mercoledì 12 febbraio 2014
"Sotto una buona stella", una commedia dolce-amara per la nuova 'coppia comica' Carlo Verdone-Paola Cortellesi
Il nuovo film di Carlo Verdone, con la 'new entry' Paola Cortellesi, "Sotto una buona stella" è una commedia corale, anzi 'familiare' che prende spunto dall'attualità per parlare di rapporti e sentimenti nell'era della grande crisi economica, sociale, morale e, perché no, sentimentale che investe noi tutti. Sincero, malinconico, amaro e divertente, non troppo.
Prodotto da Luigi e Aurelio De Laurentiis per Filmauro, il film sarà nelle sale italiane dal 13 febbraio in oltre 730 copie e non dovrebbe deludere i fan di un Carlo sempre più maturo e lontano dalle maschere 'giovanili' di trent'anni fa, anche se stavolta non riesce a trovare un suo equilibrio.
"E' stato un parto molto lungo - esordisce Verdone in conferenza stampa -, è durata di più l'ideazione e la soggettazione di tutto il resto, poi finalmente abbiamo fatto la sceneggiatura, che mi ha ricordato un po' 'Borotalco' per cui ne avevo messo 12 mesi! Ma non riuscivamo a trovare un accordo col produttore, all'inizio l'idea lasciava perplesso sia Aurelio che Luigi, tanto che alla fine eravamo stremati, ma Pasquale (Plastino, anche fedele sceneggiatore col regista e Gabriele Pignotta ndr.) ha trovato un bel plot iniziale, che avevamo fatto prima di 'Posti in piedi in paradiso', lo ricordava un po' perché anche lì c'erano due figli, la giovane compagna, ecc. Lavoriamo su quella famosa idea, ci siamo detti, e l'abbiamo ripresa, buttato giù il soggetto e trovato un accordo comune con Aurelio che prima mi diceva 'se lo vuoi fa', fallo', mandandomi in uno stato di depressione, invece, a quel punto ha detto: 'Questo va bene'. Ma era un appuntino di tanti anni fa".
"Per me è una commedia di stampo teatrale - prosegue -, anche se poi ha delle aperture, tutta girata in due ambienti a Cinecittà, e sono contento perché la troupe ha portato un po' di lavoro alle bravissime maestranze che abbiamo. Ad un certo punto è diventato un film sulle persone alla ricerca di solidarietà, affetto, fiducia, con la voglia di essere abbracciati. Un uomo dalla famiglia disestata che, dopo la morte dell'ex moglie, si ritrova a doversi occupare dei figli di cui si era un po' dissinteressato. Uno scontro generazionale, questo nella prima parte, poi con l'arrivo di Paola (Cortellesi che è Luisa la vicina di casa ndr.), tutti alla ricerca d'affetto, di un abbraccio affettivo, di una persona che stia loro accanto. Tea (Falco, lanciata da Bertolucci in 'Io e te' ndr.), la figlia Lia, si innamora di un giornalista inglese e decide di trasferirsi a Londra, il fratello Lorenzo (Richelmy che è Niccolo, l'abbiamo visto protagonista del 'Terzo tempo' ndr.) pensa di seguire sorella, io lo trovo grazie alla complicità amichevole di Luisa, ma ho deciso di non decidere e anche lei è sola come me. 'Sotto la luce di una buona stella' c'è chi intrapprende un tragitto, decide di andar fuori e mettersi in gioco, anche sul versante sentimentale pur in un periodo disastrato, in cui non c'è lavoro, e lei ha i sensi di colpa dato che fa la 'tagliatrice di teste'. E' la fragilità del nostro momento, e ci vuole abilità per incanalare argomenti che diano un senso di equilibrio, misura e delicatezza in una commedia. Una delle migliori troupe che abbia mai avuto, perché se la vicenda era semplice sulla carta, la commedia aveva dei tranelli che bisognava misurare, in primis con gli attori. Ennio Guarnieri (il direttore della fotografia ndr.) mi ha stimolato, è un alleato preziosissimo, il più veloce di tutti, e con la sua grande positività ha aiutato tutti noi. E avevo molto poco tempo, visto che abbiamo cominciato a girare il 14 ottobre per essere pronti ora, il che significava uscire dopodomani. Per l'edizione abbiamo lavorato 13/14 ore al giorno tanto che ad un certo punto non sapevo cosa avevo fatto, perché perdi il filo".
