giovedì 14 maggio 2015

Finalmente, dopo trent'anni, un adrenalitico sequel on the road della mitica saga di George Miller "Mad Max - Fury Road" con Charlize Theron e Tom Hardy

In anteprima internazionale al Festival di Cannes approda nelle sale di tutto il mondo – quasi trent’anni dopo il terzo capitolo della saga di Mad Max, esce il sequel “Fury Road” presentando un’eroina nuova di zecca Furiosa (una sempre intensa e sorprendente Charlize Theron rapata a zero per sua scelta) che diventa protagonista assoluta, nonostante la presenza di Max Rockatansky, stavolta interpretato dalla star ‘emergente’ Tom Hardy (“Il cavaliere oscuro”), dopo il ritiro di Gibson per ovvie ragioni.
Infatti, la celebre trilogia di “Mad Max” era stata creata e diretta proprio dal regista australiano George Miller e fu il trampolino di lancio per il futuro divo Mel Gibson, nato negli Usa ma cresciuto e diventato attore in Australia. Il capostipite è un mitico film, fatto allora con pochi mezzi, nuove idee e tanta fantasia che conquistò le platee di tutto il mondo, tanto che uscì in Italia col titolo “Interceptor” che lo accomunava ai tanti prodotti di genere dell’epoca ma che non faceva prevedere l’enorme successo che poi ha avuto, così come i successivi – ormai realizzati a Hollywood con tanti mezzi e nomi noti – “Mad Max 2 – Il guerriero della strada” e “Mad Max oltre la sfera del tuono” con una grande e inedita Tina Turner ad affiancare Gibson, ormai divo internazionale. “Una delle idee alla base del primo “Mad Max” e di ‘Fury Road” – dice il l’autore -, è legata a ciò che diceva Alfred Hitchcock, secondo il quale bisogna realizzare film che possano essere visti ovunque nel mondo, senza bisogno di sottotitoli”.
Ed è così ancora oggi, dato che assistiamo ad un frenetico viaggio attraverso la terra desolata su un blindato da combattimento, guidato appunto dall’imperatrice Furiosa verso il Walhala. In fuga dalla tirannide di Immortan (Joe Hugh Keays-Byrne, già interprete nel primo, qui ‘nascosto’ da una terribile maschera) che, furibondo per il tesoro che gli è stato trafugato (le giovani e belle ‘madri’), ha sguinzagliato tutti i suoi spietati uomini sulle tracce dei ribelli, tra cui Max che sarà costretto – dopo l’iniziale diffidenza da parte di entrambi - ad allearsi con Furiosa.
Il nuovo giocattolone di Miller funziona ancora soprattutto perché è azione sfrenata, quasi senza dialoghi, in una sceneggiatura esile (scritta dal regista con Brendan McCarthy e il fedele Nico Lathouris) quasi priva di sostanza e pervasa da un’atmosfera post apocalittica dal gusto anni Settanta, pessimistica ma non troppo, perché lascia sempre un filo di speranza sul finale. E le vere emozioni scarseggiano, forse raffreddate dagli ottimi effetti speciali e dalla musica, efficace ma assordante, di Junkie XL. Certo, “Fury Road” si discosta dai soliti blockbusters perché la struttura è quella storica, solida, della vecchia fantascienza, che fonde avventura e azione spettacolare on the road, in un mix di trovate (le anziane guerriere è quasi un simbolo della femminilità al servizio della rivoluzione, tipica della cultura di quarant’anni fa), citazioni, riciclaggi e riferimenti vecchi e nuovi.
Infatti, lo sceneggiatore, regista e produttore ha avuto sempre in mente un film che sarebbe stato un inseguimento all’ultimo respiro dall’inizio alla fine, e ci è riuscito in pieno, proprio come negli anni Settanta quando da neolaureato in medicina, spinto dalla passione per il cinema d’azione, con gli ‘inseguimenti’, decise di riscoprire un nuovo linguaggio visivo. Quindi, grazie alla sua esperienza di medico del pronto soccorso, ideò la storia di un uomo solitario – al quale stavolta si unisce una donna nelle stesse condizioni o quasi – in un mondo desolato dopo il crollo sociale, in cui gli abitanti sono terrorizzati da bande di psicopatici.
Purtroppo, la crisi politico-economica degli ultimi decenni ha provocato un degrado sociale e morale che, in un certo senso, ci sta trascinando in un crescendo di violenza gratuita e intolleranza senza confini per cui il film diventa inquietante metafora, visto che le reazioni aggressive e prepotenti di alcuni personaggi ci fanno riflettere su comportamenti ed episodi di cui siamo testimoni ogni giorno.
Quindi, in filigrana, ogni spettatore può trovare spunti o riletture per una riflessione sulla società contemporanea, anche quando siano stati messi da Miller inconsciamente, da semplice ma acuto osservatore del nostro mondo e della nostra società di questo terzo millennio. “Sono sempre stato affascinato – dichiara – da come evolve la società, il che talvolta può essere fonte di grande ispirazione, ma anche profondamente disturbante. Quando raschi via la complessità del mondo moderno, ne trovi uno molto primordiale, essenziale, e racconti storie che sono allegorie di base”. Appunto.
Nel cast anche Nicholas Hoult (Nux), interprete di “X-Men Giorni di un Futuro Passato”; Nathan Jones (Rictus Erectus), visto in “Conan il Barbaro”, Josh Helman (Slit), le ‘mogli’ Rosie Huntington Whiteley (Splendid Angharad), reduce di “Transformers 3”; Riley Keough (Capable), di “Magic Mike”; Zoe Kravitz (Toast) che viene da “Divergent”; Abbey Lee (The Dag) e Courtney Eaton (Fragile); e ancora John Howard, Richard Carter, il cantautore IOTA, quello attaccato al blindato nemico con la chitarra lanciafiamme; Angus Sampson, Jennifer Hagan, Megan Gale, Melissa Jaffer, Melita Jurisc, Gillain Jones e Joey Smithers. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale dal 14 maggio distribuito da Warner Bros. Pictures

Nessun commento: