venerdì 24 gennaio 2014

"I, Frankenstein" di Stuart Beattie con Aaron Eckhart, una sorta di sequel duecento anni dopo la morte del celeberrimo 'mad doctor'

Ancora una nuova variazione sul tema del celeberrimo dottor Frankenstein e soprattutto per la sua ‘creatura’ che da lui prese il nome, anzi è stato il pubblico a identificarla col suo creatore. Non a caso, questa nuova trasposizione in chiave fantasy - scritta e diretta da Stuart Beattie e ispirata alla graphic novel di Kevin Grevioux (co-sceneggiatore) per Darkstorm Studios -, riparte duecento anni dopo la sua sbalorditiva creazione e dalla morte del suo creatore, il più celebre ‘mad doctor’ del grande schermo. Quindi più che una rivisitazione, una sorta di sequel in cui la creatura è alla ricerca di un’identità e di un’anima.
Adam (un inedito Aaron Eckhart) - nome datogli dalla regina dei gargoyle, Leonore (Miranda Otto) -, scopre di possedere la chiave che potrebbe distruggere tutto il genere umano e perciò è da secoli preda di Naberius, principe dei demoni (il pluripremiato attore inglese Bill Nighy) che, sotto le mentite spoglie di un imprenditore, possiede un laboratorio di ricerche genetiche per trovare il modo di ‘resuscitare’ i corpi (possibilmente senz’anima) e così aumentare le forze del suo esercito del male e riuscire a conquistare finalmente il mondo. Ma gli unici a conoscere le sue intenzioni e ad opporgli resistenza sono i gargoyle, i quali non solo sono ormai in minoranza, ma non sanno nemmeno dove si ‘nasconde’. E, alle dipendenze del ‘diabolico’ industriale, lavora la giovane, bella e brava dottoressa Terra Wade (Yvonne Strahovski, lanciata dal serial “Dexter”) che dovrebbe ‘studiare’ proprio Adam Frankenstein…
Firmato e diretto dallo sceneggiatore dei “Pirati dei Caraibi”, un fantahorror di nuova generazione, quindi, senza altra pretesa che l’intrattenimento e la sorpresa – soprattutto visiva e dagli effetti speciali digitali – fatta su misura per un pubblico di giovani appassionati del genere, che però non annoia né si trascina in inutili sequenze cercando di ‘allungare il brodo’ come accade per prodotti del genere negli ultimi anni. Infatti, se l’idea non possiede troppa sostanza conviene non sprecarla stiracchiandola oltre due ore. Quindi, uno dei meriti di “I, Frankenstein”, oltre un discreto ritmo, è una durata standard di un’ora e mezza (93’), incluso - come è diventato moda nei fantasy più ambiziosi, costosi e spettacolari - un finale all’insegna della totale distruzione urbana e, ovviamente, del grattacielo-covo del terribile demone e del suo esercito delle tenebre da ‘risvegliare’.
“Si narra – dichiara Beattie – di come il mostro di Frankenstein inizi a conquistare la sua umanità. Il nostro personaggio, nel film chiamato Adam, è trascinato in una moderna avventura in cui si trova coinvolto in un conflitto occulto tra forze soprannaturali del bene e del male. Entrambe le fazioni lo vogliono usare per il proprio interesse, Adam deve lottare per trovare il proprio scopo e il proprio significato. Deve capire chi è, qual è la sua essenza e il suo fine. Deve compiere scelte difficili per diventare la persona che sa di dover essere… ma forse non è quello che vuole”.
In sintesi, un gioco che funziona sempre se lo spettatore ci sta all’idea di passare un’oretta e mezza spensierate e sulla scia del più innocuo e spettacolore divertimento. Nel cast anche Jai Courtney (Gideon), Socratis Otto (Zuriel), Caitlin Stasey (Keziah), Mahesh Jadu (Ophir), Bruce Spence (Molokai), Aden Young (Victor Frankenstein) e lo stesso Kevin Grevioux (Dekar), anche sceneggiatore/produttore. I produttori sono Tom Rosenberg (“Underworld”), Gary Lucchesi (“Schegge di paura”), Richard Wright (“Underworld”), Andrew Mason (“Matrix”) e Sidney Kimmel (“Lars e una ragazza tutta sua”). José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale dal 23 gennaio distribuito da Koch Media

Nessun commento: