mercoledì 19 febbraio 2014

David Garrett diventa Paganini sul grande schermo ne "Il violinista del diavolo" di Bernard Rose, ma anche autore della colonna sonora

Alla presentazione del suo primo film da attore, meglio come musicista, anzi come "Il Violinista del diavolo", David Garrett ci ha offerto in apertura - di primo mattino - l'esecuzione di un capriccio di Paganini, che fa parte della pellicola omonima di cui è anche autore della colonna sonora, diretta da Bernard Rose, nelle sale italiane dal 27 febbraio, distribuita da Academy 2. E ha detto che, per quanto riguarda la musica per violino, c'è un "Prima di Paganini e un dopo Paganini, perché è stato una sorta di Jimi Hendrix del suo tempo". "Il mio record l'ho ottenuto in un programma della televisione britannica che voleva avvicinare i bambini alla musica, ogni volta c'era uno strumento musicale da presentare ai bambini. E quando è toccato al violino, io ho eseguito 'Il volo del calabrone' (ha iniziato a suonare a 4 anni ndr.), un pezzo già di per sé velocissimo, perciò avevo pensato che suonare questo brano così veloce mi aiutasse e, infatti, loro mi hanno detto che è stata l'esecuzione più veloce della storia". E se nella vita Pagagini - tra genio e sregolatezza - non ripeteva mai, nel film concede un bis permettendo alla ragazza di cui è innamorato di mostrare il suo talento di cantante facendole eseguire un'aria da lui stesso composta. "Per chiunque si avvicini al violino - afferma il celebre violinista - Paganini è uno col quale ti devi confrontare; chiunque vi si è avvicinato ha dovuto farlo, per me è un'icona, un mito, poter lavorare con pezzi fantastici di un eccezionale violinista è una sfida, un sogno che si è avverato".
"Ci sono tante leggende su Pagagini - prosegue -, ognuno ha una sua idea, perché è stato raccontato molto di uno che aveva deciso di non dire molto. Tantissime biografie sono state ricostruite sul sentito dire, era grandissimo anche dal punto di vista pubblicitario, perché più attiri la gente, più quella è vicina alla realtà, puoi giocare col mistero e il mito, noi siamo stati il più vicini possibile; c'è il riferimento al fatto che si diceva che riuscisse a rompere tre corde durante l'esecuzione e continuasse a suonare con una sola. Nel film l'abbiamo risolto utilizzando un piccolo anello a rasoietto che mi permetteva di rompere le corde al momento desiderato. Sono tutti episodi molto realistici che abbiamo ricostruito senza spezzare l'aura del mito". "Lui ha inventato letteralmente tantissime cose - dichiara -, ho scelto dei pezzi per il film che rappresentassero le novità che lui ha introdotto, con un atteggiamento quasi pedagogico su cosa c'era prima e cosa non. I pizzicati, il suono così alto, la velocità nell'esecuzione hanno rivoluzionato questo tipo di strumento. E' come dire che ha inventato la Ferrari due secoli fa. In questo film lui prende delle sostanze, è quello che mostriamo, ma non è che lo facesse come si fa oggi per fare un trip; all'epoca c'erano tantissime malattie di tipo sessuale, e il mercurio serviva per curare questo tipo di mali, ma tra gli effetti collaterali c'era, infatti, la dipendenza. La sua storia è un po' diversa di quelle del Ventesimo secolo, da sesso droga e musica (rock'n'roll). Paganini amava la vita, il mio compito non è quello di difenderlo, ma di godere di quello che faccio, c'è grande gioia ma anche grande stress in questo tipo di vita. Ma se questo atteggiamento non danneggia né beneficia altri per me un grande musicista può fare quello che vuole".
"Considero me stesso un musicista classico - continua sul proprio mestiere -, assolutamente, è la musica che amo e con cui mi sento a mio agio, detto questo, quando sei a casa tua ti piace tantissimo starci e poi ti concedi una vacanza; te la godi te la spassi e torni a casa, e l'apprezzi ancora di più. Per me ogni tipo di musica ha bisogno di un'audience, ovvero la casa e la vacanza sono entrambe importanti. Ogni tipo di musica che suoni per un pubblico, la si fa come fai per attirare l'attenzione dei bambini verso certe materie. Credo sia lo sforzo che qualsiasi musicista deve fare per creare un suo pubblico, e risulta naturale per ogni tipo musica, soltanto che per la classica si pensa bisogni avere una sorta di distacco. Suonare un grande prodotto per avvicinare il pubblico, il crossover è la mia necessità, qualcosa che mi veniva da dentro e mi andava di fare. Un po' come faceva Pagagini, prendeva canzoni popolari, musica da opera, ne faceva delle variazioni e il pubblico veniva attirato, anch'io prendo Michael Jackson e ne faccio delle variazioni. Ieri a Napoli, al concerto c'era una quantità enorme di giovani tra il pubblico, perché non è tanto come lo fai ma cosa fai con quella musica. Difficile da dire, confrontarsi con la figura di Pagagini non era facile perché tutte le sue partiture a cui ho lavorato avevano delle orchestrazioni fatte da altri, ho utilizzato le partiture manoscritte di Paganini, ho inventato e reinventato così tanto, ma nulla come lui; uno si lancia e cerca di arrivare al meglio, ma i confronti sono fuori luogo".
"E' stato il primo musicista di cui il pubblico diceva avesse fatto un patto col diavolo - spiega -, 'si è venduto l'anima al diavolo', dicevano, dato che era così formidabile che doveva avere qualcosa di soprannaturale, di magico. E lui è stato intelligentissimo e bravo a promuoversi, e aveva questa sorta di assistente/impresario. Anch'io ho i miei problemi coi manager, in questo campo se non sei forte, e non hai un po' di distacco sei perduto, perché tutti cercano di trarre vantaggio dalle situazioni, e possono farlo con una certa facilità. Una persona che ascoltava e sapeva quello che volevo dalla carriera, comunque, la relazione è sempre critica, particolare, perché l'altro cerca di fare di tutto per spingere la tua carriera, ma ci vuole sempre il giusto equilibrio". "Mi piace l'opera - continua -, e l'aria 'Io ti penso' (che esegue nel film ndr.) è uno dei leit motiv; quando lavori alla colonna sonora, quasi sempre, devi creare un tema che spesso si associa ad un particolare personaggio, in questo caso uno per l'impresario e l'altro per Charlotte (la giovanissima figlia cantante dell'impresario, di cui Paganini s'innamora ndr), e ho scelto di associarla a lei. Quando lo spettatore ascolta quel tema associa immediatamente l'idea al personaggio, questo è importantissimo".
"Ho preso tutti pezzi per violino originali e ho arranggiato il tutto, in genere le orchestrazioni non sono all'altezza delle sue partiture; forse, Pagagini non amava spendere, oppure non c'erano grandi orchestratori. Ho sentito il dovere di riarranggiare, dare un suono, perché alcune erano verametne datate. Nel mondo ci sono tanti violini costosi". "Amo il violino, ognuno ha un valore in quanto a storia. Per me è un onore suonare a Genova con il suo ultimo violino, ma ha poi suonato con uno Stradivari. Vedendoli nei negozi gli adoro quanto un corridore di F1, una macchina da corsa. E' un violino iconico, vedere uno Stradivari è fantastico, l'ho visto al museo Vienna. Il violino di Paganini è il più costoso, penso a come reagirò suonandolo (in occasione della settimana paganiniana, dal 18 al 22 febbraio ndr.), perché ognuno è diverso nelle caratteristiche, nei colori. Ha suonato per 40 anni, chiamato il Cannone, è un Guarnieri del Gesù del 1743". "Di un violino, uno Stradivari è difficile dare una quotazione, quello che suono io è del 1760, del periodo d'oro, poi ci sono i Guarnieri, ma hanno caratteri diversi. Uno straordinario costa sui 40/50 milioni di euro. Bisogna però chiarire che le quotazioni non riflettono i compensi, la maggior parte dei violinisti non avrà la possibilità di acquistare un violino di quel prezzo, perché si tratta di una rarità, dalla perfetta fattura. Io ci sarò a Genova per la Settimana paganiniana (in concomittanza col festival ndr.), ma comunque la musica è sempre bella e va bene anche Sanremo".
"Per me questo progetto resterà l'unico film come attore - conclude -, ma è la colonna sonora, che pian piano ha fatto prendere la forza dell'immagine, che per me è stata fondamentale. In questo caso abbiamo pensato che era meglio un bravissimo musicista che non è Al Pacino che un bravissimo attore come Pacino che non suonava il violino, che dovesse fare primeggiare più la capacità musicale che attoriale. Le cose mi sono state facilitate dal fatto che c'erano delle cose che ho vissuto su mia pelle, avere a che fare con un impresario, suonare fin da bambino, essere me stesso attraverso esperienze vissute in passato". José de Arcangelo

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