giovedì 10 aprile 2014

E' in arrivo "Song 'e Napule": un'esplosiva commedia che fonde il 'poliziottesco' e il neomelodico partenopeo tra ironia e affettuoso omaggio, firmata Manetti Bros.

Dopo il felice passaggio - fuori concorso - al Festival Internazionale del Film di Roma, approda nei cinema, il nuovo film dei Manetti Bros. "Song e' Napule", una gustosa commedia 'musical-poliziottesca', anche neomelodica, ovvero un mix di generi tra omaggio e sana ironia, se vogliamo molto vicina ad un sotto-genere come quello partenopeo, nato alla fine degli anni Settanta, quando la tradizionale sceneggiata divenne per un verso poliziottesca e per l'altro commedia musicale, complici prima Mario Merola, poi Nino D'Angelo. Ma non solo.
"Lo spunto era quello di un poliziotto infiltrato che riuscisse a portarci a Napoli - esordisce Marco Manetti -, visto che Giampaolo Morelli ci aveva detto è la 'nostra' città, e dato che i nostri film sono d'intrattenimento, cerchiamo sempre di sfatare qualche pregiudizio, conoscendo questa musica, abbiamo che è un vero star system a Napoli, e coinvolge anche i benestanti. Quindi, una musica che produce denaro, mentre cantanti noti a livello nazionale non se la passano benissimo, è lì il vero mercato che altrove non c'è".
"Il mio personaggio è un puro inattaccabile - dice Alessandro Roja che è Paco Stillo - non so bene, forse, un raccomandato 'da mamma', si sente ferito in una città e tra un popolo che ama, ma per capirla bisogna avere una conoscenza vera. Infatti, lui denigra i neomelodici, ma quando conosce Lollo Love (un inedito ed efficacissimo Morelli), e viene proiettato in un mondo che non gli appartiene lo capirà. Vuole fare il compositore serio però è finito tra le scartoffie della Questura, e gli tocca stare con i neomelodici mentre pensa ad una musica più alta. Alla fine viene proiettato in una sorta di centrifuga, e ce la fa. Io, invece, ce l'ho messa tutta, anche perché abbiamo girato con un'energia altissima, in una specie di situazione da guerriglia in strada, sfruttando i mezzi che avevamo. Capisco i sentimenti di Paco rispetto a Napoli, perché è una città pazzesca, bellissima, decadente a livello poetico, e viene mangiata da dentro dalle stesse persone che l'amano, perciò ho capito la posizione in cui si poneva Paco all'inizio". "Molti dei film girati negli ultimi anni su Napoli - dichiara ancora Marco -, sono stati ambientati in Campania ma fuori dal cuore di Napoli, magari a Scampia e dintorni, come "Gomorra", poco in centro che ormai si vede solo in cronaca nera, però è una metropoli che ha più pregi che difetti. D'altra parte non si gira in centro perché si pensa che non ci si riesca, ma il nostro modo di fare cinema è una forma di 'guerriglia', a Napoli abbiamo girato in una pace totale perché tra la gente c'è uno spirito di solidarietà che ci ha permesso di lavorare in modo facile. Inoltre, il film l'abbiamo presentato in Israle dove hanno dovuto mettere a disposizione altre sale per farlo vedere ad altro pubblico, ma a Tel Aviv, ad un certo punto c'era una salitina che mentre la facevamo mi son chiesto: 'come ha fatto Alessandro a salire per le strade di Napoli?". "Perché in bicicletta c'ero soltanto io" ribatte Roja.
"A Napoli convivono insieme la borghesia e il popolo - afferma Morelli che è autore del soggetto e uno dei protagonisti -, sono a contatto perché in via dei Mille abitano le famiglie più ricche e accanto ci sono i quartieri spagnoli, due mondi apparentemente lontani che convivono forzatamente. Da napoletano ho vissuto la musica perché l'ho ascoltata e subita, la musica neomelodica è semplicemente un genere, ci sono cantanti e musicisti bravissimi, alcuni fanno dei salti in nazionale, e sono rimasto incantato dai video poverissimi ma geniali, di queste vere e proprie star, che suonano in matrimoni infiniti della durata 15 / 16 ore. Perciò spingevo Marco e Antonio, perché sapevo che loro avrebbero saputo cavarsi come fanno di solito nel tessuto cittadino, nella vita dei luoghi che raccontano, e non vedevo Napoli così bene dal di dentro dai tempi di Nanni Loy. E' un poliziesco-commedy, in cui umori, odori e sapori sono autentici, sono orgoglioso che abbiano scoperto strada facendo cosa raccontare, l'aspetto di una Napoli pura e onesta che non si racconta mai, queste persone vivono del loro talento, non per questo sono dei collusi. Sono felicissimo perché fin da bambino guardavo i palazzi, e ogni strada è diventata un'iniquadratura che mi emoziona tantissimo". "Rappresenta un'unicità italiana di massa - afferma Marco -, bella perché ha mantenuto nella parte centrale della metropoli l'identità popolare. Penso ci siano elementi molto in comune tra i melodico napolitano e l'hip hop americano, e questo diventa un riscatto dalla criminalità, esiste una nuova ondata di musicisti napoletani legati assolutamete al neomelodico, alle radici della musica napoletana". "Lo spunto è di Giampaolo - ribatte Antonio -, mai detto sviluppata più volte. L'anima di questo film è Luciano Martino (produttore cult anni '70, dalla commedia sexy al poliziottesco appunto ndr.) che ci ha quasi precettato dicendo: 'dovete fare questo film, a patto che lo facciate sull'idea di Morelli su Napoli, e abbiamo trovato la chiave giusta per sviluppare la cosa insieme".
