martedì 13 gennaio 2015
La vera storia del cane "Italo", un eroe che ha conquistato una cittadina della Sicilia, diventa una favola dal vero tutta, o quasi, al femminile
Finalmente nei cinema "Italo", opera prima di Alessia Scarso, il film ispirato alla storia vera di un randagio adottato da un intero paese in Sicilia, realizzato da una troupe tutta al femminile, dalla regista alla sceneggiatrice, dalla produttrice alle tante attrici presenti nel cast, con l'eccezione dei protagonisti Marco Cocci e, appunto, il cane Tomak, attorniati da Elena Radonicich, Barbara Tabita, Martina Antoci, Lucia Sardo e tante altre. Dal 15 gennaio al cinema distribuito da Notorious in 200 copie
"E' la storia vera di un cane randagio vissuto nel sud est della Sicilia - esordisce la regista - e che, nel 2009, ha avuto la consacrazione perché è diventato il beniamino della città. In precedenza un branco di cani randagi aveva ucciso un bambino e ferito altre persone, tant'è che le autorità avevano dovuto intervenire per dar loro la caccia, nasce allora la psicosi da cane randagio. Italo, invece, che si era comportato da eroe, viene tutelato dal sindaco che lo microcippa, gli viene dato il nome di Barocco per la città (Scicli un gioiellino barocco, appunto ndr.), diventando un simbolo perché aveva l'abitudine di andare a messa - il parrocco aveva deciso di affiggere il cartello vietato l'ingresso ai cani, ma Barocco entrava lo stesso, aspettava i bambini all'uscita da scuola, andava a prendere ai pullman i turisti e li portava in giro per la città. Non c'era festa, evento pubblico, cerimonia a cui mancava. Una sera, mentre usciva dal lavoro, una giovane venne aggredita da un balordo, e il cane riuscì a liberarla dall'aggressore, e dall'indomani la scortava sempre fino a casa. Questo era Italo, tutti mi chiedono 'ce l'hai messa questa storia nel film?'. Io l'ho conosciuto: un pomeriggio, la vigilia di Natale, passeggiando per Scicli - non ero una cittadina - lui mi ha accompagnata durante la passeggiata e poi ho letto la sua storia, era davvero seguito e aveva persino un addetto stampa, che raccontava le gesta del cane, fatti accadimenti che lo riguardavano, e tutto questo l'abbiamo unito a fatti di fiction, e ne è venuta fuori una storia meravigliosa".
"Conoscevo i fatti di cronaca e sono rimasta colpita come tutti - ribatte la Tabita -, quando Alessia mi ha chiamata e mandato la sceneggiatura, dissi 'è pazza, fare un film con un cane e i bambini', ma mi piaceva il personaggio alla Crudelia Demon. Per Luisa Nigro, consigliere comunale, mi sono ispirata a un'assessora che conosco e andò in una trasmissione televisiva con una motosega perché 'voleva tagliare i bilanci', io invece ci vado con la cazzuola. Marco era beato tra le donne, perché eravamo tutte donne, dalle autrici al reparto trucco e parrucco. I maschi non sanno lavorare insieme ma noi abbiamo fatto una sorta di squadra di calcio, perché bisogna vivere la provincia e conoscerla. Mi sono follemente innamorata di Scicli, in toto, non solo nelle settimane in cui abbiamo girato. Voglio ringraziare l'Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) perché del film all'inizio c'era solo il progetto, i produttori giovani che devono farsi conoscere, e ora loro partecipano alla promozione coi peluche del cane perché è una favola in tutti i sensi, come del resto anche il progetto di queste ragazze al loro debutto".
"Ero l'unico maschio ma mi sono trovato in mezzo al cameratismo femminile - afferma Marco Bocci -, una vera riunione femminile, set e tavolate di donne, solo donne, io e Tomak, insieme, camminando per la cittadina. Com'è possibile non fare un film dove c'è un cane con l'addetto stampa? Sono occasioni che devi cogliere al volo".
"Non conoscevo la storia ma ho letto la sceneggiatura e l'ho amata tanto - confessa la Radonicich -, sono cresciuta in provincia, ma ho il ruolo di una straniera in una provincia diversa da quella in cui ho vissuto (l'astigiana). Nella mia infanzia il rapporto con gli animali, non solo, è stato essenziale nella mia crescita, credo nell'inserimento di un bambino nel tessuto sociale possa fare la differenza, e chi ha animali lo sa. E' diverso imparare ad amare gli altri avendo un rapporto con gli animali. Mi sembrava bello e tenero, e un esempio felice raccontare la storia in commedia, non solo per sorridere ma per porsi altre domande, sui cani e sul randagismo".
"Ho deciso di fare il casting al contrario - dice la produttrice Roberta Trovato -, ho favorito le mamme con i bambini, che erano tantissimi; la presenza dell'addestratrice Carolina ha anche creato questo affiatamento nel gruppo, tutti mi hanno aiutato tanto, e di solito questo non viene attenzionato come dovrebbe, devo ringraziare uno ad uno perché hanno fatto un triplo ruolo. Marco si è offerto come aiuto regista, ha messo a disposizione anche la sua macchina, Elena ha dato tantissimo, non si è risparmiata, si sono spesi tutti Barbara che veniva ogni volta da Roma. Tutti ci hanno dato tanta forza in più".
"Credo sia una cittadina talmente bella che solo col nome dà l'idea di favola - riprende la regista Scarso -, e non potevamo che girare lì, perché Italo è vissuto lì, un valore aggiunto sono la luce, l'architettura tardo barocca e il paesaggio. A come riprenderlo e farlo vedere è stato il Gruppo di Scicli, i pittori, interpreti di quel paesaggio come non avrei mai osato fare, e mi sono sentita piccolissima, quanto loro nel film, e ho lasciato tanto spazio a Daria D'Antonio (il direttore della fotografia ndr.) perché interpretasse una visione panoramica del luogo, una dimensione verticale ma anche orizzontale delle chiese e dei monumenti, che è quella che viveva Italo. E' passata dal set de 'La Grande Bellezza' al paesaggio coprotagonista".
"Con i ragazzi è tanto più semplice di come si possa immaginare - dichiara Bocci -, l'essere emozionati li portava a recitare da adulti. Quando ci si arriva in una piccola cittadina si crea un'atmosfera un po' magica, si capisce l'importanza, la gravità, loro se la sentivano sulle spalle la responsabilità. Sono stati bravi, sapevano tutte le battute a memoria, rispetto a dei colleghi che arrivano impreparati, cosa che non è successa in questo film. Con Tomak mi era stato detto 'quando giri con un cane devi ignorarlo, altrimenti cerca le carezze', è stata dura ma ce l'ho fatta. Tant'è che lui ha rilasciato un'intervista e ha detto il cast è stato freddo, non me l'aspettavo - scherza, naturalmente. E poi nel film si sente che stai vivendo un fatto di cronaca veramente accaduto, non ti scordi che quello che vedi in una percentuale altissima è vero, lo vedi su vari aspetti".
"Il mio rapporto è stato diverso - ribatte la Radonicich - perché avevo a che fare con la classe intera, si è più forti in gruppo; certe volte erano rilassati, erano precisi, soprattutto le femmine, gli altri si lasciavano prendere da uno spirito scherzoso. In una scena in cui Italo appare in fondo, avevo davanti la classe e dovevo spiegare una cosa, ma tutti i bambini erano di schiena alla mdp, spesso si divertivano a farmi sbagliare, oppure mentre dicevo le cose facevano il verso, i bambini protagonisti, invece, sentivano la responsabilità del ruolo, quasi mi rassicuravano. Martina (Antoci che è Chiara ndr.) mi diceva 'non ti preoccupare'. Ti metti di fronte ai tuoi limiti clamorosi, sono più veri, interessanti, ribelli per natura".
"Il 'mio' (Matteo Korreshi che interpreta il figlio Paolo ndr.) è il ribelle del gruppo, lui aveva anche il terrore di me, mi salutava e diceva 'le battute le so perfette'; come 'mamma' poi sono andata anche a trovarlo, una grande emozione perché, nel frattempo (sono passati quasi due anni dalle riprese ndr.), sono diventati grandi, è un bambino sveglissimo".
"La produzione e la distribuzione - conclude l'autrice, anche autrice del soggetto con la sceneggiatrice Coralla Ciccolini - il 13 gennaio faranno una proiezione speciale a Scicli con l'intero cast di grandi e piccoli, ci sarà la vera cuccia di Italo, una commerazione, ma non ci sarà, invece, Tomak, perché verrà ricordato il vero protagonista della storia. Il film sarà fruibile a tutti, anche ai non udenti e non vedenti, tramite un applicazione sul telefonino".
"Non ho mai avuto animali a casa - confessa Barbara Tabita -, ma mi sono trovata Tomak davanti e dovevo, per sceneggiatura, odiarlo. Nella scena in macchina eravamo belli stretti, con Tomak fra di noi, in pratica ha passato l'intera notte sopra di me. Mi ci sono ritrovata, tant'è ho detto 'che bello, lo posso taccare, gli ho dato da mangiare', mentre prima non ne avevo idea, ora voglio un cane come Tomak. Succede come quando ti innamori di un uomo, è stato bello".
"A me sono sempre piaciuti - ribatte Bocci -, me ne sono preso cura e mi sono ritrovato un cane in casa e, visto che il ragazzo con cui dividevo casa, era stato trasferito, mi son preso un barboncino bianco di nome Furia come il cavallo del west".
"Sono cresciuta con animali diversi - chiude Elena Radonicich -, soprattutto un cane Dalmata di nome Luna, ho lavorato anche in un canile, sono abbastanza fissata, in particolare con cani e gatti, per me è stata una conferma molto forte di questo rapporto".
Quindi, una riuscita e gradevole favola dal vero che fonde sogni e sentimenti, avventura ed emozioni. Anche se quelli - tanti incluso noi - che amano gli animali, avrebbero gradito evitare il finale, dato che si sa anche gli animali, come tutti, prima o poi muoiono. D'altra parte, purtroppo, lo sanno anche i bambini.
Il quarto protagonista è il figlio del sindaco, Meno, interpretato da Vincenzo Lauretta, Mentre Tuccio Musumeci è Natalino, Lucia Sardo è Concetta, poi Andrea Tidona, Marcello Perracchio, la voce narrante di Leo Gullotta e, ovviamente, tutti gli abitanti di Scicli.
José de Arcangelo
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