venerdì 27 dicembre 2013

Anno Nuovo, Commedia Nuova! Ovvero da Capodanno "Un boss in salotto" di Luca Miniero con il trio Cortellesi-Papaleo-Argentero, ma ci sono anche Angela Finocchiaro, Ale & Franz

Da un bello spunto, una commedia italiana di Luca Miniero con Paola Cortellesi, Rocco Papaleo e Luca Argentero, "Un boss in salotto" nelle sale dal 1° gennaio distribuito da Warner Bros. in 450 copie. Diversa perché affronta diversi argomenti (dalla camorra alla 'dimenticanza' delle proprie radici) che tormentano il nostro paese da tanto tempo, ma che di solito è più 'facile e divertente' trattare superficialmente, magari con un consueto 'buonismo' familiare finale. Come la definiscono i protagonisti. Per il regista è la sua 'cinepastiera' perché si parla di radici che si vogliono stirpare, in questo caso 'napoletane', ma comunque meridionali.
"Trionfo della credibilità", dice la Cortellesi, 'wertmulleriano' afferma Argentero e aggiunge "perché molti di voi, magari potevano andare in vacanza, ma il capo vi ha mandato a vedere. Ed è sottinteso che direte 'Mi sono divertito'." Di cosa si parla? Cristina (Cortellesi) è un'energica meridionale trapiantata in un piccolo centro del Nord dove è riuscita a costruirsi una vita (un'identità) e una famiglia perfette insieme al marito Michele Coso (Argentero) e ai loro due meravigliosi figli. Ma un giorno l'ignara Cristina, convocata in questura, scopre che suo fratello Ciro (Papaleo) - che non vede da 15 anni e 'dato' per morto - è implicato in un processo di camorra e ha chiesto di poter trascorrere gli arresti domiciliari a casa sua. Cristina suo malgrado è costretta ad accettare e da quel momento la sua ordinatissima routine famigliare verrà letteralmente sconvolta. Però...
"Anno nuovo commedia nuova - dichiara il produttore Riccardo Tozzi di Cattleya, vista la data scelta per l'uscita -, un film un po' diverso perché il lavoro che abbiamo fatto con Luca (Miniero) e Benvenuto (WB), si scosta un po' dalla maggior parte della generale tendenza. Abbiamo centrato il fatto che non uscisse come commedia di Natale, ma comunque in un periodo di fermento nelle sale, per un pubblico diverso dalle commedie natalizie". "Il film ha un'idea forte - riconferma Benvenuto del marketing -, abbiamo ragionato sulla data, il primo gennaio l'abbiamo inaugurato l'anno scorso con "La migliore offerta" di Giuseppe Tornatore che, nonostante non fosse una commedia, ha incassato 10 milioni di euro. Stavolta partiamo con una grande commedia popolare, perché siamo convinti che a Natale ci sia un eccesso di competizione. Invece, dopo c'è più spazio, più attenzione da parte del pubblico e meno congestione di offerte". "Sono contento perché in entrambe le date la gente va al cinema - ribatte Miniero -, i registi non possono determinare l'uscita film, il fatto che funzioni sta alla produzione e alla distribuzione".
"Sono la persona meno adatta a parlare del mio film - prosegue - perché ne vedo sempre i difetti, l'importante è che ogni regista faccia la commedia o il film che sente non preoccupandosi dell'uscita né degli incassi. La volgarità non è un fatto discriminante, ma faccio fatica a parlarne del mio lavoro. Penso che non sia l'assenza di parolacce a togliere la volgarità da un film. Il 90 per cento del nostro film è il cast, molto originale e diverso dalla commedia, che possa comunicare ad un pubblico non solo del periodo. Infatti, la parte di più assortimento è dovuta alla grandezza del cast, inclusi quelli che non partecipano alla famosa cena (con i cinque protagonisti ndr.), cioè i due poliziotti, i bambini. Gli attori non sempre vengono scelti con attenzione al film, allo stampo della storia". "Credo il conflitto nord e sud ci sia, ma che i vizi e i difetti vengano stesi al nord, infatti favorisce l'ascesa del fantomatico boss, con la sua accondiscenza. Dall'altra parte i meriodionali che rinnegano, dicendo 'la pastiera non entra in una famiglia onesta'. Un film sulle proprie origini, perciò ci sono attori del nord e del sud, perché possano confrontarsi con le realtà locali. Questo offre spunti locali, i quali funzionano sempre. E le loro origini sono fonte delle situazioni comiche del film".
