mercoledì 8 gennaio 2014

Dopo trent'anni la vita ha ancora "Sapore di te" secondo i fratelli Vanzina che ripropongono una commedia corale sentimental-brillante

Anche i fratelli Vanzina approdano in sala dopo la grande abbuffata cinematografica di Natale e Capodanno con la loro ‘nuova’ commedia corale, sulla scia del vecchio “Sapore di mare”, diventato nel frattempo un cult movie per i loro fan. Ma l’approccio di “Sapore di te” è più malinconico che nostalgico, se vogliamo più ‘drammatico’ che allegro, quasi una sorta di telenovela vacanziera tra sorrisi – anziché risate –, lacrime e canzoni, ovviamente anni Ottanta doc. E un cast dove primeggiano gli ‘adulti’ sui ‘giovanissimi’: Maurizio Mattioli e Nancy Brilli, coppia romana vincente; Serena Autieri e Vincenzo Salemme, amanti clandestini per interessi; e, scendendo di età, troviamo Giorgio Passotti e Martina Stella (ex interpreti de “L’ultimo bacio” e seguiti), Virginie Marsan, i giovani Eugenio Franceschini, Matteo Leoni e Katy Saunders, lanciata dalle commedie dai libri di Moccia.
“Non è un film per sfruttare il successo di quello con cui è decollata la nostra carriera – esordisce Carlo Vanzina -, e che ha cambiato le nostre vite, anche se era veramente riuscito, ma di fare un nuovo film. Abbiamo constatato che erano passati trent'anni, sono tanti anni che i nostri fan volevano vedere un nuovo ‘Sapore di mare’, perciò abbiamo deciso di cominciare dove finiva l'altro. Infatti finiva nell’83 e qui si ricomincia dall’84 e si va avanti fino ad oggi. Potrebbe essere definito un divertente romanzo sentimentale sull’amicizia, l’amore, il successo e il destino. I personaggi di questa storia che si svolge in due estati, ’84-’85, sono tanti e si vedranno in scena come protagonisti di varie vicende incrociate. Oggi si fa più marketing, quella invece era un’epoca abitualmente considerata superficiale e vuota ma in fondo in quel periodo non si parlava né di crisi, né di ‘spread’. Erano gli anni in cui stava per cominciare l’edonismo della cosiddetta ‘Milano da bere’ da noi raccontato in vari film: abbiamo messo in campo sogni, sentimenti, speranze, una fiducia nel futuro e nella società e un’allegria diffusa che allora era ancora possibile coltivare e oggi – periodo che sembra grigio e disperato -, è quasi del tutto scomparsa. Sono stati gli ultimi anni spensierati, i momenti plumbei erano ancora lontani, mentre la gente ancora credeva nella vita, l’amore, il sentimento ma pensava anche a ridere”. “La scommessa era abbinare finalmente, come in ‘Notte prima degli esami’, un tasso di romanticismo e di umorismo in più, credo che un momento così ottimista degli italiani, nella vita può cambiare tutto, come dire chi ha cuore ce la fa”. “Porto la mia romanità dove, comunque, c’è sentimento, amore per la famiglia – confessa Mattioli -. Carlo voleva che passasse un po' in primo piano, e ho cercato di rendere più sobrio il mio personaggio a favore dei sentimenti; e, insieme a quello del "Pranzo della domenica", è uno dei personaggi più forti che ho fatto al cinema”.
“La mia Susy Acampora – ribatte l’Autieri -, loro mi hanno chiesto di farla sulla mia napoletanità, così mi sono ispirata alla simpatia di una ragazza del mio quartiere che conoscevo: Lucia, simpatica ed avvenente, voleva entrare nello spettacolo, una ragazza prorompente e dalla forte vivacità”. “Allora eravamo più giovani, oggi più attenti, maturi forse – dichiara lo sceneggiatore Enrico -, ma non volevamo dare troppo peso ai riferimenti politici. C'era una scena in cui Salemme veniva arrestato nell'epilogo, e finiva nella stessa cella di Mattioli, ed una parolaccia che lui scriveva sul muro. Ma sarebbe stato un trattatello inutile, perciò non abbiamo calcato troppo, né fatto l'errore del buonismo ad ogni costo. Addirittura uno dei personaggi muore, un altro sposa quell'altra. Non credo sia un trattato sugli anni ‘80 di tipo politico, ma su un ottimismo che c'era, forse perché il cinema era migliore e la musica pure. E’ un decennio poi finito con la caduta del muro di Berlino, ma non avevamo la presunzione di fare questo”. “L’idea di ambientarlo negli anni ‘90 ci ha sfiorato – riprende Carlo -, ma soprattutto per un ragionamento di marketing perché il pubblico dei film di Brizzi erano allora ventenni, però in realtà noi abbiamo meno legami, e così abbiamo deciso di riprendere dove l'altro finiva, anche se è tutto diverso. Non c'era la necessità di ricorrere ai vecchi attori, però in un film corale è complicato mettere insieme il cast, e non c'erano attori migliori per questo”. “Quando rivedo i nostri vecchi film sento una grande tenerezza e nostalgia – prosegue -, mi piacciono perché erano fatti al momento giusto, di getto, forse oggi ci si pensa più, a volte si è condizionato dal mercato, dalle mode. Il primo ‘Vacanze di Natale’ era sulla nostra cifra stilistica, il film divertente che ama i propri personaggi, con un tocco di sentimento che lo rende tenero, li dà un tocco di autenticità. A me non piace il grottesco, faccio quello che so, un’osservazione della realtà fatta sempre con grande affetto, visto che ho iniziato facendo l’assistente di Monicelli e di Scarpelli che amavano i personaggi”.
