venerdì 24 gennaio 2014
Anche "La gente che sta bene" talvolta finisce male, dal libro di Federico Baccomo al film di Francesco Patierno con la coppia Bisio-Buy
"La gente che sta bene" di Francesco Patierno è un film tratto dal romanzo omonimo di Federico Baccomo Duchesne (già autore di "Studio Illegale", anche'esso trasferito sul grande schermo), interpretato da Claudio Bisio, Margherita Buy, Diego Abatantuono e l’esordiente Jennipher Rodriguez, e presentato nei cinema italiani dal 30 gennaio da O1 Distribution in 300 copie.
Una pellicola in pericoloso bilico tra dramma e commedia che prende spunto dall’attualità e ha come protagonista, la gente che sta bene, appunto, o meglio che stava perché in realtà erano riusciti a raggiungere una certa condizione grazie o a scapito degli altri. Perciò potremmo, forse, aggiungere come sottotitolo 'chi se ne frega', per tornare a certe contestazioni anni Settanta. Son sempre ‘borghesi’ veri o finti, spesso truffaldini (come l’avvocato Dorloni) e sfruttatori che però rispetto a chi hanno fregato, in un certo senso, cascano sempre in piedi, cioè non staranno mai male.
Infatti, Patierno esordisce: “Eviterei di parlare di messaggio, intorno alla prospettiva maschile volevo fare un film molto femminile, non certo sbandierato, ma che venisse un po' a sorpresa. La donna interpretata dalla Buy è molto forte però non ha bisogno di sbandierare nulla, ha una sicurezza interiore che la rende consapevole di quello che sarebbe successo; uno involontariamente si sacrifica, l'altro porta avanti un ribaltamento che, forse, sorprende. E l’ha portato avanti con pazienza e attenzione”.
“Sono felice di aver fatto il film e di aver recitato con Margherita – ribatte Bisio -, lei non ha ancora visto il film, è un suo rito scaramantico, li vede sempre dopo, è brava a vincere con i film perché ‘viaggia da sola’. I personaggi che ho disegnato e interpretato precedentemente mi hanno salvato, spesso sono dei burloni, mentre questo, forse, è il più negativo della mia carriera. Poteva essere a due dimensioni, anziché unico rispetto al romanzo; i silenzi di Margherita, l’amore per questo uomo, ma perché amare un deficiente così? Uno dei motivi, forse, perché è a tre dimensioni, e alla fine come penitenza decide di fare ‘il mammo’. Ho cercato di non essere macchiettistico, perché mi piace lavorare tantissimo al cinema, infatti, ho lasciato la televisione per fare sostanzialmente cinema, ho 52 anni e come Renzi mi gioco tutto, tutto per tutto nella commedia. I duetti con Diego sono un piacere fisico; la grande sapienza di Francesco quando mi dice che odia i mimi, piacere professionale. Però mi aspetto buone sceneggiature, perché tutte le commedie sono abbastanza omologate, ma è la comicità che amo, non solo il cinismo. Aspetto i giudizi, spesso i miei personaggi vengono accusati di buonismo, vedremo come prendete questo voi e la gente, sarà un segnale su come fare d’ora in avanti”.
“Un personaggio femminile con la consapevolezza di quello che sta facendo – ribatte la Buy sul suo ruolo -, un donna molto risoluta, che sa di avere un suo valore perché l’ha dimostrato in passato, ma deve andare avanti con un uomo idiota, prepotente ed egoista, perché ha un grande amore verso di lui e la sua famiglia. Superata quella fase, è costretta ad essere in casa, ma sa di valere. Mi è molto piaciuto”.
“Il personaggio è molto ben delineato – chiosa Abatantuono sul suo, capo studio legale -, che più cattivo non si può, io non ho paura di lui, perché è uno stronzo al di là di cattivo, interpretarlo è statp piacevole perché quando poi torni a casa ti senti più buono. Con Claudio ci sguazzo, Francesco è uno dei più grandi registi, molto coraggioso, un particolare che non si vede spesso. Un film che è giusto fare, c'è una denuncia, uno spaccato di vita”.
