giovedì 8 maggio 2014

"The German Doctor" di Lucia Puenzo, un inquietante mix di fatti storici e fiction sul mostro Josef Mengele in Argentina

Presentato nella selezione ufficiale (Un Certain Regard) del Festival di Cannes 2013 e poi al Courmayeur Noir In Festival dove ha vinto il Premio Speciale della Giuria, arriva nei cinema italiani - proprio nella settimana della Festa del Cinema a 3 euro - la terza, coinvolgente, opera della scrittrice e regista argentina Lucia Puenzo "The German Doctor - Wakolda", tratto dal suo romanzo omonimo, pubblicato in Italia da Guanda. Un dramma su uno dei più complessi misteri del secondo dopoguerra, una riflessione sul 'mostro' e la sua 'preda', ma anche una rivisitazione inquietante delle favole e, forse, sulla più cupa di tutte, "Capuccetto rosso", a cui - volente o nolente - ci riporta. E quello che colpisce di più è il fatto che questo thriller sul comportamento umano, è ispirato ad un personaggio realmente esistito, il quale fece perdere le sue tracce (ma non troppo) in Sud America, proprio quindici anni dopo la fine del conflitto, ovvero Josef Mengele.
Patagonia, 1960: un medico tedesco (sorprendente Alex Brendemuehl, spagnolo di origini tedesche) - che però si dichiara veterinario - incontra una famiglia argentina e le chiede di seguirla con la propria auto nel loro lungo viaggio, attraverso un paesaggio tanto affascinante quanto deserto, verso Bariloche (la località sciistica per eccellenza in Argentina), dove Eva (Natalia Oreiro), Enzo (Diego Peretti) e i loro tre figli hanno intenzione di riaprire l'albergo sul lago (il più grande) Nahuel Huapi. Questa famiglia, apparentemente 'perfetta', risveglia l'ossessione del 'doktor' per la purezza e la perfezione. La sua attenzione è rivolta soprattutto sulla figlia, Lilith (Florencia Bado, una rivelazione), una dodicenne molto minuta per la sua età. All'oscuro della sua vera identità, il medico tedesco viene accolto con entusiasmo come primo ospite dell'hotel, non ancora aperto al pubblico. E man mano, tutti vengono sedotti da questo uomo carismatico, dalle sue maniere eleganti, dalle sue conoscenze scientifiche e dalla sua ricchezza. L'unico a dimostrare una certa diffidenza è Enzo, almeno finché tutti scopriranno di vivere con uno dei più crudeli e ricercati criminali della storia.
Infatti, "The German Doctor" indaga anche sul potere della seduzione, ambigua ed estremamente pericolosa quella dell'uomo, guidato da un'orribile ossessione; ingenua, esuberante e incosciente nella ragazzina, ma la Puenzo torna anche sulle sue costanti, temi come la scoperta della propria identità sessuale e sociale, i risvegli politici, i rapporti tra genitori e figli, la banalità de male che pervade il nostro quotidiano vivere. E risvegliano nello spettatore di una certa età echi di "La storia ufficiale", premio Oscar per il miglior film straniero 1986, realizzato dal padre Luis. "Gli anni che Josef Mengele passò a Bariloche - dichiara l'autrice che ha magistralmente riassunto il suo romanzo in un racconto cinematografico di 93 minuti -, sono uno dei periodi più misteriosi e inquietanti della sua latitanza in America Latina. Si sa solamente che lavorò come veterinario, sperimentando sui bovini argentini (prima di scrivere il libro, ha fatto lunghe e accurate ricerche ndr.), mentre segretamente continuave le sue ricerche procurandosi sangue di donne gravide.
