venerdì 29 novembre 2013

Ecco "Don Jon", un trentenne tutto casa, lavoro, chiesa e... porno, nella commedia opera prima di Joseph Gordon-Levitt, con Scarlett Johansson

Presentato al Sundance FilmFest e, in anteprima internazionale, al Festival di Berlino 2013, "Don Jon" è l'opera prima del giovane attore Joseph Gordon-Levitt (anche protagonista e sceneggiatore) sulla scia della commedia hollywoodiana - provocatoria, se volete trasgressiva ma onesta -, e affronta argomenti considerati 'scabrosi' come la tendenza a considerare le persone - e soprattutto i partner - come oggetti, l'intimità (e la privacy), il sesso, il valore/influenza dei media, e chi più ne ha più ne metta. Ma lo fa con disarmante realismo, nuda e cruda naturalezza, senza pregiudizi e con la tenace schiettezza che contraddistingue il Gordon-Levitt attore (da "50 e 50" a "Inception" e "Lincoln").
Come lo slogan tormentone che da un po' di tempo inperversa ovunque, Jon Martello Jr., alias 'Don Jon' (Gordon-Levitt) è un trentenne tutto casa, lavoro, chiesa e porno. Ah, senza dimenticare il suo 'bolide'. Il 'nomignolo' glielo hanno affibiato i suoi più cari amici per la sua particolare abilità nel 'rimorchiare' ogni fine settimana una ragazza diversa. Eppure, anche la più sublime avventura del weekend non può competere con l'infinito piacere che Jon prova in solitaria, davanti al computer, quando visita senza sosta né inibizioni i siti pornografici.
La bellissima Barbara Sugarman (Scarlett Johansson in versione patinata e sexy) è una ragazza apparentemente vecchio stampo, ama i film romantici e, quindi, attende il suo Principe Azzurro per fuggire insieme. E la ragazza sembra avere tutte le carte in regola per riuscire ad 'incastrarlo' solo che... quando lei scopre la sua 'dipendenza' succede il finimondo. A questo punto la storia subisce un colpo di scena che, forse, val la pena scoprire da soli. Una commedia gustosa, divertente e 'senza peli sulla lingua' che probabilmente darà fastidio ad una parte del pubblico femminile, perché i 'maschi' - incluso il protagonista - esprimono non solo i loro desideri ma anche le loro opinioni sulle donne e sul sesso. Anche perché 'gioca' sugli stereotipi (vedi la famiglia italo-americana) portandoli all'esasperazione, tanto che il nostro in palestra recita le preghiere che dovrebbero lavare i suoi 'peccati' sinceramente confessati ogni domenica in chiesa.
Però non poteva essere diversamente, visto che l'intenzione dell'attore-regista era quella di trasformare la commedia sentimentale in realistica, magari satirica, partendo dall'idea di fare la prima commedia americana tradizionale sulla pornografia (i motivi per cui ne facciamo uso, perché continuiamo a guardarla e a negarlo). "Volevo raccontare una storia romantica - dichiara Gordon-Levitt, che vedremo presto nel nuovo capitolo di "Sin City: A Dame to Kill For" di Robert Rodriguez e Frank Miller -. Ma ho notato che spesso quello che si frappone all'amore è la tendenza a trasformare l'altra persona nell'oggetto dei nostri bisogni". E in questo ci è riuscito perché nella vicenda raccontata accade da entrambi le parti e, alla fine, almeno 'Don Jon' capirà cosa significa "fare l'amore" veramente, cioè quando e perché due persone si fondono in una sola durante l'atto sessuale. Se non c'è un completo scambio non è nient'altro che sesso, appunto, e per di più istintivo.
"Ma capita a chiunque - conclude l'autore -, anche ai miei amici al di fuori di Hollywood. Mettiamo le nostre aspettative gli uni negli altri e piuttosto che impegnarci con qualcuno, ascoltare ciò che ha da dire, vivendo il momento, chiudiamo le persone dentro a delle scatole con sopra un'etichetta". Nel cast anche la 'compagna di corso' Julianne Moore (Esther); il veterano Tony Danza (Jon Martello Sr.), caratterista molto noto negli anni Ottanta tra piccolo e grande schermo; Rob Brown (Bobby), la brava Glenne Headly (Angela Martello, la madre), Brie Larson (Monica Martello, la sorella) e Jeremy Luke (Danny). José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale dal 28 novembre distribuito da Good Films

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