"E Luca l'ha fatto sviscerando temi interessanti, alti - chiosa Papaleo -, tanto ci penso io ad abbassare il tono, abbiamo provato a fare un film drammatico ma non ci siamo riusciti. Sono felice perché si parla del cast, di una svolta nella commedia, a parte Paola e Luca che hanno un rapporto problematico anche sul set - scherza - riconosco il grande talento di Angela, Ale & Franz, anche se mi sono sembrati un po' sottotono, salverei Saul Nanni e Lavinia De' Cocci (i ragazzi nel ruolo di figli/nipoti ndr.), non male, matura. La questione nord-sud è una vicenda ormai attenuata, non cè più rivalità anche il nord è costretto ad abbassare la cresta e guardare al Sud, che lascia un piccolo seme, comunque la camorra viene presa in considerazione tanto che hanno pensato ad importarla. Spero abbiate passato un bel Natale, e in bocca al lupo per l'anno prossimo".
"Essere sposata con Luca è stato noioso - afferma la Cortellesi sul tono del collega -, credo anche per lui. E' un rapporto stanco, non abbiamo avuto nessun modo di appronfondirlo, le donne in sala capiranno. Spero ci ripropongano come coppia, e avremmo la possibilità di avere un rapporto più passionale, vivace, sennò chiamiamo Lars (all'accenno a von Trier ndr.). Mi auguro di lavorare di nuovo insieme come abbiamo fatto, in una sorta di parentesi nei rapporti personali". "Infatti, è la seconda volta - ribatte Argentero -, ma non riusciamo mai a consumare, vogliamo che l'Italia intera possa vederci in un film più intimo. Qui è stato solo un pezzettino".
"Non vorrei cercare di nuovo di metterli d'accordo e andare in camera di Argentero a chiedergli di fare pace con Paola. Non è che non ci siamo divertiti mai, una sera Tozzi ci ha portato a mangiare, però Luca non so da dove viene...". "Ho chiesto di togliere la dicitura (film di interesse culturale ndr.) - spiega Tozzi -, ma i progetti che riguardano il tax credit passano attraverso il Ministero. Non abbiamo chiesto soldi, non abbiamo avuto nessun finanziamento. Tutti i progetti che usufruiscono del tax credit devono passarci, ma il film è finanziato dal mercato. Il sostegno del Ministero è riservato a film 'difficili'. Sono contento di averlo fatto, ma questa sembra un'etichetta di assistenza che non c'è stata". "Mi piace questo tipo di scene che si trovano anche nel cinema americano" - dice il regista su quella del 'gatto morto'. E la Cortellesi aggiunge: "Se lo fa Ben Stiller va bene, se la facciamo noi no". "Mi interessa la commedia popolare che si appoggia in una risata in più - riprende Miniero -, c'è però una storia, delle soluzioni comiche molto commerciali. Di solito l'attore si presta e aderisce al progetto, non si vergogna di quello che fa. Una situazione al limite o ripetitiva di un'originalità che non c'è".
"E' ovvio - ribatte Papaleo -, penso a 'Tutti pazzi per Mary', una scena da ridere è quella in cui fa la respirazione bocca a bocca al cane; chiaramente ognuno fa e decide il tono che più gli interessa, il mio tono è questo. I miei due film li ho fatto in croce, nel prossimo bacerò un coccodrillo. Non mi interessa l'incasso, ma essere un buon intrattenitore, sono programmato per questo. Quando si deve fare qualcosa di spinto, sempre nella grazia di Luca, partiamo dal fatto che mi interessa essere veicolo per l'autista del momento. Mi affido completamente al regista e non mi dispiace essere largo, un po' infantile, non è la mia comicità preferita, ma fa parlare, divertire. E' più elementare, ma funziona; quando mi voglio fare delle pippe le metto nei miei film. I miei trip sono un po' più spinti, poi penso ma che c... hai fatto". "Le radici sapete bene cosa sono - continua -, anche Sorrentino ne parla (vedi la santa che mangia le radici), ti tengono in piedi in sostanza, ancorato perché servono a succhiare la terra di un uomo, di un artista. Sono molto importanti, ma io non le mangio perché ho un aparato digerente non molto forte. Ho sentito un forte legame con la mia infanzia, vissuto senza vergogna, non ne sono abituato. A casa non avevamo la chiave in bagno, entravamo senza bussare, anche se c'era qualcuno, mio padre o mia madre a fare cacca. Ho visto l'uccello di mio padre e le tette di mia made. Sono cresciuto libero".