"L'idea era quella di un poliziotto borghese - prosegue Morelli -, svogliato, che amava la musica e doveva suo malgrado infiltrarsi nel mondo dei neomelodici. Io sono un borghese atipico dell'Arenella, ma non sono un 'pariolino' come si direbbe a Roma, ma del centro storico. La storia affascinantissima dei neomelodici mai vista così da dentro e da vicino, perché loro come le star delle band americane, superfamosissime, hanno i difetti, vizi e capricci di una vera star". "All'inizio eravamo un po' su altre cose - ribatte Marco Manetti -, inizialmente l'idea per il titolo era 'Inside Napoli', questo invece non è nostro ma di Marengo, prima è stato un documentario poi una canzone, adesso un film tutto su Napoli". "C'è un pregiudizio su Napoli e il neomelodico - afferma la cantante Serena Rossi, nel film Marianna -. Il pubblico credo sia più preparato, in questo film bellissimo Marco e Antonio, sapendo della mia passione, mi hanno chiesto due canzoni, che sono ora all'interno di un disco che loro mi hanno aiutato a spingere, perché una una cosa non escluda l'altra. Però mi ha toccato il loro modo di raccontare la nostra città, hanno colto nel segno". "Nella vita non sono cattivo - chiosa Sassanelli alias Commissario Cammarota -, lui (il suo personaggio ndr.) è uno stronzo, ma io sono una persona delicatissima, leggo poesie, faccio fiori di carta, mentre lui è una merda. Ci siamo divertiti, ma conoscevo non solo il neomelodico, perché mio nipote ascoltava Nino D'Angelo e Massimo Finardi. Me il neomelodico non è solo un fenomeno napoletano, è seguito in Puglia, Calabria, Sicilia".
E su "Il Mattino" di oggi pomeriggio ci sarà allegato il video di Lollo Love, e ci dicono tutti "abbiamo bisogno di voi, se vi è piaciuto parlatene, se non vi è piaciuto no, così prendono la fregatura anche gli altri come voi". "Sull'accento napoletano - dice Roja - con i due registi abbiamo lavorato insieme per non cercare una precisione particolare, dal momento che il personaggio cerca una certa pulizia della sua napoletanità, perché ha una sua difficoltà ad esserlo, tant'è che diventa un infiltrato e gli chiedono addirittura se viene da Milano. Allora si rende conto di essere diventato un ibrido di nulla, e immerso nella Napoli doc cerca di trovare le proprie radici, di (re)stare lì. In strada c'è stata molta partecipazione, e a me, come attore, ciò mi aiuta tantissimo per 'rubare'. Il dato specifico era di non essere un'imitazione di quello che era Paco in quel momento". "Essendo di Bari non è stato molto difficile per me - ribatte Sassanelli -, molto divertente lavorare con Marco e Antonio che davano indicazioni su personaggi, su pezzi di esseri umani viventi, e abbiamo contattato, nella nostra visita al commissariato, l'ispettore su cui è stato creato questo personaggio".
"Con mio fratello Aldo - confessa Pivio Descalzi -, abbiamo lavorato un po' sullo spirito che c'era già ne 'L'ispettore Coliandro', con qualche riferimento al funky di 'Napoli Centrale', Tony Esposito, per il recupero di quel tipo di sonorità già interpretato con la serie, e con molte persone che vi hanno lavorato. Il gioco era trovare il giusto equilibrio tra la nostra musica e quella preesistente, ricordare con Franco Ricciardi (cantante che fa anche l'attore nel ruolo il boss Scornaienco ndr), un equilibrio consolidato da tanto tempo" "La nostra camorra è raccontata come i cattivi nella commedia poliziesca - riprende il regista Marco -. Il problema esiste, ma penso che il cinema italiano deva puntare sul genere, ormai considerato cinefilo-intellettuale, ma che in realtà è puro intrattenimento. Speriamo, anzi lanciamo un invito a ricordare che non è sempre solo ultraviomlento né cinefilo, il cinema italiano si deve rinnovare e divertire il pubblico. I nostri film in realtà non appartengono a nessun genere, però si tende spesso a 'classificare'. Dovremmo trovare una diversa classificazione, perché in questo senso siamo unici non di un genere in particolare, casomai siamo registi di fantascienza, perché in Italia i regsti appartengono solo a due generi: commedia e film d'autore".
"Sono contento che si dicano queste cose sul 'genere' - ribatte Antonio -, noi siamo coerenti nella nostra strada, forse il nostro cinema è più accessibile e popolare, visto che ha destato interesse a Rai Cinema che ha coprodotto il film. E' importante per noi, per la nostra carriera e per il cinema italiano. Nel nostro modo di fare cinema non c'è appartenenza né classificazioni né ricerca ma soltanto libertà". José de Arcangelo

Nessun commento: