mercoledì 10 giugno 2015

In "Wolf Creek 2 - La preda sei tu", l'horror iperrealista dell'australiano Greg McLean, il feroce serial killer dell'Outback è sempre a caccia di 'stranieri'

Dopo l’inaspettato successo del primo “Wolf Creek” di Greg McLean (sceneggiato con Aaron Sterns) - scoperto dal Sundance e riproposto poi al Festival di Cannes (Quinzaine des Réalisateurs) - apprezzato da pubblico e critica in
tutto il mondo, approda il sequel quasi dieci anni dopo del (per il momento) dittico horror australiano: “Wolf Creek 2 - La preda sei tu”, presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2013, fuori concorso, tra le proposte di mezzanotte.
Un horror che colpisce per il crudo iperrealismo, quello ‘inventato’ quasi quarant’anni fa da Tobe Hooper con “Non aprite quella porta” (The Texas Chainsaw Massacre) – anche lui ispirandosi a un fatto di cronaca diventato però leggenda metropolitana -, ma anche per la sua originalità nella vicenda, nell’atmosfera, nella forma cinematografica, accurate al punto giusto.
E’ ispirato, infatti, ad una storia vera, ma in questo secondo episodio prende in prestito addirittura un personaggio protagonista dell’orribile vicenda reale, ovvero l’unico superstite alle grinfie del feroce serial killer, un turista britannico ancora oggi ricoverato in una clinica psichiatrica inglese. Quindi, un horror inquietante e raccapricciante, sostenuto – fatto più unico che raro nel genere – da attori di tutto rispetto, e perciò ancora più credibile e sconvolgente.
L’outback australiano – come la Patagonia argentina – è un luogo solitario e isolato, affascinante e inquietante al tempo stesso, perché terreno di caccia ideale per un sadico serial killer con la passione per gli sport più sanguinari e l’odio verso ogni estraneo che osi pestare quella terra.
In questo selvaggio e incontaminato territorio di nessuno, infatti, il caldo soffocante e opprimente non è l’unico pericolo dal quale guardarsi, anzi. Stanchi delle solite rotte turistiche più tradizionali e affollate, i giovani turisti ecologici tedeschi Rutger Enqvist (Philippe Klaus) e Katarina Schmidt (Shannon Ashlyn) desiderosi di conoscere la “vera e genuina” Australia si avviano ignari verso il suggestivo ma isolato Wolf Creek National Park.
Lontano dalla civiltà, il maestoso e splendido paesaggio caratterizzato da enormi spazi aperti nasconde terribili insidie e pericoli. Infatti, lo psicopatico cacciatore Mick (un diabolico John Jarratt) è l’ultimo uomo al mondo che un viaggiatore incrociare sulla sua strada, il cui disprezzo per la vita umana ha raggiunto nuovi e ancor più terrificanti livelli che vanno al di là del più crudele odio per lo ‘straniero’.
E, il malcapitato turista inglese Paul Hammersmith (Ryan Corr) – che attraversa in fuoristrada quelle pianure - viene coinvolto suo malgrado nell’incubo, lo scontro tra preda (femminile) e cacciatore, e finirà per diventare lui stesso preda in disperata fuga… Anche in questo, “Wolf Creek 2 – La preda sei tu” si allontana dall’horror seriale in cui di solito è la donna la preda pressoché unica, mentre i maschi vengono tolti di mezzo il prima possibile dall’omicida di turno. Qui invece tocca a questo giovane atletico e per sua fortuna ‘preparato’ (ma mai ‘abbastanza’) in Storia australiana.
Prologo ed epilogo non convenzionali, omicidi brutali ed efferati, scenari mozzafiato fanno da terrificante, ma ottima, cornice ad un film di genere davvero d’autore. Nel cast anche Shane Connor (sergente Gary Bulmer Jr.), Ben Gerrard (agente Brian O’Connor), Gerard Kennedy (Jack), Annie Byron (Lil). Le efficacy musiche originali sono firmate Johnny Klimek, il montaggio da Sean Lahiff e gli effetti speciali visivi supervisionati da Marty Pepper. José de Arcangelo (3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 10 giugno distribuito da CamiMovie – Medusa
HA DETTO IL REGISTA “Ritengo che ci siano alcuni parallelismi tra il tema del film e i problemi sociali che il mondo contemporaneo si trova ad affrontare oggi. L’orrore che è al centro del film rappresenta una forma di razzismo che esiste da sempre, con la gente terrorizzata da persone che vengono da paesi diversi. Oggi i media raccontano e mostrano tantissime storie che hanno a che fare con lo stesso tema e in tutto il mondo ci troviamo ad affrontare gravi problemi razziali.
Fondamentalmente il film parla di un personaggio che appartiene ad un determinato mondo che viene a contatto con personaggi provenienti da un mondo diverso. Il vecchio che incontra il nuovo, la città che incontra la campagna. Tutte queste nozioni primarie entrano in rotta di collisione. La versione comica di tutto questo è naturalmente ‘City Slickers’ (‘Scappo dalla città - La vita, l’amore e le vacche’), mentre la versione horror è ‘Wolf Creek’ o ‘Deliverance’ (il vecchio caro ‘Un tranquillo di week-end di paura’ di John Boorman ndr.). Una storia in cui questi mondi o queste nozioni si scontrano può essere raccontata o in un film comico o in un film dell’orrore. Questi due elementi, queste due visioni non possono coesistere e una delle due deve soccombere. Il film è una sorta di lente d’ingrandimento su questo concetto, vale a dire il motivo alla base della xenofobia australiana”.

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