venerdì 24 gennaio 2014
"Tutto sua madre" di e con Guillaume Gallienne, ovvero come vivere per vent'anni da gay per scoprirsi eterosessuali... però 'unici'
Una commedia inconsueta, una storia inedita, un approccio geniale per parlare di identità sessuale, ma non solo. Un film su una storia autobiografica e al contempo universale, paradossalmente vera e sorprendentemente esilarante, dove cinismo e ironia smorzano situazioni e atteggiamenti che altrimenti sarebbero tragici.
“Les Garçons et Gillaume, à table!” - non è un caso che sia diventato da noi l’almodovariano “Tutto sua madre” -, tratta della scoperta di essere etero da parte di un giovane che ha vissuto ed è cresciuto - convinto dalla madre, dal padre, dai fratelli e dagli altri – credendo di essere omosessuale.
“Diventa un film dopo essere stato una pièce teatrale – confessa il regista, reduce di un sorprendente successo decennale sul palcoscenico -, e sinceramente stando alle risate che ho sentito in sala, e vista la gente che voleva entrare nel mio camerino a fine spettacolo – credo che sia anche piaciuta abbastanza. Che cosa? Un adattamento? Ma sei pazzo? Facevi tu tutti i ruoli, non puoi fare mica così al cinema! Hai presente dove si è ritrovato Eddie Murphy per questa megalomania?”
Nonostante l’opposizione generale Guillaume Gallienne, autore e regista a tutti gli effetti, non si arrende e la porta sul grande schermo interpretando il ruolo del protagonista, suo alter ego, e anche della madre, sdoppiandosi in modo stupefacente. E ha vinto anche questa scommessa visto che anche il film si è rivelato un grande successo al botteghino in Francia, dopo aver ottenuto due premi della Quinzaine des Realisateurs al Festival di Cannes.
“Volevo fare questo film – afferma Gallienne – perché ha una grande ricchezza emotiva e comica, tutto qui. Volevo riuscire a osservare me stesso e il mio percorso borghese con uno sguardo fantasioso, ludico, sensibile e condividere l’eleganza e l’inverosimile enormità di questo cambiamento. Come sono diventato attore, diventando mia madre per poi riuscire a diventare me stesso…”
E il fatto è che racconta tutto questo con leggerezza e libertà, evitando macchiette e pregiudizi, affrontando l’ambiguità dell’esistenza umana e soprattutto del passaggio dall’adolescenza alla maturità, dove tutto è confuso, caotico e persino incomprensibile non solo per noi, ma soprattutto per gli altri che mai vedono in te l’intera gamma di sfumature del ‘genere’ umano, per cui o si è (sei) bianchi o neri, ‘macho’ o gay, femmina o lesbica, nemmeno uomini e donne. Infatti, Guillaume ad un certo punto dice a se stesso: “Sei così gay che ormai sembri una lesbica”.
La storia è quella dell’autore-attore, che la definisce “una vera dichiarazione d’amore alle donne e, in modo particolare, a mia madre. Quando ero piccolo, mia madre ci chiamava dicendo: ‘I maschi e Guillaume’ (ecco perché il titolo originale ndr.). Quel ‘e’ mi ha fatto credere che per restare unico agli occhi di questa madre, certamente non tenera ma straordinaria, e per distinguermi da quella massa anonima che erano i maschi, non dovevo assolutamente diventare uno di loro”.
Però alla fine Guillaume ritroverà/scoprirà se stesso dopo aver incontrato la donna della sua vita, senza rinunciare a quella parte femminile, a quella sua sensibilità che lo rende unico e al tempo stesso uguale a tutti i suoi simili.
“Il film, è chiaro – conclude l’autore -, non parla di una verità in assoluto, ma certamente della mia verità. E’ la mia storia. La storia soggettiva di un attore. Alla ricerca delle emozioni che l’hanno plasmato. D’altronde, visto che si parla sempre della sincerità degli attori, anche dei più falsi, chi può essere più sincero di un attore che racconta in modo così intimo com’è diventato attore? Senza considerare che questa ricerca di realizzazione personale si sarebbe potuta trasformare in tragedia. Ma – per fortuna – grazie al gioco, questa ricerca è diventata comica, e un po’ surrealista, aggiungerei”.
Nel cast anche André Marcon (il padre), Nanou Garcia (Paqui), Reda Kateb (Karim), Gotz Otto (Raymund), Brigitte Catillon (la zia d’America), Carol Brenner (la zia Poliglota), Charlie Anson (Jeremy), l’amichevole partecipazione di Diane Kruger (Ingeborg) e il ritorno di Françoise Fabian (Babou, la nonna). Collaborazione artistica Claude Mathieu e Nicolas Vassiliev.
José de Arcangelo
(3 ½ stelle su 5)
Nelle sale dal 23 gennaio distribuito da Eagle Pictures
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