"In effetti ho scelto Rocco che nel film parla napoletano - riprende Miniero - perché è adatto per mille altri motivi; credo il personaggio rappresenti il Sud, sia una sintesi di tutto il Sud. Ero io a immettere qualche vocabolo non napoletano. A me piace molto il finale che può disturbare, la salvezza nel privato della famiglia. Se vogliamo è conservatore, in una società che la perde. Consente alla famiglia di essere, dove sembra quasi di non farcela più in una società che la valuta unicamente per l'amicizia col boss. Infatti, dopo la caduta, in qualche modo, diventa popolare suo malgrado (come per Woody Allen, Roberto Benigni), una caduta non per merito che però è molto italiana". Già perché rimandi e citazioni, conscie o inconscie, riportano alla mente ora Truffaut (Argentero che prende una tour Eiffel per colpire il presunto assassino) oppure indirettamente classici della commedia sul rifiuto della propria identità (nel bene e nel male), e persino Frank Capra ("Angeli con la pistola"), ma senza andare tanto lontano anche la protagonista dell'ultimo Woody Allen, "Blue Jasmine", rifiuta il proprio passato, ancora meno dopo la crisi economica e morale. "Ho accettato anche l'antipatia del personaggio - dichiara Ale (ssandro Besentini)soprattutto per avere la moglie ricca con tanti soldi. Abbiamo cercato insieme nel nord una parlata particolare, anche col terrore facesse cacare, ma sono contento. Siamo un coppia aperta, ed Angela non rintralcia il lavoro di coppia". "Ho lavorato malissimo - ribatte con ironia la Finocchiaro - non ho capito perché ti ho sposato, ci accomuna il fatto che è una persona tutta di un pezzo e scanza la propria moralità per salvare la baracca. Io ero tutta occhioni per Paola perché sono una sua fan, mi perdevo nella sua bravura".
"Le ho fatto da stalker - afferma la Cortellesi -, per me lei è un punto di riferimento, straordinaria per fortuna. I momenti più belli di Angela, son fatti di niente, sa far ridere, può fare tutto. Per esempio quando la chiamo Dori fa un'espressione schifata, aaahhh.. che mi fa tanto ridere in scena, al momento. Cose minuscole che danno idea della grandiosità, anche se come persona è detestabile". Ovviamente scherza. "Non mi è piaciuto nulla del mio personaggio - continua -, non lo amo, però come ti insegnano a scuola anche se è un personaggio è detestabile devi volergli bene; maltratta i figli, il marito e il fratello perché ha una fragilità. Mi divertivo col dialetto (parla come quelli del luogo ndr.), mi ha intrigato lavorare su una persona che si nasconde, si crea un'identità parallela. Un personaggio scorretto e fastidioso che a me diverte, con l'augurio che questo modo di fare sia divertente più che irritante per lo spettatore". "Paola ha contribuito molto fin dall'inizio - spiega il regista -, è partita con me, a darmi una mano anche nella stesura della sceneggiatura; riguardo agli attori di qualità entrano e sono molto esigenti senza rompere le palle. In qualche modo l'idea era quella e abbiamo deciso di cambiarla solo un po'. Io sono il primo a cambiare idea, ma anche loro, senza imposizioni, sono molto attenti al film, altrimenti si rischia di perdere la visione d'insieme".
"Il napoletano lo 'tocco' solo un secondo - riprende Cortellesi -; abbiamo scelto non una città, ma un nord-est, e un sud non definito. Questa battuta dovevo dirla in scena, è stata inventata da Rocco. Una cosa così difficile da replicare alle orecchie di tutti, può ingannare ma col napoletano no; insieme abbiamo deciso di fare una sorta di grandbleu". "Spero ci siano sempre più donne protagoniste - prosegue -, sono state le grandissime di Hollywood ma non siamo a quel livello nemmeno in quanto a popolarità. Comunque, c'è sempre stata una disparità tra i nomi principali, sempre il maschile per primo. Se questo è accaduto mi fa piacere non è ancora abbastanza, per quanto mi riguarda avere un ruolo principale insieme ai colleghi, è dovuto alla fiducia di uno sceneggiatore-regista e della produzione che ha creduto in me. Succede di rado, premesso che sono diventata mamma da qualche mese e ho avuto dei privilegi che altre mamme non hanno. E' un lavoro che si fa con l'immagine, ed è stato affettuoso da parte di tutti loro di aspettare la mia maternità. Mi ha lusingato, riempito di forza e mi ha motivata". "E' la prima volta giro un film con la mia perché il ruolo prevede una fede, visto che la porta il mio personaggio" confessa Argentero.
"Detesto fare imitazioni dei politici - conclude Papaleo - anche se ho apprezzato tantissimo il divertimento offerto dai colleghi che fanno imitazioni dei politici. Non mi piace giocare sulla politica, forse, i più straordinari, ma non scherzare su quella cosa lì, dividerla dal gioco di questa degenerazione politica che sembra sia addirittura agevolata dallo scherzo. Non imiterei nessuno ma direi seriamente di darsi una regolata. Ringraziare alcuni che cercano di darmi un 'sogno', li apprezzo perché è quello che manca al nostro paese, speriamo che le nuove leve possano restituircelo. L'ultimo esempio internazionale è stato Obama, quello era un sogno anche se poi non ce l'ha dato come ce (se) l'aspettavamo. In quel momento lì parlavano di fiducia, speranza, qualcosa si era accessa. Speriamo che Renzi riesca a darcela. Esprimo quello che sento". E a noi giornalisti ci dice "Siete confermati per la prossima conferenza". José de Arcangelo

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