“Qui ci sono amici attori che hanno lavorato con me in tanti film insieme, Nancy in parecchi film, è un’attrice straordinaria e fa benissimo la commedia, ora in coppia inedita con Mattioli, entrambi divertentissimi e con una grande tenerezza. Matteo (Leoni) è un mito per le mie figlie che l’hanno seguito in ‘Quelli dell'intervallo’ (Disney Channel), e questa era l’occasione di metterlo nel film; Eugenio (Franceschini) l’abbiamo visto in ‘Una famiglia perfetta’ e in ‘Bianca come il latte, rossa come il sangue’, diventerà il nuovo Scamarcio, e a teatro recita in un testo di Patroni Griffi. Katy Saunders era nei film tratti dai libri di Moccia, sembra sempre una ragazzina, ha classe, e nel film si chiama Sabrina come la Hepburn; Salemme non ha bisogno di presentazione e ha fatto 6 film con noi. “Il mio personaggio fa parte della commedia dell’arte – dice Salemme -, ma cercavamo battute nuove e sono sempre contento della scrittura dei fratelli Vanzina. Non mi sono ispirato a uno in particolare – aggiunge sul suo politico anni ‘80 -; oggi si fa di tutto contro i politici, ma chi li ha votato? Credo non siano tutti uguali né tutti ladri. Penso che la cosa sia migliorata rispetto ad allora, il personaggio è scritto così, fa riferimento agli onorevoli del Partito Socialista, e c’era chi ballava molto”.
“Pasotti spero rimanga nella scuderia Vanzina – riprende il regista -, anche perché nel prossimo film farà un gay, un ruolo completamente diverso; Martina (Stella) è cresciuta, Serena è una new entry per noi, è un’attrice con cui mi ha sempre sfiorato l’idea di lavorare ma non ero mai riuscito, ha una grande verve comica e poi è una napoletana bionda. Virginie è un nostro totem, sta crescendo moltissimo e ha una parte più grossa del solito, nella vita è amica di Martina e nel film hanno sfruttato questo rapporto di amicizia. Mattioli for president, è ormai un’istituzione del cinema italiano”. “Neil Simon aveva ragione ‘se per una battuta ridi prima – dichiara Enrico - (con Mattioli) ridi anche dopo’, infatti, il pezzo del racconto della notte di San Lorenzo, che riparte dalla partita di Champions, lo fa in maniera fenomenale”. “Tutti ci considerano ‘responsabili’ dei film estivi – prosegue Carlo -, ma non è così, un calcolo non esiste, anche perché tutte le date sono occupate e altrimenti ci toccherebbe uscire tra due anni. Ci sembrava un periodo giusto non quello di Natale, ma un buon momento, un po' più meno farsesco e meno aggressivo. E il primo uscì sempre d’inverno (il 17 febbraio 1983 ndr.)”. “Il personaggio mi piace molto, ma spesso non puoi scegliere – afferma la Brilli che è Elena -, se sono cose che non hanno futuro e non mi va di fare non le faccio. Mi concedo di fare delle scelte, perché in teatro decido io dall'inizio alla fine; ‘La locandiera’ è un po’ mia figlia, le proposte se arrivano dal cinema ben vengano, altrimenti continuo col teatro”. “La rottamazione è un fatto naturale – ribatte Enrico a proposito del cinema -, ho visto a Capri un film con Meryl Streep che guardandosi allo specchio dice ‘la cosa più brutta della vita è questa’ vedendo le rughe; bisogna avere rispetto con chi si rottama”.
“Era distribuito da Medusa e ha fatto 10 miliardi di allora – conclude il regista -, ma bisogna ricordare un episodio: Angeletti e De Micheli, dopo il grandissimo successo de ‘I fichissimi’ - il rapporto più alto tra costo e incassi - non volevano Christian (De Sica) che ‘non sarebbe diventato mai famoso perché antipatico, né Virna Lisi che poi ha vinto il Nastro d’Argento e un David, e Claudio Bonivento (produttore esecutivo ndr.) visto che mancavano soldi finanziò lui stesso la colonna sonora, e poi fece una quarantina di film, e la cosa formidabile è che ha portato fortuna a noi e agli attori; è il 'destino' dell’amicizia e dell'amore, un fatto che il film spiega molto bene. Il titolo ‘Sapore di mare’ e non di sale, perché c’era già stato depositato un progetto (di Neri Parenti) con quel titolo”. “Ho sempre la fortuna di fare il romanista nei film – chiude Mattioli -, ma non farei mai il laziale, perché è un fatto che non ci si può credere. Poi per i tifosi, neanche la mente più diabolica mi può immaginare con l'aquila dietro la schiena, o vestito di bianco-azzurro”. José de Arcangelo

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