"Sono felice di aver avuto una grandissima interprete come Paola - aggiunge su cast e troupe -, un'attrice in continua ascesa, sempre più sicura ed abile nel portare naturalezza al suo personaggio, tanta umanità. Tea ha un accento astratto, c'è un modo di essere giovani così; Lorenzo idem, sono due ragazzi che avranno un buon successo; Elenora (Sergio, che interpreta la sua giovane compagna, Gemma ndr.) è un'amica da tanto tempo, il ruolo è un pochino ingrato, visto che si mette in contrasto coi figli. Ho avuto dei bravi casting, hanno collaborato tantissimi ragazzi, anche con Guarnieri, per la correzione del colore, come assistenti alla macchina; abbiamo dato tante opportunità anche per i costumi, le scenografie. Tutti validi, estremamente efficaci, un film fatto da veterani ma pieno di giovani. Un mese e qualcosa di riprese, ma si gira bene in studio a Cinecittà con artisti così bravi, pieni di talento. C'è bisogno di seguire il nostro esempio".
"E' una grossa sfida - dice a proposito degli spunti -, ma se non osservassi la realtà di questo paese non saprei cosa raccontare, sono un pedinatore degli italiani, leggo i giornali, ci sono tanti articoli che ti offrono un'idea interessante. Devo raccontare il tempo che sto vivendo, non posso non mettere certe urgenze, certe esigenze. E' un equilibio molto delicato, dove l'errore è a portata di mano, ci vuole una grande concentrazione del regista e dello scrittore. Senza realtà non so raccontare, questo è il cinema che so fare, il periodo che sto vivendo pieno di difetti, sbagli, tic".
"Come era prevedibile non desideravo altro che lavorare con Carlo, da sempre - ribatte Cortellesi -, ed è più bello di come me lo aspettavo. Lo conoscevo e mi aveva fatto una promessa pubblicamente e l'ha mantenuta, a me sarebbe bastato il complimento. E' la mia fonte d'ispirazione, per chi ama un certo registro particolare il maestro è Carlo Verdone. Ci si ispira alla cosa più bella, che piace di più. Un sogno poter lavorare con lui, e ho avuto la sensazione di lavorare con lui da anni, c'è una tale familiarità e una conoscenza sul lavoro che ha reso tutto così facile. In nessun modo ho sentito il peso del personaggio che ho ammirato, ma è stato naturale. Ed è come piace a me, è molto rigoroso, con una grande serietà perché anche per fare le cose più pazze, più sceme ci vuole rigore. Il condimento è l'improvvisazione, ma le cose vanno fatte seriamente, di più quando il regista è anche attore, perché deve vedere non solo l'aspetto tecnico, gli altri ma dare, almeno, un occhio a se stesso. Una grande disciplina, te l'assicura e c'è tempo anche per giocare. E' l'ambiente ideale".
"Fortunatamente non c'è niente di autobriografico - riprende Verdone -, facciamo le corna, ma vedo molte famiglie, frequento molte case, incontro le persone, i ragazzi, non solo sul lavoro, tanti che mi chiedono di fotografarmi con loro, c'è in giro grande bisogno di affetto, una richiesta di protezione, l'ho visto coi giovani, di massimo 28 anni, che hanno lavorato con noi, erano felici, hanno dato il massimo, anche se sono molto severo si sono affidati a me, a lui (De Laurentiis ndr.). C'è un grande sbalestramento, tanta confusione, e questo abbraccio d'affetto e di solidarietà lo si cerca; è un momento di grande solitudine, che credo avvertiate anche voi".
"Non ho faticato a dirigerla - dice della partner nel film -, il suo ruolo è molto delicato, ma Paola ha una naturalezza incredibile, l'arte di nascondere l'arte, non si sa se è lei o il personaggio, Paola è così; lo fa con tale generosità che sembra molto vero, credibile, la battuta è perfetta, serrata e divertente. Vedo crescere anche Eleonora, Tea scoperta di Bertolucci, ha un primo piano particolare e tempi tutti suoi, non perfettamente a tono ma dà verità al tutto, lei è fuori dagli schemi. No sapevo di avere una figlia uscita così intelligente e dalla grande sensibilitaà; Lorenzo ha un bellissimo viso..."
"Sono due film antitetici - risponde De Laurentiis sr. sull'uscita in concomitanza con Clooney -, leggevo i dati della perdita di spettatori nell'Europa tranne in Italia, insieme a Russia e Ungheria, credo che questo freno ad un'emorragia continua sia dovuto alla presenza della commedia. La commedia nasce dal dramma in Italia, neglia anni '60 poi pian piano si è persa. Raccontare cose drammaticissime se non scivolano via risate, sono complementari, approfondire argomenti che ci toccano tutti".