E' noto anche per la sua abilità nel costruire bambole con i tratti talmente umani da sembrare bambini in carne ed ossa. Mengele era un fanatico, convinto di essere un visionario avanguardista chiamato a sfruttare una particolare situazione storica. L'obiettivo della sua ricerca era ottenere la perfezione genetica ed eliminava chiunque potesse interferire con questo obiettivo. Questa aspirazione alla perfezione genetica è alla base dell'ideologia del movimento nazista e anche tra i motivi ispiratori della Seconda guerra mondiale". Il film colpisce lo spettatore perché mette in risalto il fatto che se uno dei più feroci criminali di guerra è riuscito a fuggire ed a raggiungere sano e salvo il paese sudamericano, per di più qualche anno dopo la fine del conflitto, non era stato certamente lasciato 'solo', nonostante non si fidasse di nessuno. E lo fa con un'incredibile capacità di sintesi, lasciando alle immagini e alla maestosità dei paesaggi il compito di fare da contrasto alle miserie quotidiane dell'esistenza umana.
"Ho trascorso un anno a scrivere la sceneggiatura, partendo dal mio omonimo racconto - prosegue la regista -, sommersa dalle complesse ragioni che spinsero il governo argentino ad aprire le porte a tanti nazisti, provenienti dall'Europa, emanando addirittura una legge che permise loro di usare il proprio nome e alcuni paesi come Bariloche ad accoglierli a braccia aperte. Perché centinaia di famiglie argentine divennere complici di questi uomini? Qual è stata la reazione di queste piccole comunità tedesche, stabilitesi in Patagonia molto tempo dopo la Seconda guerra mondiale, quando il nazismo ritornò nella sua forma più mostruosa? Ancora, cosa accadde ai giovani cresciuti in questa comunità quando hanno dovuto imparare a difendersi da questi mostri che vivevano con loro? Queste domande sono innescate dalla trama di 'The German Doctor -Wakolda' che combina la Storia universale con la storia particolare di una famiglia, che potrebbe aver vissuto con uno dei più grandi criminali di tutti i tempi". Un altro film ispirato al mostro Mengele è "I ragazzi venuti dal Brasile" di Franklin J. Schaffner ("Il pianeta delle scimmie"), tratto dal libro omonimo di Ira Levin, che combina, invece, fatti storici e fantascienza, anzi fantagenetica, perché il 'dottore' riesce a clonare (anziché le bambole che nel film della Puenzo realizza grazie alla passione artigianale di Enzo) dei gemelli in serie, altra sua ossessione. José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nei cinema dall'8 maggio distribuito da Academy Two PER SAPERNE DI PIU' "Sia la novella che il film funzionano grazie ad una combinazione di fatti storici reali e di fiction - dice Lucia Puenzo -. E' vero che Mengele visse in Argentina per 4 o 5 anni. Il suo nome compariva nella guida del telefono, possedeva una compagnia farmaceutica, si muoveva attraverso il paese liberamente. Quando Eichmann fu catturato dal Mossad, Mengele fece perdere le sue tracce e riapparve in Paraguay sei mesi dopo. Il film è collocato in questi sei mesi quando si persero le sue tracce. Qualcuno disse che si trovava a Bariloche. La famiglia con la quale vive nel film è un'invenzione ma sarebbe potuta esistere veramente. Il personaggio di Nora Eldoc, la spia israeliana, è ispirato ad una donna che è stata assassinata pochi giorni dopo che si suppone Mengele abbia lasciato Bariloche. Alcuni dicono che lei collaborasse con il Mossad. Erano centinaia gli uomini del Mossad in America Latina in quegli anni. Qualcuno sosteneva che si trovasse lì per fare la settimana bianca e che la sua morte fosse stata un incidente. Ma l'ambasciata israeliana volle vedere il suo corpo e portò via dei documenti".
E ancora: "La storia dei nazisti in America Latina potrebbe essere sufficiente per scrivere un centinaio di libri o realizzare un centinaio di film. Sono tantissimi i generali nazisti che si nascosero nel nostro paesi e in altri paesi sudamericani. Ma io ero interessata in particolare alla loro ossessione per la genetica, alla loro aspirazione alla razza perfetta. E' un paradosso che Mengele così ossessionato dalla purezza razziale, finì confinato in dei paesi, non solo l'Argentina, ma anche il Paraguay e il Brasile, dove la maggioranza degli abitanti ha sangue misto".

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