mercoledì 1 luglio 2015

Dall'Australia il suggestivo "Predestination" dei fratelli Spierig, dal racconto di Robert A. Heinlein con Ethan Hawke e Sarah Snook

Un suggestivo thriller fantascientifico-esistenziale targato Australia, forse, un po’ macchinoso e complesso, sceneggiato, prodotto e diretto dai gemelli Peter & Michael Spierig, e tratto dal racconto “Tutti voi zombie” (1959) dello scrittore americano Robert Anson Heinlein (1907-1988), con Ethan Hawke (nomination all’Oscar per “Boyhood”) e una camaleontica Sarah Snook.
Sorprende soprattutto per un’ambientazione tanto inquietante quanto sofisticata, cupa e affascinante, e incuriosisce per una storia su cui lo stesso Hawke ha detto: “Chiunque ti dica di sapere di cosa ‘Predestination’ parli… sta mentendo”. Infatti, la trama la si può raccontare a grandi linee, ma ogni spettatore dovrebbe interpretarla o, come si suole dire, dipanare la matassa da solo, o quanto meno cercare di farlo.
Narra la vicenda di un singolare agente, il Barista (Ethan Hawke) che, per conto di un'agenzia segreta di manipolazione temporale col compito di organizzare viaggi nel passato per prevenire o favorire alcuni accadimenti, deve affrontare un’intricata serie di viaggi spazio temporali (attraverso una specie di macchina del tempo), progettati per garantire l’applicazione della legge per l’eternità. Ormai al suo ultimo incarico, ‘il Barista’ deve catturare l'unico criminale che durante la sua lunghissima carriera è riuscito a sfuggirgli, e l’obiettivo è salvare migliaia di persone messe in pericolo dai piani di questo particolare terrorista. Ma non è detto, visto che incontra un misterioso e ambiguo giornalista che, forse, viene proprio dal passato. Oppure no?
Il tutto in una serie di complessi e complicati viaggi nel tempo interconnessi tra loro, mentre l’azione va avanti e indietro nel tempo tra il 1945 e il 1993. Gli aggrovigliati e paradossali temi della storia avevano colpito tanti anni fa Peter – realizzatore col fratello Michael e anche autore della colonna sonora – che ha dichiarato: “Non avevo mai letto una storia di viaggi nel tempo come quella, e non credo che ce ne possa essere un’altra simile in futuro”.
Non a caso, i fratelli registi (da “Undead” a “Daybreakers – L’ultimo vampiro”) hanno adattato il racconto con la determinazione di rimanere fedeli a quel primo senso d’ispirazione, ma apportando ciò che Peter chiama “un significativo arco temporale cinematografico” ai già coinvolgente protagonisti. D’altra parte Michael afferma che quello che caratterizza la narrazione è “un percorso non convenzionale. E’ essenzialmente come cinque o sei film insieme – un film d’azione, un film poliziesco… e poi si trasforma in un dramma intimo su qualcuno che racconta la storia della sua vita ad un barista”. Ma non sapremo mai se quello che racconta è la verità perché, forse, non la conosce nemmeno lui.
Ambiguità e ingenuità, filosofia e teologia, fantascienza e realtà, verità e menzogna, storia e destino si mescolano e si confondono in un percorso – o se volete dramma esistenziale - che istiga a riflettere e indagare, giocare e divertirsi, magari, per scoprire qual è la (nostra) verità e quali le ambiguità dell’essere umano. E, nella complessità, non può non ricordare le opere dell’inglese Christopher Nolan (da “Memento” a “Inception”).
E il produttore (coi registi e Tim McGahan) Paddy McDonald afferma: “E’ raro leggere del materiale che sia completamente diverso da qualsiasi altra cosa tu abbia mai letto prima. L’esecuzione e la fattura della sceneggiatura offrono qualcosa che non è mai stato visto prima… E’ una sceneggiatura con un’idea e una qualità eccezionale”.
Nel cast, oltre a Hawke e la Snook (Jane, la madre nubile, non solo), anche Noah Taylor (Mr. Robertson), Christopher Kirby (agente Miles), Madeleine West (signora Stapleton), Freya Stafford (Alice), Jim Knobeloch (dottor Belfort), Cate Wolfe (Beth), Rob Jenkins (Mr. Jones) e Tyler Coppin (dottor Heinlein). Il film è stato girato interamente a Melbourne perché offriva svariati scenari senza dover costruire troppi set. L’atmosfera, ispirata ai generi cinematografici dello stesso arco temporale in cui la pellicola si sviluppa – dal noir anni ’40 alla fantascienza anni ’70 e oltre – è firmata dal pluripremiato direttore della fotografia, anche lui australiano, Ben Nott. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 1° luglio distribuito da Notorious Pictures

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