"Non mi sarei aspettato di durare così tanto - dice l'attore-autore sulla sua carriera -perché oltre al talento devi avere una 'buona stella' sul cammino, io ho avuto la fortuna di arrivare fin qui, non potevo andare oltre, pena rischiare i patetismo. Ho costruito tutto sui personaggi, sul bullo e il viaggio in Polonia, Candido con la spagnola e sora Lella. Per 'Troppo forte' il primo coatto, ad un certo punto mi sono accorto di aver dato tutto, sia negli sketch televisivi sia al cinema. E mi sono ricordato di 'Compagni di scuola', di cui Cecchi Gori diceva 'prenderemo schiaffi da tutti'. Iniziai nel peggiore dei modo, e poi ho scoperto che era uno dei migliori, il primo vero film corale, anche perché io ho bisogno di lavorare con altri attori, oggi con giovani che ti danno l'energia, la forza. Tea mi stupisce, Lorenzo pure, Paola è il pianeta femminile nuovo, io dò la mia esperienza, quello che la mia maschera può interpretare. Alla mia età si chiudono certe possibilità ma se ne aprono altre. In quella corale posso dare del mio, e dare tanta chance a chi lavora con me, stavolta mi messo più sulla regia, dirigere loro che sono già bravi in interni non era così facile come sembra. Vi dovette aspettare da me dei film corali, a meno che non trovi un personaggio unico o una storia a due. Mi piace guardare un po' a 360° e scoprire l'energia postiva che emana che si lavora in tanti, ad un certo punto devi condividere con gli altri, dare possibilità ai giovani di esaltare, per poterli lanciare, dar loro una spinta".
"L'avevo scritto pensando che lei dovesse essere il baricentro - prosegue sul personaggio della Cortellesi -, però entra troppo tardi, perché prima devo raccontare tutte le mie disavventure lavorative, il rapporto difficile coi figli, l'inizio ha una certa lentezza di preparazione, altrimenti rischi di essere aprosssimativo. Paola doveva prenderlo, fare il primo passo verso di lui, che aveva deciso di non decidere. Lei ha bisogno di essere abbracciata ma anche io, ed è lei che prende l'iniziativa, ed è giusta visto come si sviluppava la storia. Lui è uno sbalestrato, ha tutti i modi infantili, sul divano si comporta da cretino, vedi qualcosa di non maturato, ma generoso con lei, che pensa 'saprò come farlo risuscitare'. Tutto proprio pensato così".
"Tea fa un discorso giusto ('non è un paese per giovani' dice nel film ndr.) - continua -, lui ha il problema di riccollocarsi perché costretto a lasciare il posto, il giovani sono preparati ma devono emigrare, mi addolora perché l'80 per cento degli amici dei miei filgi è andato, tutti andati via, è il risultato della crisi del mondo occidentale, l'Europa è un continente vecchio, però bisogna ridisegnarlo attraverso i ricambi generazionali, la situazione è veramente complicato. Lei dice una cosa giusta, è quello che risponderebbero tutti i giovani. Facendosi una vita, il mio personaggio ricomincia dalla gavetta, ma ai giovani un'opportunità si dà, dice con estrema sincerità e dolore".
"Credo che i giovani devano spostarsi dall'Italia - ribatte la Falco -, anch'io me ne sto andando, ma si torna sempre con la speranza di creare qualcosa di positivo, spero, credo di poter fare qualcosa".
"Qualcosa di verità l'abbiamo portata tutti - dice Richelmy -, c'è una sorta di depressione, di malinconia generale che vedo nella maggior parte degli amici che fanno università. La situazione è tragica, manco troppo, qui col 'maestro' riusciamo a riderci, ma non tutta l'Europa è così, non so identificare il problema. Ma dobbiamo confrontarci con una scelta, rimanere qui a spallarci e trovarsi un posto, perché nessuno è contento di andarsene, l'Italia è un posto bellissimo per vivere, ma come si fa a trovare una casa, dove vai senza famiglia, se non hai un tetto? Bisogna scavare più sotto. Da una decina anni, la tendenza sembra migliorarsi ma non se ne viene fuori, se non cambia non può che andare peggio. Bisogna avere il coraggio di crederci, il cammino devi averlo avanti, invece i giovani hanno il buio davanti. Esci dall'università e non ce ne sono strade, sono tristi rispetto a fuori. Mi ritengo un privilegiato, ma consiglierei loro di andarsene".
"Possano sempre tornare preparati per salvare il Paese - riprende Verdone - che è in uno stato più feudale che repubblicano, in realtà così, puoi far mille discorsi ma è così, sembra unito, ma non è unito per niente, sembra di trovarsi ad una riunione condominiale dove l'amministratore è il Presidente della Repubblica. Tutte ste colpe sventolate ogni volta, non mi sembra giusto stiano facendo un casino politico, abbiamo le palle piene di scandali, andiamo avanti, non c'è tempo da perdere, si parla sempre degli anni della ricostruzione, ogni sera, pensiamo ad ora, andiamo avanti, ricostruiamo qualcosa".
"Avete sbagliato voce - ribatte Aurelio De Laurentiis -, bisogna prendere la voce del verbo 'dare'; sono stato sempre considerato un grande rompicoglioni, perché contestavo sempre il mondo adulti, perché avrei potuto dire 'mando tutti a fare in c... e me ne vado in America', invece sono restato contro il parere di tutti, ho affrontato una città difficilissima come Napoli, se non ti metti con me sono io che mi metto con te. Ognuno deve seminare senza sperare di avere in cambio niente. Bisogna farlo per il Paese, tutto l'apparato politico per decenni non ha fatto altro, ma solo il 60 per cento della popolazione va a votare, prima ha abdicato alla 600, al poi frigorifero, è diventato un popolo troppo puntato sull'egonismo, non siamo stati capaci di venderlo, di promuoverlo. Il ministero più importante è stato sempre in mano ad una serie di cretini che non sapevano dove mettere le mani. Di che vogliamo parlare, abbiamo delle pepite d'oro che non sapiamo d'avere. L'arte, la moda, per un periodo anche l'auto più famosa del mondo, ma se s'importano i pomodori dalla Cina per risparmiare qualche centesimo... Della scesa della cultura ci dobbiamo vergognare, noi stessi siamo vittima del lassismo, sono dei vigliacchi che quando si tratta di puntare il dito si tirano indietro, il modo propositivo è molto più semplice e più facile".
"E' la prima volta che uso la voce fuori campo - riprende il regista -, forse c'era in 'Maledetto il giorno che t'ho incontrata' ma era venuta male qualcosa, l'idea di metterla è stata di Plastino per accellerare il film e farlo arrivare prima a Paola, perché l'introduzione sembrava lunga. E' andata nei migliore dei modi, ma bisogna stare attenti, ci sono registi che ne abusano".
"Sono pronto a fare un film solo come regista con un bravo attore. Ho l'età giusta, ma come attore nasco nella commedia e finirò nella commedia, credo però anche in un film più complesso, anche fuori dalla commedia".
"Ero presente al Festival di Castelporziano - dice sul raduno poetico degli anni '70 qui riproposto in chiave contemporanea -, erano giorni di saba infernale, ho respirato l'aria di quel momento, stavamo lì dalla mattina stavano - la sera lavoravano nei teatri off - confusi ma pieni di creatività, c'erano le letture di Ginsberg, Yevtushenko, che seguì col Geloso (il registratore a nasto di allora ndr.), ad un certo punto gli chiedono 'ar volo' una poesia su Ostia, lui aveva la Laika, tradussero la domanda, lui si misse le dita sulla fronte e disse: 'Ostia onde di preservativi'. L'essenza è quella, si vedeva il mare grigio, Pasolini...; poi il documentario di Andrea Andermann l'ho visto e rivisto, c'era anche Victor Cavallo (attore teatrale underground e caratterista al cinema ndr.), poeta metropolitano, rivivo l'inizio della mia carriera, la poesia che dissi malissimo, ero giovane, forte ero... eroinomane, questa è un plagio dicevano. E' un omaggio a cosa sembrava e ad una cosa che apparteneva alla mia vita. Tea dà l'idea, fa delle performance che ricordano le attrici anni '60, e ho pensato poteva benissimo avere l'hobby della poesia, un personaggio curioso colto strano, un omaggio anche al perido universitario. Le poesie sono mie. Prima o poi le pubblicherò Anche quella di Tea, ma il finale è tutto suo: Ti odio!"
"La sceneggiatura si segue - riprende Cortellesi - ma ognuno ha messo del suo, la scena degli amplessi, ognuno si inventava una cosa, quando faccio la finta operaia romena, l'idea della tazzina di caffè (che gliela allontana di bocca ogni volta nedr.) non è sceneggiatura".
"La scena la ritenevo debole - ribatte Verdone -, quello rientrava in casa e poi attendeva, la giornata mi sembrava scarna, così aiuta un po'. In quella del bacio, invece, in cui dice 'la lingua ha una postura dove sta scritto? Quando c'è feeling scattano delle cose, delle battute. Quando mi dicono sei 'un uomo senza palle' e se ne vanno, non mi sembrava una chiusura e mi è venuta l'idea di chiamare Dolores (la domestica filippina ndr.) e lei glielo conferma, lui fa la faccia dello sconfitto. Si inventa sul momento. Ivo (a cui è dedicato il film ndr.) mi ha seguito per ben 17 anni, ho cominciato con un po' di depressione dietro spalle, ma il suo aiuto è stato influsso positivo".
José de Arcangelo
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