mercoledì 24 giugno 2015

"Noi siamo Francesco" di Guendalina Zampagni, un dramma sui toni della commedia per parlare di disabilità, amicizia e diritto all'amore

Un dramma sui toni della commedia tutto da scoprire perché è una bella sorpresa per lo spettatore, prima perché affronta un argomento delicato (la disabilità) e lo fa con tenera leggerezza, poi perché racconta i giovani senza pregiudizi né retorica. E’ “Noi siamo Francesco” di Guendalina Zampagni, scritto e prodotto dall’autrice con Aurelio Grimaldi.
“L’idea è nata tanti anni fa incontrando Francesco Canale che non ha braccia né gambe - esordisce la regista alla presentazione stampa romana -, che comunque era troppo per un film, lui è sposato da qualche anno e ha raccontato la sua storia in una trasmissione televisiva. Così mi è venuto in mente di voler raccontare una storia d’amore ma non la sua. Poi ho conosciuto un altro disabile negli Stati Uniti e un altro ancora in Australia”.
“Infatti, attraverso testimonianze vere di ragazzi disabili – precisa -, ho maturato una storia che vi sto proponendo e le difficoltà che la madre del nostro film incontra nell’aiutare il figlio ad avere una vita intima autonoma e soddisfacente, sono tratte da testimonianze vere. Sono certa inoltre, nonostante la ‘crudezza’ dell’argomento, che questa storia sia piena di amore, vitalità e leggerezza, e con un po’ di presunzione ritengo che sia anche necessaria”.
“Grazia è una brava mamma – ribatte Elena Sofia Ricci che la interpreta -, una donna dolcissima e sono contenta che Guendalina mi abbia chiamata a recitare in un altro dialetto (il film è ambientato in Puglia e girato con il sostegno di Apulia Film Commission ndr.), io sono toscana ma spesso giro storie ambientate a Roma. Avevo il terrore di sfigurare, paura di andare sopra le righe, perché parla anche, con una delicatezza e un’ironia estreme, dell’ansia della mamma italiana, però quando giro faccio riferimento soprattutto a me stessa, anche come madre. Mi è piaciuto raccontare cose che accadono molto di frequente e riguardano quelle che ci feriscono. Bello, poi, il fatto che ognuno racconti la sua prima volta tranne lei. E’ un momento difficile per tutti, non libero e disincantato, di paure, di ferite. Un aspetto che andava sospeso, ma lei è una che si pre-occupa”.
Un’opera seconda (la regista aveva debuttato nel 2008 con “Quell’estate”) da vedere con lo stesso atteggiamento dell’autrice, senza pregiudizi né prevenzioni di sorta, perché affronta i problemi dei giovani, di quelli individuali e di quelli universali, parla di amicizia, di solidarietà e del rapporto madre-figlio con onestà e sincerità, senza pietismo né falso moralismo. E il risultato è un film senza sbavature né eccessi, privo di volgarità e di retorica, appunto.
Francesco (Mauro Racanati) – senza braccia fin dalla nascita - non ha ancora mai vissuto le gioie dell’amore, la sua prima volta, e questo, a oltre vent’anni, è diventato davvero un problema che la tanto apprensiva quanto amorevole madre, Grazia (Elena Sofia Ricci sempre più brava), cerca di risolvere con l’aiuto di una professionista, Magda (Cristiana Vaccaro). Ma, sarà grazie all’aiuto dell’inseparabile amico Stefano (un efficace Gabriele Granito) che il giovane troverà la strada per viverla serenamente – con la dolce e timida Sofia (Gelsomina Pascucci, figlia della regista) -, con l’intraprendenza che appartiene alla sua età e superando gli ostacoli, le paure e le insicurezze causate dalla sua disabilità.
“C’erano dei problemi tecnici – confessa Racanati – come recitare con le mani legate e il rischio di restare bloccati, ma poi c’è stato un passaggio, un’aderenza col personaggio e la disabilità. Un lavoro non complicato ma problematico, però la svolta non riguarda tanto la disabilità quanto la voglia di vivere, di potersi innamorare perché lui ha diritto all’amore, all’amicizia, ad un rapporto con la madre che gli faccia dimenticare la disabilità”. “Ci preoccupiamo infatti di insegnare ad un soggetto disabile – afferma l’autrice nelle note di regia – a prendere l’autobus, ad usare i soldi o a vestirsi da solo, ma ben poco ci occupiamo della sua sessualità, cercando di capire se ne abbia presa coscienza, se abbia interiorizzato le potenzialità, se abbia compreso i limiti”.
“E tuttavia – aggiunge - se ognuno di noi pensa a quanto gli affetti, l’amore, siano centrali nell’esperienza di vita non si può pensare che anche questa sia una dimensione che possa essere negata alle persone disabili. E comunque non si può parlare della sessualità del disabile senza parlare della propria”. Anche in questo, la Zampagni è originale facendo raccontare ai protagonisti adulti la loro prima volta, e almeno due confessano quella vera (la De Fano e Sassanelli), dando al film un tocco in più di credibilità, di verosimiglianza. Nel cast anche la giovane Diletta Acquaviva (Maddy, fidanzata di Stefano), Mariolina De Fano (Tata), Luciano Montrone (professore) e con la partecipazione di Paolo Sassanelli (Giuliano) e Luigi Diberti (Dott. Valenti). Il direttore della fotografia è Giulio Pietromarchi, il montaggio firmato da Andrea Facchini, mentre le musiche sono di Flo, Orchestra Joubès, Sineterra e Sunneva.
Un film indipendente, quindi, a basso costo, sostenuto da un ottimo cast artistico e tecnico, tanto che gli eccezionali effetti visivi digitali (supervisione di Corrado Rizzo) che fanno scomparire le braccia del protagonista sembra più vero del vero, sono stati offerti dalla pugliese Moka Factory. Prodotto da Arancia Cinema e realizzato col sostegno del MiBAC e dell’Apulia Film Commission, “Noi siamo Francesco” è stato finalista al Premio Franco Solinas 2010 e ha avuto il Premio del Pubblico al Festival di Annecy Cinema Italien 2014. José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 25 giugno distribuito da Microcinema

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