sabato 18 luglio 2015

"The Reach - Caccia all'uomo" di Jean-Baptiste Leonetti, thriller-western contemporaneo tratto da un vecchio libro, prodotto e interpretato da Michael Douglas col giovane Jeremy Irvine

Passato in anteprima (in concorso) al recente Taormina Film Fest, approda nei cinema italiani “The Reach – Caccia all’uomo”, un dramma psicologico che diventa pian piano convenzionale thriller, sulla scia del western contemporaneo, per finire nell’horror realistico, prodotto e interpretato da Michael Douglas, basato sul popolare romanzo “Deathwatch” di Robb White (scrittore di successo negli anni ‘50/’60) e diretto dal francese Jean-Baptiste Leonetti, già autore del premiato “Carré Blanc”. Infatti, il film parte bene creando – con la complicità di un paesaggio tanto desolato quanto affascinante esaltato dal direttore della fotografia Russell Carpenter – un’inquietante atmosfera western tra ambiguità e sopraffazione per cadere poi nella poco originale corsa attraverso il deserto del New Mexico, nella vera caccia all’uomo. Però sono tanti gli esempi-riferimenti, vecchi e nuovi, che riemergono man mano (tra gli altri, da “Caccia sadica” di Joseph Losey, un avvincente
e sconvolgente dramma thriller, forse inconscio; a “Duel” di Steven Spielberg, confermato dal regista insieme alla saga di “Mad Max”), anche perché ‘uno’ dei finali sembra proprio ricalcato dall’indimenticabile “Un tranquillo weekend di paura” di John Boorman, mentre in questo film Leonetti sceglie il più convenzionale, anziché quello aperto, sicuramente il più azzeccato e verosimile.
Ben (Jeremy Irvine, da “War Horse” a “Le due vie del destino”) è un venticinquenne idealista e appassionato della natura, conosce il deserto del Nevada come le sue tasche e per professione accompagna turisti attraverso quelle lande tanto desolate quanto pericolose. Assoldato dal miliardario John Madec (Douglas), uomo d’affari senza scrupoli, per una partita di caccia, il giovane si ritroverà suo malgrado a prendere una drastica scelta.
Dopo un incidente mortale in cui un suo anziano amico viene ucciso per sbaglio dovrà decidere: accettare un’allettante offerta in cambio del suo silenzio oppure denunciare l’accaduto alla polizia. Da onesto cittadino, Ben non accetta di vendere il suo silenzio ma sarà costretto a fuggire attraverso il deserto senza scarpe né acqua, mentre l’altro non gli darà tregua, con l’intento di far cadere su di lui tutte le colpe di quanto accaduto.
Ma è soprattutto la sceneggiatura di Stephen Susco che – dato che lo spunto e lo svolgimento ormai non sono originale - non riserva vere sorprese né veri colpi di scena in un percorso pieno di pericoli in agguato, perché i due attori protagonisti sono bravi e giusti nei loro ruoli, la durata standard (91’ per un’intera giornata d’azione) e la location, oltre che adatta e suggestiva, davvero inquietante.
“Stavo cercando il pianeta Marte – afferma Leonetti sul luogo delle riprese -, è così bello, pericoloso e violento. Puoi sentire la solitudine e la tristezza ovunque. Ti acchiappa e non ti lascia più andare. Le luci scolpiscono il paesaggio, il che cambia l’aspetto dei luoghi continuamente. Una tranquilla montagna può diventare spaventosa in un istante. Era un luogo
assolutamente perfetto per un ‘western moderno di sopravvivenza’. E comunque lavorare nel deserto giorno e notte in condizioni di estrema difficoltà è stata una sfida enorme. Ma volevo che il pubblico capisse proprio questa sfida. E’ la base dei personaggi. Mi ricordo che Michael mi ha detto, ‘Girare qui è stata la cosa più dura della mia carriera”.
In ruoli minori, tra prologo ed epilogo dato che tutto il film è sullo scontro tra i due protagonista, Hanna Mangan-Lawrence (Laina), Martin Palmer (Charlie), David Garver (il padre di Ben), Patricia Bethune (la segretaria) e il grande caratterista Ronny Cox nel ruolo dello sceriffo. José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 15 luglio distribuito da Not

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