mercoledì 11 gennaio 2012

Nel 2020 a Napoli regnerà "L'era legale" del Sindaco Nicolino Amore

Un mockumentary per sognare una Napoli come la città più pulita, sicura e ricca del Pianeta. Questo è “L’era legale” di Enrico Caria con Patrizio Rispo (“Un posto al sole”) e Cristina Donadio, una produzione Rossellini Film con Meta Research, nelle sale dal 13 gennaio, distribuito da Bolero Film.
Un finto documentario, quindi, che racconta le tragicomiche avventure di Nicolino Amore (Rispo) che la sorte porta da un basso nei Quartieri Spagnoli alla poltrona del Sindaco; un uomo normale senza ambizioni politiche né sete di potere che si ritrova a governare una metropoli.
Assistiamo così alla sua buffa e irresistibile ascesa, alle sue gaffe nella Napoli-bene e al suo adagiarsi sugli allori: la bella vita gli dà alla testa e da bravo parvenu cerca solo da godersela. Ma poi si rende conto di aver tradito la sua gente e vuole cambiare le cose… a quel punto – siamo nel 2020 – deve fare i conti con il problema dei problemi: il potere della camorra che strozza Napoli. Come fare?
L’idea gliela offre una potente ‘madrina’ di camorra (Donadio) che ha perso l’unico figlio per overdose: legalizzare le droghe! Sì, anche perché il proibizionismo di consueto ‘aiuta’ lacriminalità. Vi ricordate gli alcolici vietati, nell’America anni Trenta, che arricchirono la mafia e fecero di Al Capone un potente re del crimine?
Certo, ma chi garantisce che i tossici non si moltiplicheranno in modo esponenziale? Eppure il gioco vale la posta, e Nicolino accetta di correre questo rischio e alla fine… Amore batte Camorra? Sembra (ed è) una favola, ma siamo o non siamo nel futuro?
A completare il quadro ci sono poi personaggi ‘veri’ e autorevoli che dicono la loro, come i magistrati antimafia Pietro Grasso e Vincenzo Macri, scrittori come Giancarlo De Cataldo e Carlo L ucarelli, giornalisti come Bill Emmott (“The Economist”) e Marcelle Padovani (“Le Nouvel Observateur”), il presidente di Lega Ambiente Francesco Ferrante e Tano Grasso di Libera, gli artisti Isabella Rossellini e Renzo Arbore che ‘giocano’ un po’ sul personaggio.
“Il film era finito quando ci sono state le elezioni a Napoli – esordisce il regista -, e siamo rimasti sorpresi perché è stato eletto un sindaco al di fuori della destra e della sinistra, come Luigi De Magistris. Ma in realtà non abbiamo avuto nessuna relazione con la corsa alle elezioni, quella che ci ha lavorato è la moglie di Rispo che è un’attivista molto energica. Per il film ci siamo informati sul lavoro reale nella società civile che è stata una sorta di chiave di volta alla rovescia, per una favola su un piano di racconto ottimistico”.
“Canalizziamo l’energia della coscienza civile – ribatte Rispo – risvegliatasi attraverso il referendum e le elezioni, perché c’è voglia di partecipazione. Io mi espongo fin troppo tanto che la cittadinanza si rivolge spesso a me per problemi gravi quali la spazzatura, l’ecologia... Più partecipo più mi sento gratificato, ho un trasmissione tv su Canale 21, quasi uno spin off del film, una sorta di Onlus, un Report Napoli per la legalità. E abbiamo lanciato una campagna antiracket: ‘chi paga il pizzo avvelena anche te’. Spinto anche dalla curiosità di essere cittadini attivi facendo il nostro lavoro”.
“Salvatore Mignano è un imprenditore vero, produce davvero batterie e la sua fabbrica è stata bruciata veramente, ma ho cambiato la sua storia di industriale taglieggiato dal racket, trasformandolo in un personaggio della vicenda. Ma la nostra sfida è l’intrattenimento, la cultura è la satira, l'ironia, la risata. Abbiamo fatto una sorta di ricerca, divertendoci e giocando. Secondo noi è questa la vera comunicazione, un attuale modo di far cinema civile”.
Fotografia di Giuseppe Schifano e musiche di Pivio & De Scalzi.
José de Arcangelo

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