venerdì 31 luglio 2015

"Ex Machina" di Alex Garland è una riflessione etico-filosofica racchiusa in un thriller fantascientifico col 'viso' di Alicia Vikander

Non è il solito film di fantascienza o un fanta-thriller come si potrebbe pensare, casomai di un mix di entrambi i generi che serve per una approfondita riflessione etica e filosofica su ’intelligenza artificiale’ e dintorni, sull’ambiguo rapporto uomo-macchina-tecnologia. E’ questo
che emerge dalla visione di “Ex Machina”, sceneggiato e diretto da Alex Garland, scrittore (“The Beach”), già sceneggiatore per Danny Boyle e poi per Hollywood, con l’attrice svedese in ascesa Alicia Vikander (lanciata internazionalmente da “Royal Affair”, adottata da Hollywood e che vedremo presto in “Operazione U.N.C.L.E.” e al Festival di Venezia in “The Danish Girl”); Domhnall Gleeson (figlio di Brendan) e Oskar Isaacs.
Il ventiquattrenne Caleb (Gleeson), programmatore della più grande azienda internet del mondo, vince una settimana premio da trascorrere nel rifugio blindato di montagna dell’informatico miliardario Nathan (Isaac) che è anche il CEO della società per cui lavora. L’esperimento consiste nell’interagire con un'intelligenza artificiale racchiusa nel corpo meccanico di una bellissima donna robot, Ava (Vikander, che recita solo col viso). Ma l'appassionante avventura si trasforma man mano in un’ambigua quanto oscura battaglia psicologica tra uomo, macchina e creatore (dio? Lui un po’ ci crede) che metterà in pericolo la lealtà e l’apparente fiducia reciproca. Finale da non svelare, che cambia le carte in tavolo.
Un gioco perverso, un dramma psico-filosofico-esistenziale, un gelido e inquietante thriller tecnologico i cui riferimenti alti vanno da Stanley Kubrick-Arthur C. Clarke di “2001: Odissea nello spazio” a Ridley Scott-Philip K. Dick di “Blade Runner” passando per “A.I. - Intelligenza artificiale” di Steven Spielberg-Brian Aldiss. Uno degli eterni temi è legato alla questione: può un’intelligenza artificiale provare dei sentimenti? O la ‘macchina’ è capace di ‘imitarli’ soltanto per usarli contro di noi? E visto che è stata ‘programmata’ da un uomo in un certo senso può avere gli stessi ‘difetti’ dell’essere umano: tradire, mentire e, forse, uccidere. Anche indirettamente.
Certo non è il tipico prodotto di fantascienza tutto azione ed effetti speciali degli ultimi anni, magari è un po’ lento, senz’altro claustrofobico (non solo perché tutto si svolge dentro il bunker), però è tecnicamente ineccepibile. Un’opera che ci invita alla riflessione e all’interpretazione di una storia che in questo nuovo millennio sembra sempre più vicina a noi, perché ci troviamo ormai alle prese con una solitudine esistenziale che la tecnologia ci illude attraverso i ‘social’, ma che invece ci allontana sempre di più gli uni dagli altri, per passare quasi tutto il nostro tempo libero di fronte ad (con) una ‘machina’.
Presentato in anteprima italiana all’Ischia Global Film & Music Festival, “Ex Machina” è arricchito dall’ottima cornice firmata dal direttore della fotografia Rob Hardy e dagli scenografi Mark Digby, Katrina Mackay e Denis Schnegg. Nel cast, oltre ai tre protagonisti, Sonoya Mizuno (Kyoko) e in ruoli cameo Claire Selby (Lily), Symara A. Templeman (Jasmine), Gana Bayarsaikhan (Jade), Tiffany Pisani (Katya), Elina Alminas (Amber), Chelsea Li (impiegata) e Ramzan Miah (segretaria). José de Arcangelo
(3 ½ stelle) Nelle sale italiane dal 30 luglio distribuito da Universal Pictures International Italia

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