“Per quel che riguarda il libro rigiro la risposta all’autore – dice il regista -, comunque è rimasto molto nell’adattamento (sceneggiatura dei due autori con Federico Favot e Marco Pettenello ndr.), è importante la partecipazione dell’autore soprattutto per le soluzione diverse sui meccanismi, perché alcune cose non c'erano, il ribaltamento del personaggio di Carlita, lo sguardo al femminile. I dialoghi sono quelli, da appassionati di telefilm americani, abbiamo ricostruito le storie dei personaggi, alcune scene sono state allungate, e fatta la presentazione dei personaggi”.
“L’idea del libro mi è venuta in mente nel 2008 – confessa Baccomo – ma l’ho scritta nel 2010/11, e intuivo che il protagonista era questo uomo però non riuscivo a capire che persona fosse. Poi ho visto l’annuncio di una casa bellissima, nel centro di Milano, lussuosissima, e l’agente mi disse ‘venga fuori’ e scoprì la vista: un casermone che chiudeva tutto. ‘Se non ci fosse quello si vedrebbe il Duomo, è una bellissima posizione’, aggiunse. Allora ho ripensato a un personaggio che si illude sempre di vendere agli altri che lui è il migliore, convincendo anche se stesso, in realtà è un po' truffaldino. C’era una battuta che poi ho cancellato in cui diceva che un divorzio, ‘non è un matrimonio fallito ma una separazione ben riuscita’. Non è un cattivo, ha imparato male la lezione; bisognerebbe essere buono ma lui è un idiota. Francesco ha capito cosa era il personaggio e che era Claudio l’attore giusto, perché nel suo delirio di autocelebrazione lo stesso protagonista del libro vorrebbe vederlo interpretare un film su di lui, abbiamo pensato che da solo immaginasse ciò, ad un certo punto comincia a parlare di Bisio, ‘lui ci vorrebbe’. Una cosa molto buffa e molto bella”.
“La mia tendenza è di coinvolgere l’autore – ribatte Patierno -, se mi piace il libro ancora di più. Baccomo non è un autore geloso, rigido, ma dispostissimo a fare cambiamenti, a inoltrarsi i un altro territorio esterno al suo libro, spero di fare altre cose con lui. Abbiamo molte passioni in comune, dalle serie televisive anglofone all'ironia, a mescolare la comicità con la ferocia”.
“E’ uno dei più negativi che abbia interpretati – conclude Bisio -, tradisce la moglie, suggerisce di abortire all’amante, è il momento, ipoteticamente reale, in cui c’è poco da essere positivi o allegri, ma una grande umanità viene da Carlita. Perché lo ama così tanto?”
“E’ il mio debutto al cinema – dice la venezuelana Jennipher Rodriguez -, sono contentissima di aver avuto un ruolo impegnativo, non è protagonista anche se avrei voluto recitare di più. Aspettando di lavorare, facevo casting per il cinema e finalmente è arrivato. Mi è piaciuto com’era scritto il ruolo poter lasciare una morale, la mia filosofia di vita è ‘far bene nella vita che l'universo ti ricompensa’. Morgana non è cattiva né buona, ma paga le conseguenze come chi sbaglia. Questo personaggio prende consapevolezza dei suoi errori, sul senso della vita”.
“Ho girato un film che mi era piaciuto già quando l’ho letto – chiude Carlo Buccirosso, in ruolo cameo dell’ispettore - e che andrò a vedere, anche se avevo una sola scena con due o tre battute, in cui mancava solo l’interpretazione: le pause, la quantità di sguardo, dato che il cinismo non funziona quando è gratuito, mentre la cattiveria/simpatia dell’uomo attirano l’attenzione, tanto che l’altro personaggio e il pubblico si chiedono quando finirà di ridere, di scherzare?”
José de Arcangelo
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento