciclone' - riprende Pieraccioni -, ci sono tanti artisti che raccontano altre cose, raccontano visioni; se leggete i miei libri uno è più triste e pessimista dell'altro. Forse al cinema non mi è riuscito di andarci nel mezzo - con 'Il principe e il pirata' ci ho provato -, quando si scrive la sceneggiatura ritorno ad essere il ragazzo di provincia che vive a Firenze in campagna, ha due gatti, una compagna e una figliola meravigliose. Dopo aver fatto per 5 anni il magazziniere e trenta corti con Costanzo in elettronico, il nostro sogno era fare un film in pellicola. Questo senso di gioia, di positivismo di allora me lo porto dietro. Potrebbe essere scelleratezza, ben venga anziché triste e arrabbiato. Non mi "affrangevo", affliggevo, un bacio come si dava un tempo non a stampo ma alla francese" chiude sul bacio con Papaleo.
"C'era un rapporto - ribatte Rocco al suo quinto film con l'attore-autore -, forse un ringraziamento perché gli ho rubato la maturità scientifica; un bel momento arrivato al Top, finalmente ho baciato Pieraccioni. Ci giravo intorno da anni, ora continuerò a scalare le vette per baciare Ceccherini".
"Ho avuto anche la possibilità di calarmi nei panni del maestro musica - dichiara Gianluca Sibaldi autore della colonna sonora, anche lui collaboratore di Pieraccioni negli ultimi precedenti 4 film -. In più nella varietà della musica, ho spaziato tra diversi generi, negli altri c'era più un genere portante; qui invece c'è di tutto, dal pezzo pseudo sinfonico al cantautore, più contaminazioni rock, etniche, folk".
"Ho fatto come fanno in America - dice ironicamente sul suo personaggio Pieraccioni - ho studiato fagotto e controfagotto, ho passato mesi e mesi ad impararlo. Benedetto (come Marcello ndr.) è un appassionato dell'inno alla certezza del filosofo illuminista Charles Fourier, e intende dar vita ad un grande laboratorio musicale d'istinto in cui gli allievi possano dirigersi naturalmente e direttamente verso lo strumento - appeso alla parete - che sentono più affine e congeniale, quello che lo affascina. Senza controfagotto alcune famose composizioni di Mozart non avrebbero la forza che

hanno. Tanto che avevo proposto come titolo 'Viva il controfagotto'. C'ho 60 canzoni nel cassetto tutte brutte, tranne una. Sono amante della musica e dei cantautori che secondo me sono i nuovi poeti. A parte Alda Merini, conosco a menadito Guccini, De Andrè, Vecchioni a cui ho attinto a piene mani".
"Il tema 'La felicità' che Buscemi (Andrea, attore, Argante personaggio ndr.) mi ruba, è un omaggio a Morricone, ricorda certe sue arie meravigliose. Devo ringraziare anche la Banca Popolare di Vicenza che ci ha aiutato col tax credit perché è piaciuto il copione, con altra intelligenza anche Camelot Placement; l'Honda Hybrid, ganza, che me l'hanno regalata; il resort Forte Village (Sardegna). E poi Lucca, città meravigliosa da un punto di vista musicale, che il Comune ci ha permesso di girare nella loro città. Il cinema si porta dietro i nostri sogni da bambini, è una grande forza, quando si va a girare qualcosa per il cinema c'è sempre grande interesse e attesa. Basta una cosa per portare divertimento, tutto intorno ci deve divertire. Dieci anni supportati da Medusa, sarebbe stato più difficile senza Maria De Filippi, perché quando i vecchini s'incontrano e non si ricordano nulla provoca grande ilarità. E ci sono storie più toccanti, come quella dei figli a distanza e non che vogliono ringraziare la mamma. Abbiamo girato in pratica solo un ciak e 'Buona la prima', anche se per sicurezza ne abbiamo girata un'altra, nel film però è 'ita' la prima.
"Mi serviva una figura di eccezionale bellezza - dice del modello brasiliano Thyago Alves (già visto ne 'Il compleanno' ndr.) - ma superficiale nei rapporti, a cui viene contrapposta la sincerità di essere fedele e la poesia della musica del protagonista, nella realtà invece andrebbe bene con lui anche se la tradisse".
"Il personaggio mi è piaciuto farlo - ribatte Alves - perché è la mia prima esperienza nella commedia, mi sono divertito, anzi mi è sembrata più una vacanza, vedermi nei panni di Jesus che a sua volta si diverte, balla, tradisce la fidanzata. E poi incontra lui che è un fratello di cui non sa nulla, e scatta la gelosia. Insieme a loro è stato diverso dalla prima esperienza in un film drammatico".
