giovedì 11 giugno 2015

Il danese Kristian Levring risuscita il western in "The Salvation" con Mads Mikkelsen e si ispira ai maestri John Ford, Sergio Leone e Kurosawa

Presentato in anteprima nella selezione ufficiale del Festival di Cannes 2014 arriva un film in cui il regista danese Kristian Levring – fondatore con Lars von Trier, Thomas VInterberg e Soren Karagh Jacobsen, del movimento Dogma 95 - risuscita il western, genere considerato ormai morto e sepolto, ma che ogni tanto rispunta nei posti più impensati, dal Giappone alla Thailandia. Ma Levring lo fa soprattutto per rendere omaggio ai maestri John Ford e Sergio Leone e agli immigrati europei, in particolare suoi connazionali, che cercavano una vita migliore nel ‘Nuovo Mondo’ e, quindi, hanno costruito l’America – sia quelle del Nord che quella del Sud – con i loro sogni e i loro sacrifici.
Come aveva fatto quarant’anni fa lo svedese Jan Troell con i drammi, prima “Karl e Kristina” e “La nuova terra” (titoli originali (Emigranti - Immigranti), e poi con “Una donna chiamata moglie”, proprio di ambiente western, il regista danese – anche sceneggiatore con Anders Thomas Jensen -, si ispira alle avventurose e, in un certo epiche, vicende dei suoi ‘bisnonni’ per raccontare in “The Salvation” una storia, classica, in cui gli stereotipi e le tradizionali situazioni vengono usate per ricostruire la storia di uomini e donne che non avevano più prospettive di futuro in Europa, persone che hanno lasciato le loro radici per partecipare alla nascita di una nazione, però che spesso si ritrovavano in un mondo senza legge né giustizia, preda di speculatori, truffatori e sfruttatori di ogni sorta (in parte succede ancora, ovunque, con gli immigrati). E, allora, l’unica uscita era la vendetta e la ricerca di redenzione.
1870: l’immigrato danese Jon (l’inimitabile Mads Mikkelsen, da “Dopo il matrimonio” a “Il sospetto”) spera da anni di portare in America sua moglie e il figlio di dieci anni, diviso tra colonizzatori e fuorilegge. Ma quando, finalmente, questi lo raggiungono, entrambi vengono uccisi brutalmente da due criminali. Disperato e distrutto dall’immenso dolore, Jon riesce a inseguire l’assassino materiale della donna e del bambino e lo uccide, ma non sa che l’uomo che ha ammazzato è il fratello dello spietato colonnello Delarue (Jeffrey Dean Morgan, da “Watchmen” a “Le paludi della morte”), un bandito che terrorizza il villaggio di Black Creek al soldo degli speculatori che vogliono impadronirsi delle terre, ricche dell’allora sconosciuto oro nero.
E l’uomo è disposto a tutto per vendicare il fratello e Jon, tradito e isolato dall’intimorita comunità, è costretto a trasformarsi in un guerriero senza paura per salvare il villaggio e ritrovare la pace.
“Amo i western sin da bambino – confessa il regista -, realizzare ‘The Salvation’ è stato come far rivivere l’universo immaginifico della mia infanzia, creare un mondo che è in tutti i sensi molto diverso dalla mia vita attuale. Il film è un tributo al classico western americano. In termini filmici il western è un genere arcaico. Mi sono chiesto varie volte perché ho deciso di riproporre un genere che alcuni definiscono morto e sepolto. La risposta è semplicemente che John Ford, Sergio Leone e Akira Kurosawa (dai suoi film sono stati tratti dei western, anche da Leone stesso ndr.) sono alcuni dei miei idoli. Riuscire a fare un film nel genere in cui loro eccellevano è stato come realizzare un sogno”.
Però la struttura e lo spunto della storia sono al centro di tantissimi western, così ci sono episodi e personaggi che ricordano altri classici, da “Mezzogiorno di fuoco” a “Il cavaliere della valle solitaria”, per ricordare i più celebri; inoltre le musiche di Kasper Winding riecheggiano qua e là le colonne sonore del maestro Ennio Morricone.
Quindi la pellicola diventa un gioco divertente anche per lo spettatore e non solo per l’autore che esprime tutta la sua passione per il genere, affidandosi a un cast internazionale di grande impatto ed efficacia, di cui fanno parte anche Eva Green (la muta Madelaine), l’ex calciatore Eric Cantona (Corso), l’altro attore danese Mikael Persbrandt (Peter, il fratello), da “In un mondo migliore” di Susanne Bier alla saga dello Hobbit; Michael Raymond James, Douglas Henshall (lo sceriffo), l’ex modella Nana Oland-Fabricius (la moglie) e il grande Jonathan Pryce (il sindaco Keane), indimenticabile protagonista di “Brazil” di Terry Gillian e premiato a Cannes come miglior attore per “Carrington”.
“Gli attori sono fondamentali – conferma Levring -. Non esiste un modo di semplificare quello che sono i dialoghi e i personaggi, loro sono sempre gli unici su cui un regista fa affidamento per portare la vita nel suo racconto. Realizzando ‘The Salvation’ ho avuto la grande fortuna e il privilegio di lavorare con alcuni tra i più talentuosi attori sul mercato. Sono profondamente grato a tutti loro”. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dall’11 giugno distribuito da Academy Two

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