giovedì 11 giugno 2015

"Io, Arlecchino", opera prima dell'attore Giorgio Pasotti e del montatore Matteo Bini, un dramma sui toni della commedia per 'non dimenticare' la Commedia dell'Arte che tutti ci invidiano

Da un soggetto di Elisabetta Sola, Maurice Caldera e Matteo Bini, e da questi ultimi sceneggiato, “Io, Arlecchino” è una sorta di favola contemporanea che narra la storia di un padre e di un figlio, avvolta dalla magia del mitico personaggio e della tradizione della Commedia dell’Arte italiana che tutto il mondo ci riconosce e ci invidia. Ma, al
contrario dell’Amleto shakespeariano – come dice il protagonista -, rischia di finire nell’oblio proprio in patria, anche perché ormai vengono chiusi e/o abbandonati storici teatri. Quindi, non solo teatro e arte, ma anche emozioni e sentimenti, tradizione e modernità.
Un dramma sui toni della Commedia (dell’Arte) per celebrare un teatro e un personaggio diventati celebri e rappresentati ovunque nel mondo e che, oggi, rischiano di essere dimenticati, anzi di morire cancellando parte della nostra cultura e della nostra arte. Un’opera prima che segna il sobrio debutto dietro la macchina da presa della coppia formata dall’attore Giorgio Pasotti e dal montatore Matteo Bini.
Paolo (Pasotti), popolare conduttore di un talk show televisivo pomeridiano – in attesa di sfondare in prima serata -, viene raggiunto a Roma da un’inaspettata telefonata, la quale gli svela che il padre Giovanni (Herlitzka), ex attore teatrale e famoso Arlecchino, è stato ricoverato in ospedale per un malore. L’anziano è svenuto durante le prove di uno spettacolo organizzato dalla compagnia teatrale paesana da lui stesso allestita e diretta. Il ritorno al paese e il contatto stretto col padre e il suo mondo porteranno Paolo a ricucire un rapporto con le sue radici, a ridefinire la sua identità e a riscoprire il tesoro artistico rappresentato dal personaggio di Arlecchino del quale si troverà a vestire i panni per propria scelta. E, infine, a prenderne il testimone.
“Io, Arlecchino è un film che unisce commedia e dramma – affermano i neo-registi - attraverso una storia emozionante e coinvolgente. E’ un film con due protagonisti, che trova anche una dimensione di coralità attraverso i suoi vari personaggi secondari, i quali non solo fanno da contorno alle vicende principali ma rappresentano i custodi di un piccolo mondo ancora incontaminato dai veleni della modernità. Gli stessi luoghi, infatti, divengono elementi di narrazione e di significato e contribuiscono a definire i personaggi e le loro relazioni”.
Una grande occasione per vedere sul grande schermo un sempre intenso Roberto Herlitzka, assecondato dallo stesso Pasotti e da un cast più che efficace, con inimitabili caratteristi, non solo. Da Valeria Bilello (Cristina/Colombina) a Lunetta Savino (Maria), da Lavinia Longhi (Francesca) a Gianni Ferreri (Giuseppe), da Eugenio De’ Giorgi (Dario) a Massimo Molea (Mauro). Da segnalare la fotografia di Charlie Goodger che mette in risalto i paesaggi del bergamasco, probabilmente incontaminati come la Commedia dell’Arte. Prodotto da Officina della Comunicazione (Nicola Salvi ed Elisabetta Sola) con la collaborazione di Rai Cinema. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dall’11 giugno distribuito da Microcinema

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