"Penso da tempo che tutto ritorna, ti ritorna come dicevano i genitori e i nonni. Se sei una tipina un po' cattivina ti torna, se sei tranquillina e generosa ti ritorna comunque. La musica non si può rubare, si potrebbe dire che 'i nodi tornano tutti al pettine'. Là dove non ci fosse stato l'arrivo della bella Luna, se non fossi andato in Sardegna, se l'amministratore non avesse costruito la grondaia non avrebbe trovato il locale per il laboratorio musicale. Il boomerang fa il suo giro e ti ritorna in mano".
"Da Leonardo stavolta ho riso poco - afferma Veronesi -, bisognava cambiare il pannolino alla bambina, oppure piangeva. Ma comunque mi diverto sempre, se vedersi la mattina presto è faticoso, mi alzo volentieri, vado a casa sua, a casa del regista. Mi diverto molto con lui, ormai siamo come Stanlio e Ollio, ognuno conosce tutto dell'altro, sento che lui si diverte, ha voglia di farlo, e anche se lo sprono a farlo più spesso, lui non ci sta. Sa di essere un beniamino del pubblico, che deve sapersi dosare, è uno di battute che fanno sempre ridere. Questo è il mio lavoro, forse uno dei migliori del mondo, facendo bagni umiltà, e con una produzione che ci segue da anni. Facciamo sempre la stessa cosa, se ce lo fanno ancora fare vuol dire che funziona. Un artista si misura alla fine della carriera. Non credo che Picasso sia stato sempre Picasso, c'è chi lo ricorda e chi non lo ricorda, forse la storia ce lo dirà".
"E' un po' il termometro della mia pigrizia - ribatte Pieraccioni -, quando Giovanni girava con De Niro ("Manuale d'amore 3" ndr.) che preferiva andare a mangiare a casa sua anziché al ristorante, lui mi diceva viene che c'è De Niro ma io non riuscivo ad andare a casa sua. Spesso e volentieri si hanno risvolti positivi, Michela Andreozzi (l'ex di Benedetto, Mara) e Maurizio Battista (l'uomo sul treno) che frequento da fan, fanno ridere. Hanno un talento eccezionale, averli dentro in cameo, è stato naturale perché fanno parte degli attori anche di razza e sanno come andarsi a divertire".
"Ci hai riso in faccia tante volte - confessa la Andreozzi -, abbiamo fatto tanti ciak, un set veramente bello, tanto che seguivo la conferenza da fan. Credo nel karma perché a me mi ha dato un personaggio così cattivo, che fa delle cose che nella vita non farei mai. All'idea di percuotere Pieraccioni chi si sarebbe tirata indietro? Ma nella vita non farei mai una cosa del genere per vendetta, e ho dovuto tirare fuori tutta questa cattiveria".
"E nel film fai bene - dice l'attore-regista. Ho una pagina ufficiale su facebook con una foto in bianco e nero ma nessuno ci va. Facciamo a gara tra me e la mia fidanzata per vedere chi c'ha più fan. Lei".
"Vengo dal teatro ed è vero che è stato come fare una vacanza dopo 'Il mercante di Venezia'. Una gita fra amici, il mio è un personaggio invadente e narcisista che ricorda gli attori di una volta, imitatori di Gassman, e finalmente si capisce chi è il vero sex symbol - scherza -, non Leo né Thyago, attorno al quale gira tutto, quasi uno dei 'Mostri', un tipo da Monicelli e Risi. E tutto questo l'ho potuto dilatare nel 'mercante'".
"Una vita da sogno per me - confessa Costanzo -, è il primo soggetto che ho scritto. Aver collaborato con Pieraccioni e Veronesi è stata un'emozione forte. Nei tanti corti che abbiamo

girato nel passato non c'era una tecnica drammaturgica né da commedia. Leo ha cominciato a fare cose serie con Veronesi. Agli inizi lo riprendevo un'ora e mezza e per anni abbiamo fatto progetti e tirato fuori idee, di cui non abbiamo mai finito di parlare. Invece, questa nasce da un'immagine di tenerezza, quando la mia mamma gli fa vedere le foto della bambina che ha adottato a distanza, Emiliana di Sao Paolo: l'idea cresce grazie a mia madre".
José de Arcangelo
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