giovedì 8 gennaio 2015

Tornano gli scatenati e maldestri tre impiegati di "Come ammazzare il capo", stavolta decisi a mettersi in proprio però ancora sfortunati

Vi ricordate i tre irresistibili ‘dipendenti’ sottomessi che – come trent’anni fa le impiegate di “Dalle 9 alle 5” –, stanchi e avviliti, si ribellavano e decidevano di sbarazzarsi del loro ‘orribile’ (così definito nel titolo originale) capo? Sono tornati e ora tentano di mettersi in proprio però rischiando, ancora una volta, di venir messi nel sacco da un imprenditori senza scrupoli e dal figlio doppiogiochista.
Meno originale, esilarante e graffiante della precedente commedia, “Come ammazzare il capo 2” è divertente quanto basta per non deludere i fan dell’efficace e affiatato terzetto di attori che, ovviamente, funziona a meraviglia esasperando differenze caratteriali e obiettivi comuni.
Stavolta Nick (Jason Bateman), Dale (Charlie Day) e Kurt (Jason Sudeikis) arrivati alla conclusione che non ne possono più di essere comandati a bacchetta dai loro boss e dopo aver tentato invano di 'eliminare' il problema in maniera radicale decidono di cambiare vita e ruolo professionale.
Ma si ritroveranno ben presto di nuovo alle prese con uno spietato investitore – prima il giovane figlio Rex (Chris Pine) e dopo il vero padre-padrone Bert Hanson (un Christoph Waltz in gustoso ruolo cameo) che non solo cercherà di rubare la loro ‘invenzione’, ma di ridurli sul lastrico. In preda al panico e impossibilitati a trascinare il loro avversario in tribunale, i tre amici neoimprenditori decidono di architettare l'ennesimo piano tanto diabolico quanto tragicomico: rapire il primogenito del feroce rivale e chiedere, come riscatto, una somma che assicuri la salvezza della loro azienda.
Non tutto funzionerà come previsto nemmeno stavolta, anzi scatenerà la consueta – e prevedibile - serie di equivoci a catena per il piacere del loro affezionato pubblico. Un po’ meno, forse, per chi pretende originalità o una comicità più sofisticata e meno ‘volgare’ che però è quella gradita dalla nuova generazione di spettatori, cresciuti con lo spartiacque delle diverse “American Pie” e “Tutti pazzi per Mary”, anche se qui in tono più soft e concentrata quasi tutta sulle battute e i doppi sensi. Diretto e sceneggiato (con John Morris) da Sean Anders, e ispirato al soggetto originale di entrambi e Jonathan Goldstein, John Francis Daley, Michael Markowitz, il film è comunque un gradevole passatempo adatto a chi vuol lasciare fuori dalla sala problemi e pessimismo. ‘Chi si accontenta… ride’ perché gli attori sono scatenati al punto giusto: si divertono divertendo.
Spalle di lusso sono ancora Jennifer Aniston nel ruolo della ‘sboccata’ ninfomane Julia Harris; Jamie Foxx in quello di Dean ‘Fottimadre’ Jones; Kevin Spacey, l’ex capo Dave Harken, finito in prigione; a cui si aggiungono altri interpreti come Jonathan Banks (ispettore Hatcher), Keeley Hazell (assistente di Rex), Jerry Lambert (Skip), Lidia Porto (Lupe, la cameriera), Lindsay Sloane (Stacey Arbus), Kelly Stables (Rachel), Keegan Michael Key (Mike) e Jaye Razor (Ray). José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale dall’8 gennaio distribuito da Warner Bros. Pictures Italia

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