giovedì 10 aprile 2014

"Mister Morgan", una storia d'amore e d'amicizia inconsueta tra un anziano solitario e depresso e una giovane francese vitale e ottimista

Presentato in anteprima - nella selezione ufficiale - al Festival del Film di Locarno 2013, arriva nelle sale italiane “Mister Morgan”, trasposizione del romanzo “La douceur assassine” della francese Françoise Dorner (Editions Albin Michel), sceneggiato e diretto con eleganza e sobrietà dalla tedesca Sandra Nettelbeck, non dimenticata regista del ‘delizioso’ “Ricette d’amore” con la coppia Sergio Castellitto-Martina Gedek, oggetto di un rifacimento americano.
Un dramma esistenziale, intimista e toccante, tra solitudine e angoscia, disagio e depressione, attraverso una storia d’amore particolare, che fa scattare di nuovo la voglia di vivere di un uomo anziano - che l’aveva perso con la morte dell’amata moglie -, un amore platonico, un’amicizia oltre i confini, che però non hanno niente a che fare col sesso e la seduzione, ma con una delle tante facce dell’amore, appunto. La pellicola – coproduzione tra Belgio e Germania -, ovviamente, poggia gran parte su un protagonista d’eccezione quale il due volte premio Oscar Michael Caine (ivecchiato proprio sul grande schermo lungo una brillante carriera che va avanti da cinquant’anni) assecondato da un’ottima ‘spalla’ come la giovanissima e spumeggiante Clémence Poesy, già vista e apprezzata nella saga di Harry Potter (“Il calice di fuoco” e “I doni della morte”) oltreché “In Bruges”. Inoltre, tra loro c’è una vera, rara, alchimia.
E’ la storia dolce-amara del vecchio e solitario vedovo americano a Parigi, Matthew Morgan (Caine), ex professore sull’orlo del suicidio che l’incontro casuale con una giovane bella, vivace e gentile, gli fa ritrovare un senso alla sua esistenza. Infatti, totalmente conquistato dalla disarmante vitalità e dall’ottimismo di Pauline (Poesy), l’anziano Matt ridiventa un improbabile studente di vita e di ballo, già perché la ragazza insegna in una scuola di ballo latinoamericano. Tra loro nasce pian piano un affetto reciproco fatto di passeggiate nella metropoli, pranzi al parco e scampagnate fuori porta. E la strana coppia, in bilico tra padre e figlia, riscopre un’amicizia che va al di là delle regole e dei luoghi comuni.
Sarà questa sua ritrovata fiducia negli affetti di Matthew a insospettire i figli Miles (Justin Kirk) e Karen (la rediviva Gilliam Armstrong di “X-Files”) che cercheranno di riportare a casa negli Usa il genitore, e di incrinare col pregiudizio e la diffidenza un rapporto nato e cresciuto nel conforto della compagnia – anche la ragazza non ha rapporti stabili né una vera famiglia -, nel piacere del romanticismo e sull’idea di famiglia non convenzionale. Però alla fine, lo stesso Miles finirà per riallacciare un vero rapporto col padre e, in un certo senso, a sconvolgere la propria esistenza. Proprio in conclusione, purtroppo, l’opera della Gedek sembra perdere colpi, visto che si rivela un pochino approssimativa, persino superficiale, nella soluzione del rapporto padre-figlio, ma nel complesso siamo di fronte ad una pellicola che per tre quarti della sua durata coinvolge, commuove e invita a riflettere lo spettatore sull’indifferenza e sulla solitudine a cui ci costringe un po’ tutti la società contemporanea, e non solo gli anziani.
Nel cast, di questo ‘dramedy’, sorta di commedia europea, girata in inglese nella ville lumière, anche tre grandi attrici ormai confinate in ruolo di caratteriste in partecipazione speciale: Michéle Goddet (Madame Dune), Jane Alexander (Joan Morgan) e Anne Alvaro (Colette Lery). José de Arcangelo (2 ½ stelle su 5) Nelle sale dal 10 aprile distribuito da Officine Ubu

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