giovedì 22 gennaio 2015

"Still Alice" di Richard Glazer e West Moreland, tratto dal libro di Lisa Genova, un sobrio e angosciante dramma sull'Alzheimer con una Julianne Moore candidata all'Oscar

Presentato in anteprima all’ultimo Festival di Roma e tratto da romanzo omonimo “Still Alice” di Lisa Genova (“Perdersi”, Piemme), è un dramma angosciante perché affronta una malattia che mette ansia, ora più che mai, forse
perché prima si credeva colpisse soltanto nella terza età avanzata, ma negli ultimi decenni – statistiche non mentono - abbiamo scoperto che non conosce età, stiamo parlando, infatti, di un Alzheimer precoce, proprio quello che colpisce la protagonista del film.
Ancora di più perché non si tratta, come sappiamo, di perdere soltanto la memoria e l’orientamento, ma soprattutto l’identità, ed è quello che ci fa più paura, ci porta a dubitare di noi stessi e di quello che ci circonda. Alice Howland è una cinquantenne felicemente sposata e madre di tre ragazzi, brillante professoressa di linguistica che, da un giorno all’altro, inizia a dimenticare le parole e persino come si fa a tornare a casa. Quando le diagnosticano una forma precoce di Alzheimer, Alice e la sua famiglia vedono messi a dura prova i loro rapporti, ma la battaglia della donna per cercare di restare legata alla persona che era una volta, e non è più, è tanto terribile quanto commovente e ammirevole.
Merito del film, oltre ad un interprete sempre intensa come Julianne Moore (vincitrice del Golden Globe e candidata per la quarta volta all’Oscar, stavolta probabilmente lo vince), è la sobria regia della coppia (anche sceneggiatori) Richard Glatzer (nello stesso anno gli era stato diagnosticato lo SLA che attacca il corpo e lascia intatto l’intelletto) e Wash Westmoreland che affrontano, senza eccessi né cadute nel pietismo, il terrore e la disperazione della protagonista. Il loro riferimento è “Tokyo Story” di Yasuhiro Ozu incentrato infatti, sul comportamento della famiglia di fronte alla malattia e alla vecchiaia.
Dice Moreland: “Tutto ruotava attorno alla soggettività dell’esperienza di Alice. Il fatto che il pubblico avrebbe dovuto comprendere il suo punto di vista ancor meglio rispetto agli altri personaggi del film, quindi avrebbe richiesto una mdp e un montaggio molto personali, i quali avrebbero dovuto seguire da vicino il suo stato d’animo”. Ed è proprio quello che hanno fatto offrendo allo spettatore non solo l’atmosfera, ma anche il punto di vista – incerto – della protagonista reso in modo magistrale dalla Moore. Assecondata efficacemente da tutto il cast, da un’inedita Kristen Stewart (Lydia Howland, la figlia maggiore), che si sta pian piano allontanando dal cliché di “Twilight”; ad un sorprendente Alec Baldwin (John Howland, il marito); da Kate Bosworth (Anna) a Hunter Parrish (Tom Howland).
“Still Alice” è prodotto da Lex Lutzus, James Brown e Pamela Koffler. I produttori esecutivi: Marie Savage, Christine Vachon, Maria Shriver, Emilie Georges, Nicholas Shumaker, Celine Rattray e Trudie Styler. Il direttore della fotografia è Denis Lenoir e il montatore Nicolas Chaudeurge (aveva nel precedente film della coppia di registi “Fish Tank”), entrambi francesi. José de Arcangelo
(3 1/2 stelle su 5) Nelle sale dal 22 gennaio distribuito da Good Films

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